Rito Romano Zero: da dove iniziare

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Mi è parso utile, a seguito dei numerosi messaggi arrivati sulla pagina, scrivere un articolo su come iniziare la pratica del Culto Romano.
Infatti iniziare bene è sempre meglio che correggere poi.

Partiamo dal presupposto che abbiate già deciso di avvicinarvi al Culto Romano, che non abbiate grossi dubbi a riguardo, e che sia stata una scelta ponderata prodotta da un lungo periodo di analisi e riflessione.
Noi certo non siamo qui a vendere la bontà del Culto Romano a dispetto di altri culti o pratiche, perciò se cercate risposte alla domanda “perché dovrei avvicinarmi a questo culto?” non troverete la risposta in questo articolo, né la troverete da nessun altra parte. Se non avete trovato una buona ragione per conto vostro, evidentemente non è il momento.

L’altra premessa è che in questo articolo ci si propone l’obiettivo di dare un’indicazione su come iniziare il proprio percorso, che non è un rievocare storicamente quello che facevano i romani, né un fare le cose “a caso” in stile newage. Bensì un approccio che tiene un piede nelle fonti, ed uno nel proprio vivere quotidiano, lungo il quale cammino (se seguito pedìssequalmente) si potranno ottenere mirabolanti esperienze e -per chi agirà in modo degno- ottenere la rifondazione del proprio culto privato.

[ricordiamo che la tematica del Rito Romano viene fortemente approfondita nel mio libro, “La Via Romana agli Dèi”. Trovi tutte le informazioni, compreso come acquistarlo, a questo link: https://bit.ly/3uN5S5r]

Premesso questo bisogna cominciare interrogandosi su cosa siano gli Dèi, come sono fatti, di quale materia si compongono, perché esistono, di cosa si occupano, come si rapportano con l’essere umano, come fanno ad apportare dei cambiamenti. Insomma tutto quello che noi consideriamo divino, è necessario interrogarsi su di esso. È necessario interrogarsi sui perché di queste cose, e sui perché dei perché. Ottenuti tali “perché” interrogarsi ancora sul perché di quei perché e avanti così fino a giungere all’elemento primo, alla causa originaria delle cose.
Tutto questo serve perché nel Culto Romano non esiste un dogma, vi erano molte diverse opinioni, e pertanto è necessario che ognuno si crei una propria idea: perfettibile sicuramente, migliorabile nel tempo, ma un punto di partenza non è solo necessario, ma è inderogabile.
Poiché l’era digitale ha ucciso la capacità di pensare[1], trovo necessario sottolineare di cosa stiamo parlando.
<La facoltà del pensare, cioè l’attività psichica mediante la quale l’uomo acquista coscienza di sé e della realtà che considera come esterna a sé stesso; proprio dell’uomo, lo differenzia dagli altri esseri viventi permettendogli di cogliere valori universali, di costruire nuovi modelli che trascendono i limiti spazio-temporali della percezione sensibile, di formarsi una coscienza di quello che esperimenta nella sua interiorità e nella realtà esterna> (Treccani)
Poiché il pensiero è “l’attività mediante la quale l’uomo acquista coscienza”, non è possibile parlare di “pensiero” se le convinzioni che si prendono per buone sono finalizzate al dire qualcosa senza faticare, o esprimere un qualcosa che abbia uno scopo diverso dalla presa di coscienza della Verità del mondo.
Perciò nel produrre queste idee non fate come fa la massa: quest’idea, questo paragone, questa riflessione è così carina, teniamola. Oppure l’ha detta quel tizio che mi sta simpativo, scegliamola! Mentre quest’altra è così brutta, e gretta, perciò non solo non mi piace, ma la odio e la attribuisco a qualcosa che considero terribile, il nemico assoluto (in genere di carattere politico). Indipendentemente dal fatto che quell’idea abbia attinenza o meno con la realtà. Non dovete temere il giudizio altrui nel produrre pensiero, perché se non ne avrete di proprio, saranno gli altri ad averlo per voi: ed in effetti la maggioranza delle persone non pensa, ma ripete quanto detto da altri.[2]
Un pensiero, un’idea, un ragionamento si costruisce in un modo che richiede tempo, ma è infallibile:
Partendo da due presupposti la conclusione logica è una, ed una soltanto. Presa questa conclusione la confronterò con altre conclusioni (o con altri presupposti certi) e raggiungerò una sola conclusione possibile. Se qualche ragionamento stride, poiché i presupposti sono certi, allora è sbagliato il ragionamento.
es.
Tutti gli uccelli hanno le ali, il condor è un uccello, quindi il condor ha le ali.

Qualcuno dirà “non è nulla di nuovo, questo è il ragionamento aristotelico, ma è dimostrato che non funziona! Tanto è vero che poi sono arrivati altri filosofi che l’hanno mutato”:
1) la frase utilizzata tipicamente per negarla è <tutte le ferrari hanno 4 ruote, la carrozzina di mia nonna ha 4 ruote, quindi mia nonna è una ferrari> questo è apparentemente un ragionamento, in realtà trattasi di un prodotto falso. Infatti tutte le ferrari hanno 4 ruote, ma non tutto ciò che ha quattro ruote è una ferrari, di conseguenza non è un presupposto vero;
2) non è vero che il ragionamento è stato migliorato, si sono trovati solo nuovi trucchi per sdoganare la morte del pensiero e giustificare qualsiasi cosa. Ovvero si sono adottate tecniche per poter sdoganare la corruzione morale ed i vizi spacciandole per razionalità. [3]

Ad ogni modo, di esercizi di logica se ne trovano finché si vuole anche in rete. Non si abbia quindi l’arroganza di dire “io so già pensare, è la cosa più facile del mondo”, ma esercitatevi. Esercitate anche la lettura  e la comprensione del testo, si trovano dei test online di questo tipo, anche questo è un esercizio logico (troppo spesso abbandonato a sé). Senza pensiero non riuscirete mai a farvi un’idea sulla natura degli Dèi che possa anche solo vagamente avvicinarsi alla realtà, né su nessun altro argomento. L’assenza di capacità mentale sopprime anche la possibilità di entrare in connessione con i mondi superiori, ergo vi troverete sempre e soltanto a fare vuoti soliloqui anziché riti veri e propri.

Ma torniamo a noi. Una volta ottenuta una bozza di pensiero, come abbiamo avuto modo di ribadire numerose altre volte, iniziate a tentare di demolirla utilizzando quante migliori argomentazioni possibili. Ovvero dovete contestare le vostre stesse idee da soli, al fine di verificarne la validità. Affrontate questa demolizione come se ad aver avuto quell’idea sia stato il vostro peggior nemico, usate gli argomenti che userebbero altri contro di voi, e siate feroci nel demolirvi con la medesima logica. Se non trovate argomenti che possano demolirla proponetela ad altri, e vedete se questi riescono a demolirla (per chi volesse, potete proporci le vostre idee scrivendole per messaggio privato sulla pagina fb di Ad Maiora Vertite, saremmo molto felici di aiutarvi in questo senso).
Tutto questo è fondamentale perché senza cognizione sugli Dèi non può esistere alcuna religiosità, e quindi nessun Culto e nessuna pratica. Parimenti l’autocontestazione è necessario come esercizio di volontà, di logica, consolidamento dell’emotività (che questa società spinge invece alla fragilità attraverso la supertutela di tutto e tutti, l’esaltazione dei diritti -anche irragionevoli- ignorando i doveri), ed a beneficio dell’abbattimento dell’ego.

Come si fa a riflettere e trovare una risposta? Vi si dedica 5 minuti mentre si è sull’autobus? No naturalmente. Ci si deve sedere, rilassare, e senza che nessuno disturbi, iniziare a pensare. Se può aiutare un foglio di carta ed una penna per prendere appunti sui propri pensieri, o tracciare schemi, e procedere così per lungo tempo. Il pensiero richiede ore, tempo, ecco perché raramente le discussioni dei social sono il prodotto di un pensiero. Questo lavoro può richiedervi diversi mesi, anche perché ogni volta che troverete da soli una contestazione valida, tutto il vostro lavoro crollerà, e dovrete ricominciare da capo.
Cosa sono delle contestazioni e delle argomentazioni valide.
<secondo me è così perché si> questa non è un’argomentazione.
<secondo me è così perché in quella fonte si dice quello, che è coerente con questa mia esperienza, inoltre -se così non fosse- questo e quell’evento non si verificherebbero in natura, e al contrario accadrebbero queste cose che sono irreali ed irragionevoli. Poiché dunque quegli eventi si verificano in natura, ed al contrario non si verificano gli eventi irragionevoli, allora possiamo giungere alla conclusione che questo è così> questo è un esempio di argomentazione, ovvero ci sono delle dimostrazioni incontrovertibili della veridicità di un’affermazione che tengono conto delle fonti antiche, della realtà naturale e del mondo che ci circonda e -non ultimo- della vostra personale esperienza (stiamo infatti trattando non del dogmatismo della Tradizione Romana, ma dell’opinione che ognuno di voi deve farsi sugli Dèi).
Abbiamo pubblicato un articolo sulla natura degli Dèi che può valere a titolo d’esempio, non per imitare quanto diciamo noi, bensì per prendere spunto sul modo in cui si costruisce un’argomentazione su un tema così complesso.
Noi disprezziamo chi fa affermazioni aprioristiche, ovvero senza argomentare e motivare quanto detto.

Giunti ad un’opinione sulla natura degli Dèi bisogna passare a porsi il problema di come sia fatto l’essere umano. Mi pare ovvio e lineare: la pratica religiosa romana prevede una relazione tra gli Dèi e gli uomini, se non si sa che cosa siano, e di cosa si compongono gli uni e gli altri, non può esserci alcuna pratica religiosa.
Perciò ci si ponga le medesime domande sull’uomo. Siamo solo carne? Le emozioni cosa sono? Ed i pensieri? Abbiamo una natura divina? Dov’è? Cosa fa? Di cosa si occupa? Cosa ci differenzia dai sassi? E dalle piante? E dagli animali?

Nel mentre che ci si dedica un’ora al giorno a tutti questi problemi si dovranno portare avanti tre azioni: lo studio teorico, iniziare con alcuni esercizi di meditazione, e procede al lavoro su sé stessi.

 

Studio teorico:

Riguardo lo studio teorico esso sarà incentrato nei vostri primi anni da Tradizionalisti Romani non tanto sul cosa fare, ma sul come farlo. Ovvero agire al modo di un degno tradizionalista romano, al fine di piacere agli Dèi e di ristabilire la pax deorum.
Infatti non è tanto importante cosa si fa, ma come. Ovvero è necessario ribaltare il concetto macchiavellico che “il fine giustifica i mezzi”, anzi al contrario sono i mezzi che giustificano il fine (entro i limiti di ciò che è lecito).
<Non vi è nulla di utile che non sia anche onesto> dice Cicerone (de officis III,30), e perciò è l’onestà delle cose a renderle utili. Infatti l’utilità della Pax Deorum sta nel fatto che gli Dèi ci danno indicazioni corrette su come agire. Poiché la nostra visione è limitata, molto poco riusciamo a vedere del nostro mondo, perciò spesso ci sembra che la strada migliore sia quella che nell’immediato è più bella. Invece, molto spesso, la strada che inizialmente pare migliore si rivela poi la peggiore, è per questo che si deve avere fides (fiducia) negli Dèi, nei loro suggerimenti (tramite divinazione o segni non richiesti), e su come hanno voluto che si agisca in modo retto. In questo quadro si capisce che essere onesti, seguire il Mos Maiorum e le virtù romane, non sono un ostico e gretto relitto di un passato decadente da rinnegare alla luce della moderna evoluzione sociale. Ma sono il corretto modo di vivere che permette di piacere alle forze che sono immanenti alla Natura, e che per questo ci favoriranno sul medio-lungo termine.
Chi sceglie di essere iroso, subirà l’ira del mondo. Chi sarà sprezzante sarà solo. Chi sarà bugiardo verrà ingannato. Chi sarà viscido sarà schiacciato. Chi sarà solo corpo, verrà raggirato. Chi sarà solo emozioni dilaniato. Chi sarà solo mente incompreso.
Perciò il giusto punto di mezzo è l’agire secondo il Mos Maiorum, anche nelle più piccole cose, dal restituire un resto sbaglio, aiutare l’anziana ad attraversare la strada, fino a cose più importanti come dire la verità anche a rischio di perdere il lavoro o le relazioni strette.
Non è una cosa facile da fare, ma è necessaria, altrimenti meglio non accostarsi alla religione romana.

Rendendosi abituati ad agire in questo modo, oltre al favore divino, ci si renderà lentamente conto di cosa è davvero utile ed importante, e perciò le proprie azioni si allineeranno sempre più con il bene del mondo, ovvero con il volere degli Dèi. Questo non farà di voi dei prescelti, o qualcosa che vi renda superiori agli altri, ma semplicemente avrete meno ostacoli, e verrete indirizzati verso cose maggiormente utili (a lungo termine) che non avevate visto, ed allontanati da quelle dannose.
Insomma, chi vuole il proprio bene, e che preferisce tanta fatica all’inizio e poca dopo, e lo vorrà fare sotto le insegne della Tradizione Romana, questo è il modo più utile, migliore, e con il miglior rapporto costi-benefici.

Quali sono dunque i testi che si raccomandano da studiare?
Non di certo Evola (come consigliano molti tradizionalisti) che di Roma conosceva gran poco, sia per lo stato dell’arte, sia per i suoi pregiudizi, sia perché nessuno meglio di un romano vissuto al tempo dei romani può dirci cosa sia la Tradizione Romana.
Citiamo quindi le opere fondamentali che vanno lette, di queste si consiglia l’acquisto delle edizioni BUR perché hanno un ottimo rapporto qualità-prezzo e sono spesso correlate da note di approfondimento:

Seneca:
tutte le opere meritano di essere lette, e Seneca -pur essendo un autore tardo- più di tutti raccoglie e mette in forma filosofica quello che era il pensiero romano; sono raccolte in un’unica grande edizione Bompiani dal titolo “Tutte le Opere” (ovviamente sono di minor interesse i testi teatrali)

Cicerone:
De Re Publica, De Officis, De Amicitia, De Senectute, Pro Domo Sua, De divinatione, De finibus bonorum et malorum, De natura Deorum

Livio:
i primi sette libri, perché parlano della monarchia e dell’inizio della Res Publica, riportando numerosi esempi di comportamento

Sallustio:
per avere una quadro di esempi morali e non: De Catilinae coniuratione, Bellum Iugurthinum

Per dovere di cronaca sottolineo che in molti consigliano l’Eneide di Virgilio, i Punica di Silio Italico, gli Annales di Ennio, il Bellum Poenicum di Nevio e le Elegie di Tibullo. Tuttavia è mia opinione che non vadano consigliati questi testi all’inizio perché non sono prodotto di un concreto dato, ma sono epica, poesia, rivisitazioni della realtà finalizzate ad emozionare, a darsi quel senso di superiorità, compensare un senso d’inadeguatezza (nei confronti dei Greci, cui infatti questi testi sono palesemente ispirati), ad idealizzare Roma, insomma a trastullare le corde della dolce menzogna, alimentando l’ego, e non ad esprime concetti concreti, saldi, solidi, veri, granitici ed immortali.
Mi è stato fatto notare che questi testi contengono l’etica con cui i romani sono cresciuti. Tuttavia l’etica è -per sua definizione- immortale e comune a tutte le culture, perciò non c’è bisogno di infarcirsi di narrazioni fantasiose per conoscere cosa sia l’etica. Similmente la morale, tutti noi sappiamo nel profondo cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, a prescindere dalle fonti e dalla pressione sociale. Questo poiché l’essere umano tende al bene per propria natura, quindi è sufficiente ascoltarsi, ed approfondire, al di là delle stratificazioni culturali. Per altro non mancano le indicazioni etiche e morali nei testi suggeriti.
Domando: meglio la poesia, che ingigantendo la realtà crea bugie ed illusioni come nel teatro, oppure è meglio la serena realtà dei fatti? A che serve emozionarsi ed esaltarsi per qualcosa i cui eventi vengono rivisitati in chiave di presunta e predestinata superiorità, quando si può rimanere in calma e serena osservazione del Vero?
La prima cosa tende al fanatismo, cui segue sempre e comunque una violenta bastonata quando si fronteggia il mondo reale. Il secondo invece ci rende imperturbabili e sempre pronti a tutto, ad affrontare i dardi del destino non gonfiando il petto, ma ignorando le ferite.
Lasciamo quindi al lettore, in base alle sue inclinazioni, la scelta se andare alla ricerca del concreto e del Vero, o della masturbazione emotiva.
Si noti tuttavia che questi testi prima o poi andranno comunque letti, per cultura generale, e perché comunque contengono qualche sparsa informazione di carattere religioso (come tutte le fonti latine del resto). La scelta quindi si ponte tra costruire la propria casa su solide roccia, certe, granitiche o su barocchi decori di fini stucchi tanto piacevoli alla vista quanto privi di solidità.

Per quanto concerne testi moderni si consiglia:

Pallottino, “Storia della Prima Italia”, per cercare di scrollarsi un po’ di dosso quel romanocentrismo che fa mancare il bersaglio a molti tradizionalisti, e che è fondamentale per comprendere il quadro di Roma nel contesto internazionale dell’epoca

Gabba e a., “Introduzione alla Storia Romana”; e Càssola, “Storia di Roma dalle origini a Cesare” entrambi utili per avere un maggior inquadramento storico fondamentale alla comprensione del fenomeno religioso romano

Dumezil, “La Religione Romana Arcaica”

Sabbatucci, “La Religione di Roma antica”

De Marchi, “Il Culto Privato di Roma antica”

Sheid, “Quando fare è credere”

Sheid, “Rito e Religione dei romani”

Mauss, “Saggio sul dono” per una disamina sul concetto di offerta

Torelli, “la forza della Tradizione” questo per chi volesse approfondire la connessione religiosa con l’Etruria

Ferro Monteleone, “Miti Romani” un piacevole testo nel quale si riportano in forma romanzata tutti i miti romani (ne sono quindi esclusi i prodotti dell’influenza greca)

Verdecchia, “Miti Italici” che è una summa di miti di tutto l’ambito italico, che risulta un comodo testo adatto alla consultazione

 

E questo mi pare un decoroso inizio per chiunque voglia approcciarsi, sia che intenda approfondire con le fonti ed i testi più specialistici, sia che intenda limitarsi alle nozioni base funzionali alla pratica religiosa.

 

Meditazione:

La conoscenza nozionistica non sarà di certo sufficiente, ma è necessario anche l’esercizio quotidiano.
Risulta per me dubbio, e difficile, suggerire degli esercizi di meditazione in quanto non è strettamente il mio campo, perciò mi limiterò a riproporvi quelli che sono appartenuti al mio di percorso, e dai quali ho ricavato del guadagno.
L’origine di questi esercizi è derivata da Giovanni Colazza, derivato probabilmente da Steiner, di conseguenza possono apparire già noti a chi è già addentro.

Questi esercizi sono adatti alla vita quotidiana, richiedono pochi minuti, e perciò non è necessario che ci si ritiri sull’eremo. Tuttavia è necessario farli con una certa regolarità, o diversamente risulteranno inutili.

Prima di procedere premetto questo: qualcuno dirà “non abbiamo evidenze che i romani facessero queste cose, né che appartengono alla tradizione romana”, è vero. Tuttavia si considerino due aspetti:
1) anche se la sostanza umana è la medesima, a noi oggi manca l’educazione di quegli uomini antichi, perciò dobbiamo compensarla con altri strumenti che rafforzino prima di tutto la nostra volontà.
2) non abbiamo idea di cosa facessero i romani, e se praticassero forme di meditazione, tuttavia noi da qualche parte dobbiamo pur cominciare, diversamente saremo costretti a rimanere fermi ed immobili senza far nulla dal punto di vista religioso in attesa di una miracolosa scoperta archeologica.

Perciò si prendano questi come dei suggerimenti, e non come scienza infusa. Allego questi esercizi in .pdf alla fine dell’articolo, pubblicati su “Centro Studi la Runa”.
Tuttavia mi sentirei di aggiungere questi suggerimenti che prescindono dalla meditazione in senso stretto, e che per essere efficaci debbono essere fatti quotidianamente:

  • Il senso della Vita: i grandi obbiettivi sono fatti di piccole cose, al risveglio rifletti su quello che devi fare durante il giorno, dedica il tuo primo pensiero agli Dèi ed offri loro come prima cosa. Programmare la giornata dà pienezza alla Vita, e ci ricorda qual è il nostro grande obbiettivo.
  • La Virtù sta nel mezzo: nulla di tutto quello che facciamo è realmente fondamentale, o necessario, ed il nostro corpo è ben più resistente di quanto pensiamo. Bevi il giusto, alzati da tavola con ancora un po’ di fame, fai esercizio fisico senza esagerare, dormi regolarmente. Il controllo della propria vita rafforza la Volontà, che aumenta le capacità magiche. Sii padrone di te stesso, poiché sei l’unica cosa della quale sei proprietario e sulla quale puoi realmente avere un controllo.
  • Prepararsi alla Morte: come ogni cosa nel Cosmo anche la vita ha una fine. Nessuno di noi può scegliere quando la sorte vorrà la nostra morte, tuttavia possiamo scegliere come farlo. Il momento in cui si muore è quello in cui esprimiamo tutto noi stessi, cadono le maschere, ed escono le paure e la propria vera natura. Quindi bisogna sempre essere pronti ad affrontarla. Vuoi forse andartene soffrendo la perdita di un corpo che non è il tuo ma che è un prestito della Natura? Mi auguro di no. Perciò ogni volta che esci di casa fermati sulla soglia un momento, e pensa tra te e te che potresti non rientrare mai più a casa. E quando rientri pensa che potresti non svegliarti. Questo fa sorgere la gratitudine per la vita e la sua bellezza.
  • Disciplina e rigore: il mondo e la vita sono Caos, quindi per resistervi bisogna essere Ordine. Svegliati sempre alla stessa ora, anche quando fai tardi, sii metodico e ripetitivo in tutto quel che fai. Svegliati, rifai il letto, esercizi, doccia, offri agli Dèi, colazione, controllo dell’equipaggiamento, e senza perdere tempo via al lavoro. Mangia ad orari fissi. Ordinare la propria vita significa dominarla, e sviluppare sufficiente forza per dominare anche il Caos. Non schiavi della propria vita, dei propri istinti, ma padroni.
  • Addestrarsi, Adattarsi, e raggiungere lo scopo: dai piccoli problemi quotidiani fino al grande obbiettivo della nostra vita (sia esso materiale o spirituale) questa deve essere la cantilena. Prepararsi per raggiungere l’obbiettivo, adattarsi alle situazioni senza mutare la propria natura, e raggiungerlo. Il fallimento avviene solo quando ci si arrende. Ed il fallimento non è contemplato, soprattutto in un percorso spirituale. Fallire in un percorso spirituale significa diventare il peggior nemico di sé stessi. L’inazione, l’immobilismo, la pigrizia, non sono un’opzione.
  • Gratitudine: tutto oggi è dato per scontato. Nota invece, parlandoti da solo, di quanto sei fortunato ad essere nato, di quanti utili strumenti altri hanno creato per facilitarti il quotidiano, e tutte quelle idee, cose e persone che migliorano la tua vita. Di quando è bello e piacevole il vento, un tramonto, una farfalla che vola. Ed immagina come sarebbe fare quel che stai facendo se tutto questo non ci fosse.
  • Piove piombo mica merda: questa frase venne detta durante la battaglia di Waterloo ad un soldato della Guardia Imperiale che schivò un proiettile abbassando la testa ma uscendo dal quadrato. Non devi mai temere il pericolo, agire rettamente significa vincere sempre: magari non oggi, non domani, ma dopodomani certamente si. Le situazioni difficili sono sempre occasioni per potersi migliorare, per fare un altro passo verso il proprio rafforzamento. Quando in palestra soffro dimagrisci e guadagni massa muscolare. Quando l’animo soffre, esso si rafforza. Quando la mente soffre, essa si rende più fine. Infatti gli Dèi non ci mettono mai in situazioni che non possiamo affrontare, e vincere, perciò dobbiamo essere grati verso le difficoltà che ci permettono di diventare migliori, più forti di quanto non lo fossimo prima, avendo fides negli Dèi. Quindi non schivare le difficoltà: piove piombo, mica merda.
  • Mens sana in corpore sano: Presso il Popolo Romano <tutti i più saggi erano anche estremamente attivi, nessuno esercitava l’ingegno senza attività corporale, tutti i migliori preferivano agire piuttosto che parlare, e che le loro fortunate imprese fossero lodate da altri, invece che narrare essi quelle degli altri> (Sallustio, Cat.,8) la mente diventa preda delle emozioni senza attività fisica. Correte a giorni alterni 5km, ad una velocità di almeno 6minuti per km, ed il fine settimana andate a camminare in montagna, in mezzo alla natura (non nel parchetto sotto casa), questo vi permetterà -faticando- di fare esperienza di molte reazioni emotive che poi avete nella vita quotidiana e nel vostro percorso spirituale, magico, romano. Infatti i pensieri che si susseguono durante l’attività fisica, come la corsa (o la camminata in montagna), sono gli stessi identici -compressi in un lasso di tempi più breve- che avete nella via romana, ne abbiamo già parlato qui. Perciò esercitarsi a vincerli prima è di sommo aiuto, oltre al fatto che l’ambiente naturale è la sede in cui maggiormente troviamo i nostri Dèi.
  • Coerenza: questa è la madre di tutte le Virtù, e l’incoerenza è la madre di tutti i vizi. Impara ad usare parole misurate, mai più grandi di quelle che intendi e mai più piccole. Abituati a controllare le tue parole, non dire mai a qualcuno “ti uccido” o “ti menerei” se non sei disposto a farlo sul serio. Quando stai per dire qualcosa, immagina che tu la stia realmente facendo, e valuta se è davvero quello che vuoi: se lo vuoi dillo, se non lo vuoi non dirlo. Questo renderà le tue parole coerenti con le tue azioni, perciò darà forza alla tua parola rendendola potente e fondamentale per la buona riuscita dei riti. Inoltre essere incoerenti equivale a dire le bugie, e le bugie non si dicono. Solo le brutte persone dicono le bugie, e noi non siamo brutte persone.
  • gli Scacchi: un ottimo esercizio per aguzzare l’ingegno, ed esercitare l’onestà con se stessi, è quello di giocare a scacchi da soli. Ovvero che schierati i pezzi fate la prima mossa, poi girate la scacchiera e fate la vostra mossa. Procedete in questo modo fino a quando dovrete fare una strategia, a questo punto (arriva il momento importante) quando girerete la scacchiera dovrete fingere di non sapere la strategia che stavate facendo nel ruolo dell’altro. Sfruttare la conoscenza della strategia nemica sarebbe come barare, non vorrete farvi prendere dall’egoico desiderio di battervi da soli imbrogliando, vero? Perciò rimuovete dalla mente la strategia da voi stessi creata, e procedete con la vostra. La notizia buona è che vincerete la partita in ogni caso, quella cattiva è che la perderete comunque. Lo scopo è quello di esercitare un’assoluta onestà, la capacità di cambiare spesso punto di vista pur mantenendo la propria idea (la strategia da riprendere una volta tornati al proprio posto), e l’esercizio di autocontrollo dell’ego e della mente.
  • Separazione dei Corpi: questo è forse il più difficile di tutti. Prendiamo per buono che l’essere umano si limiti ad avere 4 corpi (corpo fisico, anima, mente e spirito, per approfondire vedi qui), ognuno di questi ci muove continuamente degli stimoli, dei desideri. Una persona non allenata penserà sempre che “egli vuole qualcosa”, nella realtà questo vago “vuole” è sempre un istinto, una spinta, dettata da ognuno di questi corpi. È necessario esercitare la comprensione di quale sia la provenienza di questi stimoli. Se desidero una donna, debbo interrogarmi se sia un desiderio solo fisico, se sia un desiderio emotivo, se sia mentale, difficilmente sarà spirituale, ma lo mettiamo per completezza, o se un’insieme di alcuni di questi. Applicando questa cosa sempre, a qualsiasi cosa (compreso quel che vogliamo dire, fare, mangiare, etc.) lentamente inizieremo ad avere gli strumenti per poter decidere se vogliamo o meno seguire quello specifico istinto. Quindi sarà un passo in più verso la libertà e la coscienza.

 

Lavoro su sé stessi

Questo è, in altre parole, la traduzione pratica di quanto si è visto prima sul piano teorico.
Innanzi tutto è necessario lavorare su sé stessi per una semplice ragione: se si pensa di avere la necessità di migliorarsi, allora si lavorerà per migliorarsi; se non di pensa di doversi migliorare ci si “siederà sugli allori”, venendo presi dalla pigrizia, dai vizi, e dall’ego, finendo per peggiorarsi. Di conseguenza non vi è altra via: o si lavorerà per il proprio miglioramento, oppure si peggiorerà sempre di più.

Lavorare su sé stessi non è nulla di metafisico o trascendentale. Esso significa prendere coscienza dei propri limiti, problemi, errori, malattie, e procedere alla loro correzione.
Sei grasso? Corri.
Sei depresso? Vai a farti curare.
Sei egoico? Smetti di esserlo.
Non è importante dove si è, o quali tipi di problemi si abbiano, l’importante è iniziare a correggersi.
Come ci si corregge?
Con spietata determinazione, e giudizi impassibili privi di attenuanti e giustificazioni.
Infatti nessun miglioramento a nessun livello può essere facile o privo di fatica.
No pain no gain (nessun dolore nessun guadagno) si dice negli ambiti sportivi, e poiché gli Dèi sono immanenti alla materia, in linea di principio quel che vale per il fisico deve valere -in linea di massima- per il metafisico, come abbiamo spiegato qui. Perciò non pensate che rimanendo a casa in ascesi si possa ottenere qualcosa.
Bisogna uscire là fuori e combattere contro noi stessi ogni secondo della nostra vita.
Prendere gli esercizi che abbiamo suggerito ed applicarli in ogni istante.
Leggere Seneca, e gli altri autori latini, e mettere in pratica quello che insegnano.
Allenare il proprio corpo ogni giorno: non sarete mai sani nell’animo e nella mente se il vostro corpo è secco o grasso, se è malato o iperprotetto. E se i corpi che vi compongono in quanto esseri umani sono malati, non avrete mai un contatto sano con lo spirito (col Genius), e perciò nessuna pratica romana potrà essere utile.
Le vostre malattie vanno curate dal livello più basso e facile (quello materiale), a quello più elevato e difficile (la mente).
Perciò iniziate rendendovi fisicamente sani: correte, andate in palestra, andate in montagna. Allego una proposta ti tabella per gli allenamenti.
Seguite cercando di curare il vostro animo, i vostri problemi psicologici, se non ci riuscite da soli andate da un terapista (dagli psicologi ci vanno solo i matti, si! Come dai medici ci vanno solo gli ammalati, e al lavoro solo i poveri… e quindi?!).
Esercitate ed educate la mente: in medium virtus stat, se la vostra mente mancherà di cognizione, o di informazione, sarete più simili a bestie e dovrete studiare e pensare. Se eccederete nella razionalità fino a giungere a conclusioni immorali o che vi spingono alla paura (es. non faccio questo perché potrebbe accadere quello che è brutto), allora dovrete domare la vostra mente come si fa con un cavallo imbizzarrito.

Agendo tutte queste cose insieme ci si renderà conto che il Mos Maiorum, ovvero l’insieme di precetti morali in uso presso i Romani, non erano dei divieti dogmatici ed irrazionali, né erano delle restrizioni alla vita delle persone. Bensì erano (e lo sono anche oggi) la descrizione teorica di quello che una qualsiasi persona sana è spinta a fare di sua spontanea volontà. Si può -ad esempio- non mentire mai per autoimposizione perché qualche dogma ci obbliga a farlo, oppure perché si è tanto evoluti da capire che il male causato nell’immediato da una bugia è di molto maggiore del potenziale danno di dire la verità. E perciò non si rinuncerà alle menzogne (per quanto piccole) in virtù di un’autorestrizione, ma in virtù di una presa di coscienza profonda. Cicerone infatti ci insegna che non vi è nulla di utile che non sia anche onesto, ed è proprio così.

E se avete qualche problema che “è impossibile da guarire, tu non capisci” oppure non volete curare i vostri mali, allora la Tradizione Romana non fa per voi. Cercatevi un santone da divinizzare, che vi metta in mano le formulette da ripetere in cambio della vostra libertà.

Nulla di quanto può essere fatto, non si può fare.

Poiché sono tante cose da fare, e nessuna imprescindibile, ma facilmente dimenticabile, vi consiglio di tenervi a portata d’occhio qualcosa (un oggetto, un fazzoletto, un anello) che vi ricordi di fare queste cose. Per lungo tempo tenni un fazzoletto legato al polso (a mo di fasciatura), sul quale c’era scritto un lungo elenco di precetti che mi ero imposto di seguire, e quando avevo una scelta difficile da fare me lo guardavo prima di decidere. Dopo circa due anni essi erano diventati abitudine, e non ne avevo più bisogno, così lo tolsi per combattere l’attaccamento alle cose materiali.
Penso che questo possa essere un utile strumento per ricordarsi gli esercizi da fare sempre.

In fine vorrei aggiungere lo splendido scritto (spesso dimenticato) dal titolo “una Pietas nel tempo attuale”, realizzato dal Promagister dell’M.T.R. che di certo sarà utile nel vostro avviamento alla Tradizione Romana:

I. Tutto ciò che ti circonda è sacro e come tale devi rispettarlo.

II. La natura, anzi l’Universo intero, vibra di mille rispondenze segrete, tuttavia sensibili per chi della natura si senta partecipe e si riconosca come parte viva ed integrante di essa.

III. Il Cosmo, vale a dire l’“Ordine universale”, vive e palpita come un unico essere: questo essere è divino.

IV. Di una divina materia sono permeati tutti gli esseri, animati e inanimati, del mondo, visibili ed invisibili. In differente misura, una presenza divina è nelle pietre e nei metalli, nelle piante e negli animali, negli “elementari” e nell’uomo.

V. Questa immanenza divina in tutte le cose e negli esseri viventi è il riflesso tangibile di Deus-Pater, cioè della Luce Divina, che ci è padre, pur senza averci generato, poiché Deus-Pater è l’Universo stesso increato: e noi siamo parte di lui.

VI. Esiste un’infinita gerarchia di potenze divine, manifestantisi negli atti più semplici della vita del mondo e dell’uomo.

VII. Ogni atto è regolato da un meccanismo segreto, ma profondamente logico, che si chiama Destino, di cui noi siamo parte integrante e che noi stessi, volontariamente – col rito – o inconsciamente, determiniamo.

VIII. Scruta te stesso e vi troverai il tuo Destino. Scruta nella natura e vi leggerai quello del mondo.

IX. Ogni angolo della tua casa vibra di forze segrete: accorgersi di tali forze è pervenire al “risveglio”.

X. Chi ha raggiunto il “risveglio” non si sente più solo su questa terra, anche nella desolazione del deserto e della città.

XI. Nutrire fiducia nella bontà delle Potenze divine che ci circondano e comportarsi “con scrupolo”: è questo il nucleo della bontà e della pietas.

XII. Ogni scrupolo e rispetto verso le Potenze divine – gli Dei – vale a dire ogni “religione”, si fonda sul rito, cioè sulle norme e tecniche di concretizzazione del Divino che ci compenetra.

XIII. Non vi è alcun tipo di pietas divina senza rito e non vi è rito senza sacerdote.

XIV. Noi siamo i sacerdoti di noi stessi e dei nostri famigliari.

XV. Così come Deus-Pater è il nostro Padre celeste, noi siamo il suo tramite coi nostri famigliari, il cui benessere, materiale e spirituale, si regge solo sul nostro Destino, cioè sulle conseguenze del nostro equilibrio interiore e della pietas.

XVI. Ma pietas è anche pudore e rispetto verso i nostri pari.

XVII. Le Forze che reggono i meccanismi occulti del mondo sono Amore (Amor) Forza (Vis) Giustizia (Iustitia).

XVIII. Non vi è amore se non si è capaci di essere forti. Non si è giusti se non si è capaci di amare con forza.

XIX. Gli Dei non sono mai morti, perché non sono mai nati: essi sono e tu sei e fosti.

XX. “Occultamento del Divino”: ecco un altro concetto caro ai filosofi e ai “teologi” moderni. Per te è privo di ogni significato. E’ vero che il Divino “si costruisce” anche per mezzo della liturgia e della fede delle moltitudini; ma tu sai che il tuo Divino è indistruttibile poiché palpita in te riflettendosi nelle presenze che ti circondano.

XXI. Sia pure la natura muta al cuore di chi non ti è pari. Il tuo diapason è capace di risvegliarne le occulte armonie, in eterno viventi e presenti, e il velo oscuro, calato agli altri, si solleva lentamente al tuo sguardo. Tutto ti appare di colore diverso, più tenero, smagliante, più autentico. Allora ti accorgi che il Divino ti circonda sempre, come è stato agli albori del mondo: da tale momento gli Dei saranno con te e tu con loro.

LA CITTADELLA anno I, numero 2, aprile-giugno 2001

 

 

Emanuele Viotti

 

NOTE:

1) https://www.agi.it/cronaca/smartphone_lettura_profonda_apprendimento_scuola-4341507/news/2018-09-04/?fbclid=IwAR07RGxkSnoH-3aK71V0Y9Ia1mNhpS0ALCzFETUm6nJNS9En6G8fH5XLDQM

2) in parte ne abbiamo già parlato qui trattando delle fonti

3) storicamente il primo fra questi fu Agostino d’Ipponia, il quale affermano che la prova dell’esistenza di Dio sta in tutte le cose (e quindi che se le cose esistono allora qualcuno deve averle pur create, ed a crearle è stato Dio) uccide per primo il pensiero. Infatti non utilizza dei presupposti veri, ma anzi parte da una conclusione aprioristica per arabattare un ragionamento.  Tuttavia questo ragionamento è viziato dal desiderio di raggiungere un fine preciso. Infatti non è un presupposto vero (o quantomeno non è dimostrato) che Dio abbia creato la natura, e quindi non c’è un legame vero tra la creazione e Dio. Di conseguenza l’esistenza della Natura non può essere la prova dell’esistenza di Dio nei termini in cui li pone Agostino.
Tuttavia, poiché tutti i c.d. filosofi che sono seguiti ad Agostino hanno sapientemente appreso questa tecnica di produzione del pensiero, questo non ragionamento è diventato sistema, è diventato d’uso comune, ed egli è finito per divenire un grande autore studiato nei libri di scuola. Oggi l’incapacità della massa di ragionare ha il suo seme in Agostino.

 

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2 commenti su “Rito Romano Zero: da dove iniziare”

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