Preghiera di un povero agli Dèi

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<Assistetemi, o Dèi!

Non disdegnate i doni della povera mia mensa

ch’io v’offro in nude ciotole di terra,

chè ben di terra cotta fece i primi vasi,

nella molle creta ben li foggiò l’antico agricoltore.

Non io richiedo le ricchezze avite,

non il censo che cumuli di messi procacciavano ai miei progenitori,

poche messi mi bastano,

mi basta riposar nel mio letto

e ristorarmi le membra nel triclinio consueto.>

<Adsitis, divi, neu vos e paupere mensa

     Dona nec e puris spernite fictilibus.

Fictilia antiquus primum sibi fecit agrestis

     Pocula, de facili conposuitque luto.   

Non ego divitias patrum fructusque requiro,

     Quos tulit antiquo condita messis avo:

Parva seges satis est, satis requiescere lecto

     Si licet et solito membra levare toro.>

Tibullo, Elegie, I 37, 44

Enea prega Apollo

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<<Dacci, o Apollo, 
una dimora nostra, 
a questi uomini stanchi dona una terra, 
una posterità, una patria che duri nel tempo, 
un’altra Pergamo troiana. 
Porta in salvo ciò che è sfuggito 
alla strage dei Greci e del feroce Achille. 
Chi ci farà da guida e dove andremo? 
Dove andare, dove fissare una dimora mostracelo tu. 
Mostraci, Padre, un segno della tua volontà, 
discendi nei nostri cuori. –
– Ascolta la mia preghiera grande medico
grande uccisore di serpenti
gestore di pestilenze e di salute
su tutti gli uomini e tutti gli animali.
Salvami potente Apollo
da questo male e da questo dolore
e io ti farò grande sacrificio di buoi.
Accetta intanto la mia offerta e non
allontanare lo sguardo da me.>>

-Virgilio, Eneide, III, 85

Inno a Giano di Settimio Sereno

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In prossimità degli Agonalia dedicati a Giano (9 gennaio) pubblichiamo questo inno:

Giano Padre, Giano custode, dio bicipite, biforme
o accorto creatore di tutte le cose, o principio degli dei,
tu a cui stridono le soglie, il rumore dei cardini
tu a cui risuonano le auree serrature del mondo.
per te arde un antico altare nel tempietto ancestrale.

<Iane Pater, Iane tuens, dive biceps, biformis
o cate rerum sator, o principium deorum,
stridula cui limina cui cardineis tumultus,
cui reserata mugiunt aurea claustra mundi,
tibi vetus ara caluit aborigineo sacello>

Settimio Sereno, frammento 23

Preghiera per i nuovi Consoli 1 Gennaio

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Preghiera simile per il primo gennaio:

Sorto con lieti auspici, anno, tu vedi
Quale ai fasci d’Ausonio avventuroso
Principio arride. Alza il raggiante capo,
Sole eterno, e d’inusata
Luce vestito l’oriente inostra
Oh padre delle cose, anno, che tutto
In tua circulazion volgi dal mese
Sacro al bifronte dio fino al gelato
Dicembre; anno, ten vieni, e il sacro giorno
Tu nuovo mira dell’antico Giano.
Segui gli usati calli; e i vari tempi
Col variar dei dodici temprando
Celesti segni, nella tua rapina
Infatigabil ruota per convesso
Ciel travolto; sì che, intatti i dritti
Del dì serbando, ugual spazio di luce
A vicenda s’aggiunga e tolga al sole,
Finché di nuovo il suo lume rintegri
Al muoversi del verno. Orto ed occaso
Avvicendando volgerai la ruota,
Sin che tredici volte abbia riacceso
La luna il corno; e nel prescritto calle
De’ segni affrenerai del sole il corso.

Ausonio, Edyllia, 333 (9)

Decimo Magno Ausonio è considerato uno dei massimi eruditi del IVsec dell’era volgare, tuttavia i suoi due più famosi allievi, Ponzio Anicio Paolino e l’imperatore Gallieno, divennero l’uno vescovo di Nola e l’altro fortemente attivo in una politica antipagana. Tuttavia è evidente dagli scritti di Ausonio che egli era molto legato alla tradizione pagana, non ultima una lettera inviata al suo ex allievo, ormai vescovo di Nola, in cui lo sconsiglia di intraprendere la sua vita contemplativa.

ITEM PRECATIO KAL. IANUARIIS

 

Anne, bonis coepte auspiciis, felicia cernis

consulis Ausonii primordia: prome coruscum,

Sol aeterne, caput solitoque inlustrior almo

lumine purpureum iubar exere lucis eoae.

5anne, pater rerum, quas Iani mense bifrontis

volvis in hibernum glaciali fine Decembrem,

alme, veni et festum veteri novus adice Ianum.

coge secuturos bis sena per ostia menses;2 [p. 54]

sollemnes pervade vias bissenaque mundo

curricula aequatis varians per tempora signis

10praecipitem aeterna perfer vertigine cursum,

sic prono raptate polo, contraria Phoebus

ut momenta ferat servata parte dierum

et novus hiberno reparet sua lumina pulsu,

menstrua ter decies redeunt dum cornua lunae,

15exortus obitusque manu volvente rotabis,

legitimum Phoebi cohibens per signa meatum.

Inno a Giano per l’inizio dell’anno

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Giano Bifronte, inizio dell’anno che tacito scorre,

tu che solo fra gli Dei puoi vedere il tuo dorso,

si propizio ai duci per opera dei quali la fertile

terra gode di serena pace, e così il mare;

sii propizio ai senatori e al popolo di Quirino

e dischiudi con un solo tuo cenno gli splendidi templi.

Sorge un giorno felice: accogliendo con animi e discorsi

appropriati: in questo giorno lieto si dicano liete cose.

All’orecchio non giungano liti, stiano lontane le folli

contese, e tu maligna turba rinvia la tua opera.

La fiamma riverbera il chiarore sull’oro dei templi

e irradia un vibrante splendore al sommo degli edifici.

Alla rupe Tarpea si ascende con toghe immacolate,

e anche il popolo veste di bianco la sua festa.

Già i nuovi fasci precedono, rifulge la nuova porpora,

e il mirabile avorio sostiene i nuovi pesi.

I giovenchi non ancora domati che l’erba falisca ha nutrito

nei suoi campi, porgono il collo al colpo che le immoli;

intanto Giove dall’alto della sua reggia mira l’orbe intero,

e non v’è cosa che veda se non romana.

Salve, giorno felice, ritorna sempre migliore,

degno di essere onorato dal popolo signore del mondo>

Ovidio, Fasti, I, 65ss