<Ma Socrate, che aveva rinunciato alla vita contemplativa e che amava la vita attiva, non era signore neppure di sua moglie, né di suo figlio: certo, gli capitava di comandare su due o tre cittadini. Forse che anche lui non era uomo di azione, poiché non era signore di nessuno?
Un giorno mi venne posta una considerazione illuminante che recitava grossomodo così:
<perché bisognerebbe usare il ragionamento? Ci sono cose che non sono logiche, ed anzi la logica è fondamentalmente inutile. La coerenza poi è una cosa che non va più di moda dal secondo dopoguerra, e quindi mi sento libero di dire tutto ed il suo opposto a seconda del momento>
Naturalmente il mio interlocutore non era un illuminato, né un sommo saggio, ciò nonostante mi ha posto davanti ad un problema che ho sempre dato per scontato e che evidentemente scontato non è.
Perché il raziocinio è sano che abbia la priorità sull’istinto del momento?
“Sotto il consolato di A. Vitellio e L. Vipstano [48dc n.d.r.], mentre si discuteva del modo di integrare il Senato, i capi della Gallia che ha nome “Comata”, che già avevano acquistato i diritti dei federati e della cittadinanza romana, richiesero la facoltà di ottenere cariche in Roma, il che suscitò molti e svariati commenti. Si discuteva di questo presso il principe, partendo da opposti punti di vista […varie argomentazioni sul perché non bisognava ammetterli n.d.r….]. Tali discorsi non commossero il principe che, convocato il Senato, si affrettò a confutarli, cominciando così: Continua la lettura di Stranieri in Senato→
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