Mantenere una casa purificata è una cosa molto importante, essa è prima di tutto un luogo sacro, e come tale va mantenuta casta e priva di ogni influenza negativa.
Abbiamo trattato già nell’articolo sulle larvae degli effetti negativi che il mantenimento di un luogo impuro possono avere su una persona.
Pertanto è buona abitudine fare regolarmente riti di purificazione della propria abitazione.
Esistono molte forme di purificazione, abbiamo accennato alle suffumigazioni di zolfo e di incenso in passato. Oltre a queste è necessario citare le lustrationes che prevedevano comunque il “lavaggio” dell’oggetto del rito, ma anche dei luoghi. La suovetaurilia utilizzata per i campi, le città, l’esercito ed altre riunioni di uomini. I sacrifici singoli, formule magiche, sacrifici incruenti (senza versare sangue), abluzioni ed aspersioni, lectisternia a scopo espiatorio, processioni. Febbraio era poi il mese delle purificazioni, necessarie affinché i morti festeggiati in quel periodo non intaccassero la condizione di purezza dei familiari, ma anche per ripulire dalle eventuali “sporcizie” accumulatesi durante la rigenerazione dell’anno, affinché si potesse iniziare a Marzo nel migliore dei modi. Si ricordi infatti che ad ogni momento di passaggio corrispondeva sempre una parte di purificazione.
[ricordiamo che la tematica del Rito Romano viene fortemente approfondita nel mio libro, “La Via Romana agli Dèi”. Trovi tutte le informazioni, compreso come acquistarlo, a questo link: https://bit.ly/3uN5S5r]
La porta è uno dei luoghi che necessita maggior purezza (in quanto luogo sacro di passaggio), ogni anno essa era soggetta alla lustrazione degli stipiti e ad offerte in occasione della festa dei Carnaria (Calende di Giugno) ed altri riti per tenere lontane dai bambini le terribili striges.
Anche il popolo veniva purificato in determinate situazioni, oltre che regolarmente ogni anno: Lupercalia, ai Parilia (per animali e pastori), oltre ai Parentalia anche ai Feralia ed ai Lemuria, alla conclusione del censimento nel Campo Marzio (quindi ogni 5 anni), l’esercito prima di partire, al cambio del comandante, e di ritorno dalla guerra, in occasione del trionfo. Forse anche il rito degli Argei aveva questa funzione purificatoria. (questo riassunto è stato fatto sulla base del ThesCRA, vol. II).
Partendo dal rito di purificazione del campo riportato da Catone (De Agri Cultura 141CL), che rappresenta una suovetaurilia, ne proponiamo un adattamento per la casa.
E’ necessario fare alcune premesse.
Innanzi tutto la scelta di questo rito è dettata dall’analogia tra il proprio campo (come detto anche la propria città, e la propria riunione di uomini) e la propria casa, perciò il fulcro rimane chi è responsabile per una determinata zona e riunione di uomini (nel nostro caso il pater familias). Nel materiale visibile dalle fonti abbiamo: il campo gli animali la famiglia; la città il popolo; l’esercito ed il campo marzio; compiuti rispettivamente dal pater familias e dai sacerdoti responsabili per la città e per l’esercito. Quindi ci pare coerente con il ragionamento proporre il medesimo rito per la casa e gli abitanti compiuto dal pater familias.
Seconda considerazione riguarda il sacrificio.
La suovetaurilia è il sacrificio di un porco (sus), un agnello (ovis) ed un vitello (taurus) (nel caso di Catone da latte), è chiaro che si tratta di un sacrificio impossibile da fare in una casa oggi: perché è difficile che essi possano girare lungo il bordo di essa, e perché i sacrifici animali sono illegali.
Tuttavia abbiamo nozione dell’esistenza di sacrifici vegetali a scopo purificatorio (come abbiamo riassunto sopra). Più nel dettaglio sappiamo che: l’incenso veniva utilizzato un po’ ovunque per le offerte (spesso anche in situazioni purificatorie come i funerali); il sale che era usaro per scopi apotropaici e per le purificazioni della casa e sulle tombe (si usava diluito nell’acqua anche per purificare i neonati); i cereali (il cereale antico per eccellenza era il farro) usanti nei piacula, nella mola salsa, e nei riti lustrali.
Da questo punto di partenza si propone come sostituto della suovetaurilia il salfarthus neologismo costruito sulla medesima logica dell’originale (sal + far + thus).
Altra sostituzione avviene negli oggetti della purificazione, che non saranno ovviamente i campi, il terreno, le messi, il frumento, i vigneti i pastori e le pecore, bensì la casa, le stanze, i muri, le porte, e gli abitanti.
Tenendo a mente tutte queste premesse procediamo a scrivere il rito:
Preparerete un contenitore che tenga insieme, ma distinti, del sale, del farro e dell’incenso, che sia comodo per l’offera effettuata come indicato poi.
Sarebbe preferibile effettuare il rito in due, l’officiante sarà il proprietario della casa.
Purtroppo la situazione sociale attuale rende sempre difficile la questione, in antichità il paterfamilias era anche il proprietario di casa, cercate di attenervi quanto più possibile alla coerenza del testo del rito.
<Favete linguis>
[offrirete a Giano e a Giove come è stato indicato negli articoli precedenti]
(a questo punto l’officiante si giri verso chi aiuta e porgendogli la navetta contenente il salfarthus dica:
<Cum divis volentibus, quodque bene eveniat, mando tibi, [nome], uti illace salfathus domum aedemque meam, quota ex parte sive circumagi sive circumferenda censeas, uti cures lustrare>
(L’aiutante prenda e cominci a girare intorno alla casa, facendo seguire al safarthus tutto il confine dell’abitazione. Se siete soli tralasciate quest’ultima formula, farete voi stessi il giro, mantenendo la concentrazione ed il capo velato.
Tornati al luogo del rito, l’officiante proceda con il rito)
<Mars pater, te precor quaesoque, uti sies volens propitius mihi domo familiaeque nostrae [*“meae”]: quoius rei ergo, domum aedem murosque meam salfarthus circumagi iussi; uti tu morbos visos invisosque, viduertatem vastitudinemque, calamitates intemperiasque prohibessis defendas averruncesque; utique tu portae, muri, parietes tueri beneque evenire siris; liberi [se avete figli], animalia [se avete animali] salva servassis duisque bonam salutem valetudinemque mihi domo familiaeque nostrae [*“meae”]. Harunce rerum ergo, domi aedis murorumque mei lustrandi lustrique facendi ergo, sicuti dixi, macte hisce salfarthuribus immolandis esto: Mars pater, eiusdem rei ergo, macre hisce salfarthuribus esto>
(offrire il sale)
Macte hisce salfarthuribus esto
(offrire il farro)
Macte hisce salfarthuribus esto
(offrire l’incenso)
[Catone annota che è vietato nominare Marte o le singole offerte al momento del sacrificio]
[se tutte e tre le offerte danno segni di non esser state gradite ripeterete:
<Mars Pater, si quid tibi in illisce salfarthuribus neque satis factum est, te hisce salfarthuribus piaculo>
(ripetere l’offerta)
se una o due offerte danno segni di non esser state gradite ripetere:
<Mars pater, quod tibi illoc “sale/farri/thure” neque satisfactum est, te hoc “sale/farri/thure” piaculo>]
<illicet>
* se il rito lo state compiendo da soli sostituite “meae” a “nostrae”
Emanuele Viotti
Salve volevo chiedervi come riuscite a capire in un rito se le offerte vengono acetate o meno? Grazie in anticipo.
Ciao Oif! Non abbiamo indicazioni esplicite date dalle fonti, perciò è frutto di esperienza personale. Quello che puoi fare è, finito io rito, mettere una foglia di alloro fresca sullo stesso carboncino delle offerte; se scoppietta il rito è stato gradito, se non scoppietta no. Questo è una rivisitazione in chiave moderna di un’usanza antica per cui nel fuoco dell’altare si buttavano rami d’alloro fresco e si interpretava allo stesso modo che ti ho detto. Comunque se vuoi approfondire puoi contattarci via mail o telefono 😉
Grazie mille molto interessante 😊 per caso è valido anche la direzione del fumo del incenso nel sacrificio destra Fausto sinistra infausto?
In questo caso temo che il sistema non valga, anche perché negli auspici conta la provenienza… ed essendo il carboncino fermo va da sé che l’avrai sempre fermo davanti a te 😉