Con Quintile (Luglio) iniziano i mesi numerali, che ci accompagneranno fino a fine anno.
È il primo mese della seconda metà dell’anno, purtroppo i Fasti di Ovidio si interrompono con Giugno, a causa dell’esilio impostogli da Augusto. Perciò manchiamo di un’importante fonte di informazioni per i mesi successivi. La comprensione delle caratteristiche del mese deve passare quindi necessariamente dall’analisi delle sue feste.
Secondo D. Sabbatucci il mese di Quintile, oltre ad inaugurare la seconda parte dell’anno è esso stesso diviso in due parti. Nella prima parte assistiamo alla fuga degli uomini, populifugium intesa come fuga della virilità (infatti è populus non solo il popolo, ma anche l’esercito, che è impegnato nell’annuale stagione di guerra), mentre nella seconda al loro ritorno. Quest’assenza del maschile ci fa intendere che il mese si ascrive al potere femminile. Infatti è a Quintile che si festeggiano le Nonae Caprotinae, una festa in onore di Giunone e alla Fortuna Muliebris.
Il racconto eziologico sulla nascita delle None Caprotine (Plut., Car.33; Rom.29; Macr. Saturn. 1,11,35sgg; etc.) vuole ambientarsi dopo la ritirata dei Galli, quando Roma non aveva ancora recuperato le proprie forze. I popoli vicini a Roma vollero approfittarne per imporsi sui Romani; chiesero ai Quiriti le loro donne, mogli o vergini che fossero, oppure gli avrebbero fatto guerra. Un gruppo di schiave guidate da una certa Philotis o Tutula (quest’ultimo potrebbe significare “protettrice”), pianificarono di travestirsi da matrone, e di andare nell’accampamento nemico come se fossero loro le donne romane, far ubriacare il nemico, e quando si fossero addormentati, avrebbero dato un segnale ai romani che sarebbero entrati nell’accampamento sconfiggendo le forze nemiche. Così fu fatto, e per ringraziare le donne gli si dedicò questa festa, motivo per cui le None Caprotinae erano anche dette ancillari feriae, festa delle serve (indica così il Premio Silvio). Quindi in questa festa le serve indossano le vesti delle padrone, compiono con esse un pasto sacro sotto ad un caprifico (poiché Tutula era salita su di un caprifico per avvisare i romani), inoltre le serve giravano per la città questuando, scambiandosi colpi e lanciandosi pietre, inscenando un finto combattimento, e schernendo i passanti.
Nel contesto troviamo che le armi maschili vengono sostituite dalle “armi” femminili. Queste armi femminili nel contesto Romano si distinguono in due tipologie legate a due miti diversi: nel caso di Coriolano troviamo che le arti sono il saper piangere ed implorare per sciogliere il cuore dell’uomo, ma anche la compostezza severa di una mater, armi che si addicono alle dominae; mentre nel caso di Tutula sono la seduzione l’adescamento, l’intrigo, ovvero tutti i mezzi che sono giustificati dal fine, e si addicono alle servae.
Quintile è dunque un “secondo febbraio” che inaugura un nuovo ciclo temporale umano. Giunone Caprotina ricorda Giunone Sospita di febbraio; i Luperci selvaggi ricordano le servae che fanno quanto è indegno di una donna di buona famiglia, e parimenti i primi vengono indirizzati verso la milizia (con la comparsa dei Salii) e le seconde vengono reintegrate da Giunone. Infatti le serve rappresentano la natura selvaggia femminile, ed è per questo che nel mito vanno a “combattere”. E ancora vi è il capro, che a Febbraio compare connesso ai Luperci, mentre qui lo troviamo nel caprifico, ed il passaggio da animale a vegetale corrisponde a quello da maschile a femminile (in latino le piante sono tutte femminili).
Ciò si manifesta anche sul piano agricolo, infatti Columella ci informa che in questo periodo il caprifico viene utilizzato per facilitare la fruttificazione del fico domestico, esattamente come le donne selvagge (serve) aiutano e salvano l’onore delle donne romane di buona famiglia. Anche le idi con il Trasvectio equitum seguono la stessa dialettica maschile/femminile. Se infatti le None Caprotine presentano un’irruzione del femminile, qui vediamo un’irruzione del maschile presentata come una rivista di cavalleria. La parte calante del mese è caratterizzata da un ciclo festivo che inizia col triste dies alliensis, prosegue poi col ciclo di feste arcaiche dedicate ad una serie di divinità selvatiche: Lucaria (connessa ai boschi), Nepturnalia (connessa a Nettuno) e Furrinalia (della dea Furrina). Queste tre feste venivano festeggiate all’aperto, e richiamano ancora una volta il mondo selvatico e il potere che nei momenti di crisi tutela Roma. In particolare i Lucaria vengono istituiti come festa in ricordo del fatto che i soldati sconfitti all’Allia trovarono rifugio nei boschi.
Segue l’elenco delle festività ed un breve accenno su ognuna di esse.
Le date sono inserite con il computo romano, per due ragioni:
1) permettere al lettore esperto di inserire nel feste nel sistema calendariale che reputa più appropriato (cosa impossibile con la nostra datazione ordinaria);
2) far prendere al lettore novizio dimestichezza con il sistema di computo inclusivo che conta i giorni mancanti dalla festa successiva;
Per la comprensione della datazione rimandiamo ai precedenti articoli: Kal-Non-Idus; Calendario Romano: Romuleo; Calendario Romano: Numa; “Calendario Romano: Cesare e successivi” ; Come si legge il calendario romano?
- Kal QUIN N Iuno felicitas
- ad III non NP Populifugium
- NON N Nonae Caprotinae
- ad VII eid N Vitulatio
- EID NP Castor et Pollux
- ad XIV kal sex NP Lucaria
- ad XII kal sex NP Lucaria
- ad X kal sex NP Neptunalia
- ad VIII kal sex NP Furrinalia
Per le qualità dei giorni (F,N,C,FP,EN,NP,Q.ST.D.F. e Q.R.C.F.) vedi qui.
Emanuele Viotti