Come decade una nazione

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Sallustio, De Coniuratione Catilina, 10-14

<[dopo che fu vinta Cartagine furono] aperti ai vincitori tutti i mari e le terre, la fortuna cominciò a incrudelire e a rimescolare tutto. Quelli stessi che avevano sopportato travagli e pericoli, situazioni incerte e aspre, trovarono nella quiete e nelle ricchezze -beni fino allora desiderabili- peso e misura. Continua la lettura di Come decade una nazione

Contro i Galilei, Giuliano Imperatore

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GIULIANO IMPERATORE

Discorso
CONTRO I GALILEI
[Contra Galileos]

 

Traduzione di Augusto Rostagni

 

(Da: Giuliano l’apostata. Saggio critico con le operette politiche e satiriche tradotte e commentate, a cura di A. Rostagni, F.lli Bocca, Torino, 1920)

 

 Quest’opera fu da Giuliano composta negli ultimi mesi di sua vita (363), ad Antiochia e durante la spedizione con- tro la Persia: v. LIBAN. Or. XVIII I78; HIERONYM. Epist. LXX 427E. Il titolo originale doveva essere Κατὰ Γαλιλαίων λόγοι, poichè con apposita legge l’Apostata aveva ordinato che i Cristiani fossero per disprezzo chiamati, com’egli sem- pre usa nei suoi scritti, Galilei (GREGOR. NAZ. Or. IV 76). Infatti in un catalogus nonnullorum librorum qui adhuc gra- ece extant, pubblicato da GRAUX, Fonds grecs de l’Escurial (1880) p. 385 (su cui NEUMANN “Theol. Lit.-zeit.” 1899 col. 299), si legge: Iulian. contra Galileos.

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Chi è nobile?

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Chi è nobile? Chi dalla natura è stato ben disposto alla virtù. Bisogna guardare solo a questo: altrimenti, se ci rifacciamo ai tempi antichi, tutti provengono da un punto prima del quale non c’è niente. Una serie alterna di splendori e miserie ci ha condotto dalla prima origine del mondo fino ai nostri tempi. Non ci rende nobili un ingresso pieno di ritratti anneriti dal tempo; nessuno è vissuto per nostra gloria e non ci appartiene quello che è stato prima di noi: ci rende nobili l’anima, che da qualunque condizione può ergersi al di sopra della fortuna. Continua la lettura di Chi è nobile?

La natura dell’essere umano

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Diventa molto difficile dire cosa pensassero i romani degli umani, molto probabilmente era una argomento talmente scontato che non hanno avuto grande necessità di parlarne.

Una cosa della quale abbiamo certezza è che esso viene percepito in modo separato rispetto al mondo animale. Questo lo si vede non solo a livello testuale, ma anche per la concezione che i romani hanno delle comunità umane: ovvero una realtà circoscritta nella quale l’ordine umano predomina in modo assoluto, e che è separata dall’esterno. Ogni interferenza animale dall’esterno (es. delfini che risalgono il Tevere) viene interpretato come un segno divino. Continua la lettura di La natura dell’essere umano