La natura dell’essere umano

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Diventa molto difficile dire cosa pensassero i romani degli umani, molto probabilmente era una argomento talmente scontato che non hanno avuto grande necessità di parlarne.

Una cosa della quale abbiamo certezza è che esso viene percepito in modo separato rispetto al mondo animale. Questo lo si vede non solo a livello testuale, ma anche per la concezione che i romani hanno delle comunità umane: ovvero una realtà circoscritta nella quale l’ordine umano predomina in modo assoluto, e che è separata dall’esterno. Ogni interferenza animale dall’esterno (es. delfini che risalgono il Tevere) viene interpretato come un segno divino.

Un’altro dato certo che abbiamo è che i romani erano razzisti. Il loro razzismo era però diverso da quello che concepiamo noi: intanto non prevedeva l’eliminazione di nessuna razza (anzi, se utili l’assimilazione), ma solo un riconoscimento di superiorità/inferiorità (dove i superiori sono sempre i romani naturalmente). Inoltre pare che nella cultura classica si distinguessero tre etnie: “bianchi”, “neri” e “biondi”, dove i primi corrispondono grossomodo agli italici e simili; i neri sarebbero i neri così come li intendiamo noi (sia per quanto riguarda quelli del corno d’africa, che i pochi sub-sahariani che si affacciavano sul mediterraneo) ed infine i biondi che erano riconosciuti i popoli celti, germani, ed in generale del nord. La cosa interessante è che fra tutti quelli considerati maggiormente inferiori (poco resistenti alla fatica, sempre ubriachi e poco virtuosi, coraggiosi all’inizio ma codardi poi, che non rispettano mai la parola data, rozzi, etc.) sono proprio i biondi. Come cambiano le cose!
(ringrazio il dott. G. Canestrelli per le informazioni riguardo questo argomento del razzismo)


A parte questo, il resto è abbastanza nebuloso, i filosofi ne hanno certamente scritto, ma dal punto di vista strettamente religioso non c’è una fonte romana che dica in modo chiaro di cosa si sta parlando quando si parla di esseri umani.
Troviamo però sparse qua e là brandelli di indicazioni -tra le fonti- in cui si utilizzano in modo differenziato i termini dell’anima, della mente e dello spirito.
Questa differenziazione può interpretarsi in due modi: 1) una differenziazione “poetica” o comunque priva di significato (un po’ come oggi si usano in modo indistinto i termini “anima e spirito”); 2) oppure questi termini hanno ognuno un senso anche religioso che filtra tra le righe essendo una parte integrante della cultura comune ai romani, e tanto banale ed ovvia da non necessitare una trattazione.

A mio parere, la seconda è la più plausibile.

Presumendo quindi che effettivamente i romani riconoscessero questa differenziazione, riscontriamo diversi “corpi”:
Corpus, Anima, Animus, Mens, Voluntas, Spiritus, Genius.

Corpus: è il corpo fisico, quello che utilizziamo per agire fisicamente nella materia;
Anima: è l’aria, il soffio vitale, quella che inspira vita e che quando si muore si trasforma in ombra;
Animus: il principio pensante opposto al corpo, la coscienza, sede delle emozioni;
Mens: l’intelligenza, la ragione, la mente, sede della ragione e del carattere;
Voluntas: la volontà, l’intenzione, in sostanza quello che indirizza una scelta;
Spiritus: lo spirito, la vita;
Genius o per le donne Iuna: l’elemento divino che si situa in ognuno di noi, nonché generatore di vita, che presiede alla nascita dell’individuo e poi lo accompagna e vi si identifica.

Questa lista (estrapolata senza difficoltà grazie al sempiterno dizionario Castiglioni-Mariotti) colpisce tanto per la particolarità e l’accuratezza, quanto per la specularità con diverse religiosità più o meno distanti nel tempo e nello spazio dai romani.

Per altro -ancora una volta- si dimostra essere molto razionale. Se, come abbiamo detto, la materia è la manifestazione fisica degli Dei allora la nascita di un individuo parte da un’azione divina.
Il Genio vuole incarnarsi, e perciò crea lo Spirito ovvero la vita intesa come idea. Questa vita deve muoversi necessariamente secondo una Volontà (quella del Genius). Dalla volontà scaturisce la prima caratteristica umana, l’unica in grado di mettere in comunicazione i corpi superiori con quelli inferiori: la Mens. A questo punto si procede con un corpo più pesante, ma ancora non tanto pesante da essere materiale, cioè l’Animus; il quale genera una seconda vita (questa volta non ideale ma fisica) che è l’Anima che porta alla costituzione del corpo fisico.


Quale utilità hanno tutti questi passaggi?
Ovviamente l’utilità è quella di portare un concetto estremamente leggero ad incarnarsi in un elemento estremamente pesante, cosa che altrimenti non potrebbe fare.

Poiché come è noto a tutti nella stragrande maggioranza dei casi per far si che un oggetto passi da uno stato più “pesante” ad un più “leggero” (da solido a liquido, e da liquido a gassoso) è necessario il calore, calore che per altro è fonte di vita (quello che in buona sintesi distingue un morto da un vivo è l’energia contenuto in esso, quindi il calore); mentre nel passaggio opposto è necessario un processo di raffreddamento.
Naturalmente questa elementare considerazione “di fisica” non va presa alla lettera, è simbolica. So anche io che a livello scientifico la questione non è così lineare: ma bisogna cercare di entrare nella mente di un capraio del IXsec. ac (quando si consolidano le differenze culturali regionali in Italia), il quale ha come unica prospettiva il mondo che lo circondava, ed il massimo della produzione intellettuale si manifestava in strumenti atti alla sopravvivenza. Le Verità scoperte in uno stretto contatto con la Natura, si sono tramutate in religiosità, cultura, e quindi poi tramandate e raffinate nella forma fino a perderne memoria e contenuto.

Qui si conclude quanto possiamo dire dal punto di vista storico. Sarebbe facile adesso procedere proponendo interessanti raffronti con realtà più o meno esoteriche come quelle proposte da Franz Bardon, o dell’Antroposofia (per la quale il paragone sarebbe risultato facile) o con il mondo orientale, o ancora con dei confronti di natura astrologica; ma non essendo campo di cui Ad Maiora Vertite intende occuparsi, lasciamo questo spunto per chi volesse approfondire.
Invece procederemo con il proporre alcune considerazioni di natura prettamente razionale.

Per l’essere umano odierno, che fa molta fatica a conoscere se stesso, e non è una considerazione teorica ma pratica: basti pensare al fatto che per quanto conosciamo del mondo fisico, e le straordinarie cose che siamo riusciti a fare soltanto sapendo le cose del mondo (es. andare sulla Luna, o spedire una sonda fuori dal sistema solare), ancora oggi nessuno sa esattamente né ha prove certe su che cosa debba mangiare l’essere umano per rimanere in salute. Ed ancor più grave sono pochissime le persone che hanno un rapporto diretto tra ciò che desiderano e ciò che gli fa bene, sia a livello fisico (es. desidero una carbonara per mancanza di proteine e carboidrati) sia a livello “sottile” (es. desidero fare questo perché la mia mente ne ha bisogno). E questo è decisamente inquietante, perché abbiamo deciso di proiettare tutto all’esterno, anziché mantenere un equilibrato rapporto tra l’esterno e l’interno, e come conclusione la stragrande maggioranza vive infelice in un mondo tremendo ed in decadenza, mentre pochi illuminati vivono felici in un mondo comunque tremendo (sorvoliamo sui malati che pensano di vivere in un posto perfetto nella sua antropizzazione).

Alla luce di questa considerazione, mi sentirei di proporre una semplificazione per rendere l’argomento magari più facilmente comprensibile a tutti (me per primo!) e poter procedere con altre analisi.

Fisico: corpo fisico
Anima: comparto emotivo
Mente: parte razionale ed in grado di mettere in contatto l’elemento divino con gli altri corpi
Genio/Spirito: parte divina dell’essere umano

Perché questa semplificazione e non un’altra?
Bè intanto ogni semplificazione (ed anche complicazione) è valida se il fulcro del contenuto è invariato. Posso affermare -come nella cristianità- che esiste solo il corpo fisico e l’anima (o spirito, in quanto sinonimi in quel contesto) ma se distribuisco le funzioni nel modo giusto allora sto sostenendo la stessa cosa. Così come se proponessi -come vogliono alcuni- una divisione in 13 corpi, se distribuisco in modo adeguato le funzioni allora sto dicendo la stessa cosa. Evitiamo di perderci nelle questioni di forma e rimaniamo sulla sostanza del problema.
La confusione tra la forma e la sostanza, è per altro il motivo delle guerre di religione, cosa che i romani nella loro infinita saggezza avevano ben capito, tanto è vero che identificavano regolarmente le divinità straniere con le proprie senza remora alcuna.

Ad ognuno di questi possiamo attribuire un elemento, al corpo Fisico corrisponde la Terra, all’Anima l’Acqua, alla Mente l’Aria e allo Spirito il Fuoco.
Questo parallelismo ci permette di fare altre considerazioni.

In primis che questi quattro elementi (e di conseguenza i relativi corpi) si raggruppano secondo un ordine di similitudine formato da 1+[1+(1+1)]. Ovvero che tra questi due sono più simili (aria/mente e fuoco/spirito) e tra loro si avvicina per similitudine l’acqua/anima; questi tre sono tra loro simili mentre l’ultimo -la terra/corpo fisico- è diverso.

Inoltre i processi che legano questi corpi sono legati alla temperatura.
Terra—>Acqua—>Aria—>Fuoco è un processo di riscaldamento; il processo inverso è di raffreddamento.

Per mantenere una condizione di sanità bisogna avere questi corpi in equilibrio tra loro, in modo che ogni parte dell’essere umano venga nutrita:

-la Terra si equilibra con l’Aria;

-l’Acqua si equilibra con il Fuoco

Questo è importante saperlo perché un eccesso su uno dei corpi (che può avere influenze anche in termine di salute) richiede che venga equilibrato dal suo opposto.
Non invento nulla di mistico, se si è troppo carichi mentalmente il consiglio che la tradizione ma anche la medicina è quello di fare attività fisica per “scaricare”. Al contrario una eccessiva fisicità richiede una riequilibrazione di tipo mentale (lo studio ad esempio). Un problema di carattere emotivo può essere legato ad una mancanza in termini spirituali; ed un “eccesso di spiritualità” porta a scollegarsi dal mondo.

Questo è importante anche per comprendere una serie di dinamiche di natura religiosa.
Perché ad un rito non bisogna mai accostarcisi in una condizione emotiva alterata?
Cosa accade mescolando acqua e fuoco? Si ottiene vapore, cioè il fuoco si spegne, l’acqua evapora andando ad invadere l’aria, e cioè annebbiando la mente.

Una mancanza a livello fisico toglie spazio di lavoro sul piano materiale per gli altri tre corpi;
Una mancanza a livello animico rende arido il corpo fisico;
Una mancanza a livello mentale toglie ogni possibilità di connessione con lo spirito;
Una mancanza a livello spirituale toglie il senso d’essere nella materia (ovvero i corpi inferiori vivono solo in funzione di se stessi)

In questo momento storico in cui viviamo, ogni segnale culturale ci spinge verso l’alimentazione dei corpi fisico ed animico, in modo per altro malato. Per esempio il “tuo corpo” non deve essere operativo, non deve essere in grado di agire nell’ambiente, e pronto a resistere a fatiche improvvise, allenato a rigenerarsi, bensì deve essere alternativamente gracile oppure di un muscolo inutilmente pompato, assecondato in ogni comodità, e mai soggetto a rischi. L’anima invece deve essere alimentata oltremisura, anche a danno di ogni altra cosa: coerenza, ideali, principii, ragionamenti, tutto preso e buttato via in nome dell’emozione del momento. E purtroppo questo accade anche nel mondo della spiritualità, nel quale ormai si vendono belle parole e grandi emozioni, ma di fatica e contenuto c’è poco nulla.
Lo scopo, più o meno voluto (o più o meno cosciente) è quello di addestrare individui i quali sono docili e facilmente indirizzabili.
Un capolavoro recente a riguardo fu la questione brexit per la quale nel momento in cui venne votato per il “leave” tutti coloro i quali fino al giorno prima sostenevano la grandezza della democrazia (da demos-kratos, cioè potere del popolo, non lo dimentichiamo!) della libertà, l’importanza dell’autodeterminazione dei popoli, etc. sospinti dalla brezza dei giornali iniziarono a fare discorsi che non si sentivano dai tempi del Fascismo tipo: i vecchi non devono votare, il popolo non deve votare, ci vuole una persona forte che sappia cosa decidere, non si può pensare che il popolo sia in grado di decidere su questioni così importanti.
Questo fu una prova lampante di come indirizzare l’Anima di una massa di persone verso una direzione (l’acqua è l’elemento più facilmente mutabile), ed essendo che la massa è stata disabituata all’uso della Mente (che invece è lineare) non era in grado di fermarsi ad analizzare il fenomeno da un punto di vista razionale (in democrazia decide il popolo, quindi il popolo ha deciso).

Bisogna dunque cercare di mantenere in equilibrio i corpi, esercitando quelli in cui vi sono delle mancanze, tenendo a mente che la cultura in cui viviamo ci spinge ad allontanarci dall’uso della Mente e dello Spirito.
E l’unico modo per far si che l’essere umano rimanga tale, e non decada ad uno stato di bestialità ed il mondo con esso, è necessario che si elevi mantenendo in uso ed esercizio tutto ciò dal quale è stato formato.

Come si manifesta questo equilibrio?
Innanzi tutto è un equilibrio di tipo gerarchico.
In cima esiste lo Spirito, la nostra scintilla divina; subito sotto abbiamo la ragione cioè lo strumento di comunicazione con lo spirito che è la Mente; segue poi l’Anima; ed in fine il corpo fisico.
Questo ordine di priorità è perché l’essere umano da questo è costituito, in questo ordine, ma soprattutto perché va anche in ordine di capacità di visione delle cose, che più si va in alto più è ampia. Perciò questa è la gerarchia, l’equilibrio va ricercato nel lasciare equo spazio, equo nutrimento a tutti i corpi. Es. la Mente razionale sa che non può rimanere sana a lungo agendo solo di per sé stessa, avrà bisogno di dominare i corpi inferiori ma nutrendoli, alimentandoli, lasciandogli equo spazio.

Cosa da guardarsi onde evitare autoinganni.
Lo spirito è un qualcosa di estremamente leggero e labile, non pensate che ogni cosa che vi passi per la testa abbia un’origine divina, il più delle volte è un inganno dell’Anima. Troppi sono gli individui che confondono un proprio sentimento o un desiderio con un’intuizione divina, non unitevi alla schiera; filtrate questi elementi con la ragione, con la Mente.

Il corpo fisico è fondamentale per esercitare gli altri corpi, fate attività fisica (N.B: camminare è un’attività fisica valida dai 60 anni con artrite in su, sotto questo limite dovete andare a correre, sudare, e sentire i muscoli che vi bruciano)

La mente è razionale soltanto se utilizza se stessa come mezzo per giungere alla Verità, mentre non è valida se decidete un qualcosa a priori e poi vi arrabattate uno pseudo-ragionamento per farlo stare in piedi. L’onestà con se stessi è la prima cosa.

L’ultima considerazione prima di concludere riguarda il c.d. Ego.
Questo mostro terribile è quello che ci convince di essere qualcuno, che in alcune persone si manifesta nella convinzione di salvare il mondo, o di essere reincarnazioni di chissà chi, o che si esalta con i propri titoli.
Noi non siamo nessuno in ultima analisi. La Terra è un sasso minuscolo in un sistema che è ai margini di una galassia medio-piccola buttata in mezzo ad un universo che non comprendiamo neanche in parte; e su questa Terra che incarna la mediocrità della mediocrità su scala universale (che è l’unica scala esistente dato che la Verità è vera solo se è omnicomprensiva, ovvero assoluta, altrimenti è una verità parziale, cioè una bugia) ognuno di noi rappresenta lo 0.000000001% degli appartenenti alla razza più parassitaria che questo pianeta abbia visto.
Perciò diamoci una calmata, abbassiamo la cresta, perché agli occhi di ciò che esiste contiamo meno del due di picche quando regna bastoni. Nessuno di noi è qui per salvare un bel nulla. Ed il più grave dei problemi dell’umanità, non è nemmeno lontanamente visibile dall’orbita (figurarsi su un altro pianeta).
Allora che cosa ci stiamo a fare qui?
Siamo qui per fare gli esseri umani: vivere una vita serena, apprendendo le cose di questo mondo, onorando gli Dei, e mantenendo un equilibrio tra le parti che ci compongono (e di conseguenza saremo in equilibrio anche con l’esterno).
A che serve questo -che apparentemente è il coltivarsi il proprio orticello- ?
Serve nella misura in cui possiamo -migliorando noi stessi- diventare esempi per altri esseri umani che magari decideranno a loro volta di migliorare se stessi.
Se in questo processo riusciremo a diventare tutti migliori, sarà ottimo, splendido, vivremo in un vero paradiso in armonia con la Natura. Se non ci riusciremo non faremo un grande danno nel contesto dell’Universo, tanto prima o poi saremo destinati ad estinguerci, perché ogni cosa ha un inizio ed una sua fine.
Che poi, (senza la prospettiva della fine del mondo) è quello che facevano i romani. Essi infatti si facevano le loro guerre, i loro riti, onoravano gli Dei quando andava fatto, cercando di dare priorità alla propria comunità mettendo da parte gli interessi dei singoli. Questo è avvenuto con alti e bassi fino alla tarda repubblica, da lì sono iniziati i problemi, l’Impero, l’abbandono dei culti tradizionali, il cristianesimo, ed il resto come si suol dire è Storia.

Emanuele Viotti

 

[l’immagine in copertina è opera e proprietà dell’autore Nunzio Paci]

3 commenti su “La natura dell’essere umano”

    1. Emanuele Viotti – Salve a tutti, Sono uno dei tanti ragazzi che studiano le religioni e la storia antica, nel mio caso ho un grande amore per la Civiltà Romana. Al di là di questo sono un tipo sportivo, faccio paracadutismo, arrampico, adoro la montagna. Filosoficamente parlando: tutto intorno a noi, sacro e profano, deve avere una logica almeno causale, mi considero uno "scienziato del metafisico". Per questo ho creato Ad Maiora Vertite, perché tra santoni e mistici, sono convinto che si possa portare avanti una ricerca spirituale romana che sia sensata e concreta (senza scomodare sogni ed apparizioni).
      Emanuele Viotti ha detto:

      grazie!

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