La distruzione dell’identità Europea, discorso di V. Rassias

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In occasione del giorno pagano della memoria (24 febbraio) pubblichiamo questo testo tratto e tradotto dal discorso di Vlassis Rassias tenuto al Congresso Europeo delle Religioni Etniche (ECER) presso il Parlamento Lituano (Lietuvos Respublikos Seimas), a Vilnius, in Lituania, il 9 luglio 2014.

<L’Europa è un continente che per secoli ha dato vita a molte culture, tradizioni etniche e civiltà notevoli, le cui caratteristiche comuni erano la dignità e l’autodeterminazione dell’essere umano, la ricerca della virtù e della verità, la riverenza per il sacro, rispetto verso la natura, l’affermazione permanente del valore personale e la stima che ne deriva, nonché l’ideale della libertà.

Sfortunatamente, questo arazzo di culture politeiste, tradizioni etniche e civiltà diverse ma simili e complementari, ha cessato di esistere quando una religione orientale, strana, espansiva e intollerante si è trasferita con forza e ha richiesto la totale scomparsa di tutto ciò che la gente sapeva, ritenuto sacro e conservato come valori sociali e spirituali. Ciò che ha seguito questa invasione senza precedenti in Europa, è più o meno noto. Assoluto collasso culturale e cognitivo, barbarie, monoteismo, superstizione, odio per tutto ciò che esisteva in precedenza, autocrazia politica e una folle teocrazia, modi invasivi, declino morale, umiliazione, genocidio ed etnocidio e, naturalmente, le fiamme. Fiamme che sorsero e consumarono sfortunati esseri umani, capolavori dell’arte e della letteratura, tutto ciò che rappresentava direttamente o indirettamente il vecchio mondo “pagano” che i nuovi sovrani desideravano ardentemente sterminare.

La peggiore conseguenza di tutte queste calamità fu la distruzione dell’autocoscienza dell'”etno” politeista dell’Europa e la graduale cancellazione della loro memoria etnica. Numerose generazioni di sfortunati trascorsero tutta la vita senza una vera nozione di identità, né chi fossero i loro antenati e come si vedessero, ignari della storia della terra che occupavano. Avevano persino dimenticato il termine “patris” (patria) e per molti secoli il continente ha visto i suoi figli vivere completamente alienati dalla sua anima, gli ha fatto credere di essere stati “civilizzati” a causa delle sanguinose spade di Costantino, Carlo Magno e altri macellatori monoteisti e lodando l’oscurità come luce. Arrivarono persino a esportare la loro barbarie e intolleranza, prima sotto forma di crociate assetate di sangue verso l’Oriente e, successivamente, sotto forma di “esplorazioni” assetate di sangue verso, secondo il loro vocabolario, “nuovi mondi”.

Scorci della luce perduta dei tempi precristiani, sono tornati nella nostra amata Europa solo negli ultimi secoli e solo attraverso una lunga e dolorosa sequenza di reintegrazioni, rinascite, rivoluzioni, movimenti di illuminazione e, naturalmente, attraverso il graduale riacquisto delle identità autentiche abbandonate da parte di alcune avanguardie intellettuali dei vari “ethne” europei. Sin dal diciannovesimo secolo della cronologia della religione arrogante che ha osato dividere in due la stessa storia umana, la maggior parte delle persone in Europa è consapevole di non essere una massa umana senza radici e amorfa sotto la Croce o il Corano, ma di essere la discendente storica e, soprattutto, la gloriosa e avanzata antica “ethne”.

Alcuni di questi europei, inclusi noi, hanno sviluppato una visione più approfondita sull’argomento. Tutti coloro che percepiscono il flusso del tempo come circolare e non lineare, sanno abbastanza bene che la Storia non ha una destinazione finale, ma segue semplicemente le tendenze e le tensioni create al suo interno dai soggetti storici ad ogni singolo giro della ruota dell’eternità. E sanno anche abbastanza bene, che per vincere il titolo di “soggetto storico”, devono essere in grado di avere le loro proposte e idee vive e attraenti sul tavolo, ogni volta che l’umanità è chiamata a scegliere il suo prossimo corso all’interno dell’infinito frattale della storia.

Per noi, ogni singola realtà è un collegamento. Ogni singolo momento fa rivivere l’intero passato e comprende le dinamiche dell’intero futuro. Vedendo le cose in questo modo, noi rappresentanti delle tradizioni e delle religioni native, etniche, indigene, antiche ma ancora vive, lavoriamo duramente per trasformare la questione delle nostre identità collettive complementari da un privilegio spirituale di un’avanguardia illuminata, in un’orgogliosa consapevolezza e identificazione di tutti gli europei, di fronte a questo ammirevole mosaico di autentiche culture, tradizioni etniche e civiltà dei loro antenati. Rivendichiamo l’identità europea. Reclamiamo i nostri sistemi di valore vero e i nostri modi reali. Il nostro scopo è chiaro, per ripristinare le culture un tempo sconfitte ma non estinte, di gioia, libertà, politeismo, dignità, pietà e rettitudine, e, essendo un Hellene, per favore, lasciatemi dire, della ragione, dell’umanesimo, dell’eunomia e della poliarchia.

Possa la luce del Dio Apollo splendere sempre su di voi.>

Vlassis Rassias ha tenuto quasi 100 lezioni, in Grecia e all’estero, sulla religione, la filosofia e l’etica ellenica. In occasione del solstizio d’estate del 1998 prese parte alla fondazione del Congresso mondiale delle religioni etniche (WCER) a Vilnius, in Lituania. Ha scritto 18 libri (16 dei quali sull’antica Grecia) e 2 raccolte di poesie.

Testo originale in inglese: churchandstate.org.uk/2016/07/how-european-true-identity-was-destroyed-when-christianity-moved-in/

Pubblicato originariamente su: Monica-Casalini.com

Culti pagani lungo il Decumano di Verona – Camminata da via Albere

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Culti pagani lungo il Decumano di Verona – Camminata da via Albere

– Il decumano massimo era uno degli assi viari principali della città romana, che nel caso di Verona corrisponde a Corso Portoni Borsari. Qui troviamo una serie di luoghi di culto pagani che legavano la religione dei primi veronesi con quella romana, creando una realtà unica e magnifica che, grazie alle indagini archeologiche ed archeoastronomiche, possiamo scoprire e rivivere ai giorni nostri.

– sabato 22 febbraio 2020
dalle ore 15.30 alle 18.30 circa
ritrovo e ritorno in via Albere, angolo viale Palladio

In seno al progetto “Io guida per un giorno” per la valorizzazione di via Albere Verona e dintorni tramite Camminate, l’associazione Easy Green Verona propone in collaborazione con il progetto Ad Maiora Vertite un viaggio a piedi nella storia sul tema:
Culti pagani lungo il Decumano di Verona

– Tappe significative: Porta Iovia (tempio Giove Lustrale), Arco Giove Ammone, Tempio Giove Ottimo Massimo, Ponte Pietra.

– Nel cuore della Camminata assisteremo al tramonto da Castel San Pietro, con vista su tutta la nostra bella Verona.

gratuito, informale, aperto a tutti

 

  • sabato dalle ore 15:30 alle 18:30
  • Via Albere, 43, 37138 Verona VR, Italia

 

http://www.viaalbereverona.com/2020/01/27/culti-pagani-lungo-il-decumano-di-verona-camminata-da-via-albere/

Inno a Mercurio

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<O Mercurio fecondo, nipote d’Atlante, che accorto I feroci costumi degli uomini hai ingentilito con l’eloquenza e con l’uso della palestra che dà grazia [al corpo] te, io canterò, messaggero del potente Giove e inventore della lira ricurva, abile a nascondere con giocoso furto tutto ciò che ti sia piaciuto. Mentre Apollo privo della faretra una volta cercava di atterrire te bambino con voce minacciosa se non [gli] avessi restituito i buoi portati via con l’inganno, rise. Anzi, sotto la tua guida, anche il ricco Priamo, lasciata Ilio, sfuggì i superbi Atridi e i fuochi Tessali e l’accampamento ostile a Troia. Tu conduci le anime pie alle sedi beate e raduni con la verga d’oro la folla evanescente, gradito agli dei superi e inferi.>

 

<MERCVRI FACVNDE NEPOS ATLANTIS 

QVI FEROS CVLTVS RECENTVM 

VOCE FORMASTI CATVS ET DECORAE 

MORE PALAESTRAE, 

TE CANAM, MAGNI, IOVIS ET DEORUM 

NVNTIVM CVRVAEQVE LYRAE PARENTEM, 

CALIDVM QVICQVID PLACVIT, IOCOSO 

CONDERE FVRTO. 

TE BOVES OLIM NISI REDDIDISSES 

PER DOLVM AMOTAS PUERUM MINACI 

VOCE DVM TERRET VIDVVS PHARETRA 

RISIT APOLLO. 

QVIN ET ATRIDAS DVCE TE SVPERBOS 

ILIO DIVES PRIAMVS RELICTO 

THESSALOSQVE IGNES ET INIQVA TROIAE 

CASTRA FEFELLIT. 

TV PIAS LAETIS ANIMAS REPONIS 

SEDIBUS VIRGAQVE LEVEM COERCES 

AVREA TVRBAM, SVPERIS DEORVM 

GRATVS ET IMIS.>

-Orazio, Odi Canto X

Come usare le fonti

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Spesso abbiamo invitato gli interessati alla pratica religiosa romana a studiare le fonti, a prenderle a riferimento, farle proprie, ma numerose discussioni (anche in ambiti associativi) mi hanno fatto rendere conto che non ho mai speso due parole sul modo in cui vanno utilizzate.

Ai fini della ricerca puramente storica lo studio delle fonti va portato avanti come l’Accademia ben c’insegna: si considerano tutte le fonti nella loro integrità (comprese le fonti archeologiche), si opera un’esegesi al fine di capire Continua la lettura di Come usare le fonti

Preghiera a Giove Marte e Vesta a protezione di Roma

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<Giove Capitolino, e Marte Gradivo, autore e conservatore del nome Romano, Vesta custode del fuoco perpetuo e qualunque nume che elevaste questa mole dell’Impero Romano ai più alti fasti della terra, vi prego e scongiuro a nome di tutti: custodite, conservate, proteggete questa prosperità, questa pace e questo principe [l’imperatore]. Dopo che egli avrà usufruito di un lunghissimo soggiorno terreno destinategli successori quanto mai annosi, ma di quelli le cui spalle bastino a sostenere il comando del mondo tanto fortemente quanto abbiamo sperimentato che furono sufficiente quelle di lui, siate propizi ai piani dei cittadini se giusti, stroncateli se criminosi>

 

<Iuppiter Capitoline, et auctor ac stator Romani nominis Gradive Mars perpetuorumque custos Vesta ignium et quidquid numinun hanc Romani imperii molem in amplissimum terrarum orbis fastigium extulit, vos publica voce obtestor atque precor custodite, servate, protegite hunc statum, hanc pacem, hunc principem, eique functo longissima statione mortali destinate suceessores quam serissimos, sed eos, quorum cervice tam fortiter sustinendo terrarum orbis imperio sufficiant quam huius suffecisse sensimus, consiliaque omnium civiun aut pia fovete aut impia opprimite.>

 

Velleio Patercolo, Historiae Romanae Liber Posterior, 131