il culto delle Fate nell’antica Roma

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In un silenzio carico di aspettative, un bambino viene sollevato dal suolo da due braccia salde, sotto il solenne sguardo degli astanti. E’ questa una tappa fondamentale nell’esistenza di una persona, poiché quelle braccia appartengono al padre e quell’atto implica l’accettazione del nascituro in seno alla famiglia. Tale gesto, tollere liberos (“alzare da terra” 1), è il coronamento del parto. Trascorsi nove giorni, otto nel caso si tratti di una femmina, assistiamo ad un altro momento fondamentale, il Dies Lustricus (2) a cui presiede la dea Nundina: è la nascita sociale, non meno importante di quella biologica, poiché rappresenta l’ingresso effettivo nella collettività del nuovo nato con l’assunzione di un’identità propria. E’ in questo giorno, altresì chiamato Nominalia, che diventa un individuo a tutti gli effetti, tramite l’imposizione del nome e di una sorte, con l’invocazione delle Fata Scribunda, le Fate Scriventi (3). Continua la lettura di il culto delle Fate nell’antica Roma

Buon anno!

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Un felice anno nuovo da tutto lo staff di Ad Maiora Vertite!
Siete stati magnifici anche quest’anno e vi ringraziamo tanto per il sostegno che ci avete dato! Senza di voi Ad Maiora Vertite non potrebbe sopravvivere!
 
Ne approfittiamo per ricordarvi che al tempo dei romani oggi entravano in carica i Consoli (a partire dal 153ac) sacrificando un giovenco ed il cavallo bianco dei Consoli a Giove Ottimo Massimo per il benessere della Res Publica, ed in quest’occasione erano vestiti di bianco come lo era anche il corteo che lo seguiva (Ovidio e Lido).
Inoltre si sacrificava a Vediove e ad Esculapio in una stretta connessione finalizzata (secondo Sabbatucci) alla cura del primo da parte del secondo. Essendo poi il primo giorno del mese sacro a Giano si offra anche al dio bifronte, ed essendo le Calende si offra anche a Iuno Kalendaris.
 

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