Medusa, Perseo, Pegaso e dintorni: un’interpretazione del mito

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Abbiamo deciso di raccogliere qui i tre post che abbiamo preparato in merito a Medusa, Perseo, Crisaore, Pegaso, Chimera e Bellerofonte. Noi non trattiamo mai mitologia greca perché è fuori dal nostro campo di studi, tuttavia la questione della statua posta negli Stati Uniti ci ha spinti ad affrontare il tema sulla nostra pagina facebook. Da lì in moltissimi ci avete chiesto di approfondire, e così abbiamo fatto, e per non perdere quei post nel dimenticatoio ve li riproponiamo anche sul nostro sito uniti insieme in modo tale che si possa seguirne il filo logico, e aggiungendo in fondo la bibliografia che si riferisce ai miti in sé.
Grazie come sempre del vostro sostegno, e speriamo possiate apprezzarli e continuare a seguirci!

<Lo so che via aspettavate alcune considerazioni in merito alla questione della statua di Medusa. Ho voluto aspettare qualche giorno perché mi stavo incavolando, e invece volevo scrivere qualcosa di sensato.

Molti hanno detto che i miti si evolvono ed è vero. Tuttavia questa considerazione di massima è un po’ superficiale e si dimentica del fatto che il mito si evolve con la società. Ma queste reinterpretazioni a cui stiamo assistendo non sono figlie di un cambiamento culturale, bensì di una pressione da parte di alcune realtà (forze politiche o economiche a seconda del caso) che hanno un proprio interesse a portare un cambiamento culturale forzando le masse. Non è un caso che negli ultimi 30 anni si sia distrutta totalmente la formazione nel campo delle scienze umane (in tutto l’occidente) a differenza di quelle scientifiche; in questo modo si può totalmente azzerare una cultura per ricostruirne un’altra da zero, con nuovi presupposti. Chiaro esempio di questo è il fatto che le donne non hanno già ottenuto la parità dei diritti (es. stesso stipendio, stesso trattamento lavorativo [vedi c.d. doppio standard nelle FFAA], stesse tutele), ed anche a livello culturale continuano ad essere vittime di un pensiero maschilista alimentato dalle stesse donne (es. “quella è una troia” o con comportamenti superficiali ad imitazione della Chiara Ferragni di turno, o a caccia del buon matrimonio). Infatti nessuno si era posto il problema di Medusa se non un gruppetto di fanatiche che hanno deciso di punire il nobile Perseo perché Medusa venne violentata da Poseidone… confermando -questo si- il modello di costruzione del pensiero tipico dell’epoca post-moderna, secondo il quale cause e conseguenze non devono essere necessariamente collegate, che la logica è solo per scienziati e fascisti, che la fantasia è al potere, e che in ultima analisi non importa se quel che dico non ha senso perché tu devi rispettare la mia opinione altrimenti sei un fascistaomofoborazzistamisoginonazistafiloputiniano nonché maschiobiancoeteropoliticamenteinadeguato (per citare Cathy La Torre paladina della nuova cultura italiana) e perciò meriti di essere appeso a testa in giù come Mussolini (che non si capisce perché in questo paese debba sempre diventare, in un modo o nell’altro, un esempio). Perciò ritengo che questo mutamento del mito sia forzato, e non naturale evoluzione di una cultura che cambia. Infatti al contrario, Ovidio, narra un mito già sedimentato in una cultura consolidata, mito che subì un cambiamento nell’arco di secoli e secoli di storia… qui si sta cercando di ribaltare il mito in 5 minuti, senza nessuna narrazione, senza che la cosa sia condivisa da alcuno, senza contestualizzarlo nel resto dell’universo mitologico, e senza dare alcun valore al significato dei simboli.
A proposito di simboli.
Medusa donna bellissima che si trova a rappresentare l’anima pura che viene presa e violata da Poseidone, cioè quella forza primordiale legata all’acqua, quindi alle emozioni. Questo avviene nel tempio di Athena, la quale invece è casta e pura (essendo la mente pratica), quindi descrive la condizione con cui il non ancora iniziato, il profano, si trova nella sua via quotidiana. Egli ha il luogo della mente inquinato da un’emotività viziata dalle passione, è insana; ed è la sua mente pratica che per tutelarsi tramuta quell’emotività in una creatura mostruosa, che impedisce l’inizio di qualsiasi percorso iniziatico (gli uomini pietrificati) che sarebbe dannoso per l’individuo stesso (infatti la Natura è perfetta e pensa sempre a tutto!), e che è particolarmente violenta ma non in grado di creare (le mani di bonzo, il bronzo è sacro a Marte). Ed è più o meno la situazione in cui versa la stragrande maggioranza delle persone oggi, basta aprire un qualsiasi social e leggere le conversazioni su un tema caldo: discussioni prive di un filo logico, in cui si mescolano ragionamento ed emozioni, in cui vi è una grande violenza, e non sono mai finalizzati a costruire qualcosa ma solo a distruggere. Perseo, cioè l’Iniziato, riesce a vincere Medusa utilizzando cosa? la Spada del Destino? No! L’alabarda Spaziale? No! Il mitra di Rambo? No! Utilizza uno scudo specchiato. Uno scudo a specchio donatogli da Athena nel quale guardare il mostro riflesso. TRADOTTO IN LINGUAGGIO POTABILE: per sconfiggere quel mostro creatosi all’interno dell’individuo, che egli deve sconfiggere per poter essere iniziato, egli deve guardarsi dentro attraverso il filtro (lo scudo) della ragione (Athena), e vedere quell’orrore di passioni ed emozioni incancrenitesi tra loro che impediscono qualunque forma di azione pura necessaria in un percorso iniziatico sano. Infatti quando Perseo decapita Medusa cosa ne scaturisce? Ne scaturisce Pegaso!! PEGASO!!! Ho scritto già abbastanza e non mi metterò a fare un pippone sul complesso significato di Pegaso…. ho affrontato un solo aspetto del mito di Medusa e mi pare di aver scritto abbastanza.
Ora… se Medusa decapita Perseo, significa che la bassa emotività, l’animalità, il comportamento bestiale degli umani (quello degli stupratori, dei pedofili, dei cannibali, dei maniaci, ma anche dei ladri, degli assassini, degli ingiusti, degli egoisti, etc.) di tutti quei comportamenti che esistono in natura e che l’uomo è riuscito a dominare in migliaia di anni di evoluzione culturale, tutto questo orrore vince e sconfigge l’Iniziato, impedendo così qualunque forma di evoluzione spirituale e senza risolvere il problema che le MeToo vorrebbero risolvere. Inoltre non ci sarà alcun Pegaso, quindi niente folgori per Zeus, niente uccisione del mostro Chimera e presumibilmente anche Bellerofonte verrà ucciso.
Pur essendo un tradizionalista romano mi sembra abbastanza evidente che stiamo galoppando in direzione della fine di tutto. Dico “pur essendo” perché nella tradizione romana non esisteva un mito che prevedeva la fine del mondo (i Romani ritenevano che Roma si sarebbe estesa all’infinito… e forse sarebbe stato meglio così… ma questo è il mio romanocentrismo che ogni tanto rispunta fuori ). Ancora una volta le forze infere (i Titani nella tradizione greca o i Giganti in quella norrena) si preparano a prendere d’assalto il regno degli Dèi, cercando basi solide in questo piano di esistenza nel quale viviamo, e cercando alleati tra gli Uomini. Uomini che si sono lasciati corrompere nei secoli, prima pochi uomini desiderosi di denaro e potere, e poi sempre di più fino a raggiungere la maggioranza. Alla luce del punto di vista che vi ho espresso sopra mi sembra di vedere in questa inversione del mito una delle tante manifestazioni di come queste forze titaniche hanno preso possesso degli Uomini, facendoli agire secondo il loro interesse convinti di agire per il proprio (infatti come dimostrato una statua in un parco non aiuta in nessun modo la parità di diritto tra i sessi, ed il mito di Medusa e Perseo non hanno alcun collegamento con lo scontro “maschi e femmine” -per altro tipico delle scuole primarie-). Pochi Uomini stanno cercando di mantenere salde le posizioni dell’Ordine, degli Dèi, di tutto ciò che è bello e superiore. Alcuni lo fanno dietro le quinte agendo magicamente, altri lo fanno esponendosi all’esterno cercando quei pochi che sono come noi. Ma ci sono anche persone che sono attive in favore del Caos, alcuni gruppi (alcuni dei quali li abbiamo avuto la Sfortuna di incontrarli) evocano e invocano regolarmente queste entità, perché vogliono che il Caos vinca sull’Ordine perché secondo loro il Male è un qualcosa da perseguire (certamente incentivati da film e serie tv e dalla nostra cultura sempre più sadica e maligna ammantata di falso buonismo). In questa battaglia che è tutta combattuta nel cuore degli Uomini o vincerà l’Ordine, o il Caos… e Caos significa disordine, significa materia informe, in termini materiali significa non poter distinguere tra una papera ed un bosone. Però se è vero che il tempo è ciclico da qui, dopo moltissimo tempo, ci sarà una rinascita ed un nuovo Ordine e così via. Ma onestamente a me questo mondo piace abbastanza e ritengo che le alte qualità umane vadano difese a oltranza perché sono magnifiche e insuperabili.

Vale quindi la pena andare contro corrente, resistendo a queste forze che moralmente e socialmente cercano di trascinarci nell’animalità, per difendere qualcosa di bello che ci appartiene come esseri umani, e per aiutare gli Dèi ad impedire la fine del mondo?>

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<Nel precedente post su Medusa in moltissimi ci avete chiesto di parlare del simbolo di Pegaso che era stato lasciato in sospeso. Il suo simbolo è estremamente complesso, e non ho la pretesa di sviscerarlo interamente in un post su FB ma, seguendo la stessa linea del precedente, cercherò di affrontare uno degli aspetti che trovo maggiormente interessante. Vi chiedo però di avere pazienza perché per capire Pegaso è necessario capire Criasore, il guerriero nato con lui dal sangue di Medusa, perciò prima parleremo di questo, e in uno dei prossimi post parleremo davvero di Pegaso.
Come abbiamo visto Pegaso nasce dalla decapitazione di Medusa insieme a Crisaore. Padre di questi era Poseidone che aveva posto il seme nella bella Medusa prima che venisse tramutata in mostro da Athena (vedi post precedente, link nel primo commento). Perciò simbolicamente Pegaso è figlio di quel turbinìo di emotività bassa ed incancrenita che abbiamo descritto nel post precedente. Tuttavia l’intervento di Perseo (l’iniziato) aiutato dalla mente pratica e pura (Athena) recide quel male emotivo che gli impedisce di agire in modo puro. La recisione genera due entità Pegaso e Crisaore, cioè due aspetti diversi del piano emotivo. Il secondo dei due nacque con una spada d’oro in mano, infatti il suo nome significa letteralmente “spada d’oro” (gr. chrysós, oro, e áor, spada). Di lui purtroppo non si sa molto di più che quel che racconta Esiodo: si unì alla ninfa Callirroe (lett. bella corrente) generando il gigantesco Gerione e la serpentiforme Echidna. Avete già capito che le nascite sono derivazioni di unioni di forze o di eventi, e non nascite nel senso letterale del termine. Si sta parlando sempre di elementi acquatici (Crisaore figlio dello stupro di Medusa da parte di Poseidone e la ninfa acquatica), perciò parliamo sempre di piano emotivo. Questi personaggi però non generano entità positive bensì negative: Gerione ed Echidna. Gerione è un gigante mostruoso con tre teste, la cui ricchezza era data dai buoi dei quali non si occupava direttamente (quindi un’emotività tesa alla ricchezza materiale), e che viene ucciso da Ercole (uno dei pochi esempi mitologici dell’Iniziato che ha successo e giunge agli Dèi). Echidna (lett. “vipera”) è un mostro con corpo di donna e coda di serpente che viveva in una grotta nel Peloponneso (il simbolo del serpente è legato alla conoscenza, quindi è un’emotività negativa tesa alla sapienza, questo concetto sarà più chiaro nel successivo post su Pegaso), qui sarebbe stata uccisa da Argo poiché assaliva i passanti, ma cosa importante ella è madre di numerosi mostri: Ortro (il cane di Gerione), Fice, il Leone di Nemea (ucciso da Ercole, secondo una variante nasce da Chimera), il drago di Colchide, e la Chimera.
Si vede quindi in che modo il fenomeno dell’emotività corrotta non è risolto dall’Iniziato in un colpo solo, ma rimane e serpeggia (in questo caso letteralmente MedusaàEchidnaàChimera) e ci si trova più e più volte a doverlo vedere, affrontare e sconfiggere. Su questo voglio fare una precisione per chiarire alcune critiche mosse al precedente post: l’emotività non è sbagliata, ma deve essere dominata per non essere vittime delle passioni, degli istinti, e trovarsi sbandati in balìa degli eventi (come Odisseo nelle varie tempeste), e nessuno può affrontare un percorso iniziatico, o in generale spirituale, senza essere in grado di dominarsi ed essere padrone delle proprie azioni, e non vittima. Si deve scegliere di fare qualcosa perché la si vuole (volere, volontà) farlo, e non perché una pulsione del momento costringe a farlo (questo comportamento invece è tipico degli animali). Questa è, per altro, la vera libertà.
Crisaore quindi pur apparendo come una figura apparentemente positiva tramanda in sé il seme posto da Poseidone in Medusa. Infatti la sua compagna è pura come tutte le ninfe, perciò la mostruosità dev’essere trasmessa -per esclusione- da lui, ed è la sua discendenza che ci permette di capire la vera natura dello stesso Crisaore. Questo ci mette in guardia perché nel momento in cui l’Iniziato sconfigge Medusa, vede scaturire queste due entità positive (Pegaso e Crisaore), una purissima e magnifica, l’altra gigantesca e forte con una splendida arma, ma in realtà solo una delle due è quella che servirà realmente all’Iniziato (Pegaso), mentre l’altra porta con se quel marcio, quell’istintività (in senso negativo), quel seme dell’emotività malata, che andrà più e più volte sconfitto sotto varie forme. Questa bassa emotività malata della quale ho parlato anche nell’altro post taluni la chiamano Ego, ma a me questo termine non piace perché è vago e non chiarifica di cosa si stia parlando. Cos’è l’Ego? È un qualcosa di “altro da sé”, oppure è un qualcosa dentro di noi che ignoriamo? Bho, non è dato sapere… anzi sembra più un termine ombrello per indicare moltissime cose. Invece ai miei occhi è molto più chiaro il simbolismo usato in antichità. Ma per quanto i simboli abbiano un loro potere intrinseco, la cosa importante è avere ben chiaro cosa si intende con i termini che utilizziamo.>

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<Abbiamo parlato di Crisaore e adesso veniamo finalmente a Pegaso.
Pegaso dei due è la figura positiva. Pegaso è un cavallo, quindi legato simbolicamente alla guerra (ricordate le bronzee mani di Medusa?), ma bianco ciò significa che è puro; inoltre è alato quindi in grado di volare verso l’alto e giungere fino agli Dèi, infatti in uno dei miti Zeus lo utilizza per trasportare le folgori.
Questo ci permette di capire che l’azione di uccidere Medusa in realtà serve a separare l’emotività sana da quella separata. Qui non si sta parlando di parapsicologia, ma di un vero e proprio atto magico, infatti il termine latino sacer significa proprio separare. La vera magia non è la luminosa bacchetta di Harry Potter, bensì è l’azione di cambiamento interiore che porta ad un cambiamento esteriore, è prima di tutto un mutamento di prospettiva, che si sviluppa parallelamente alla pratica religiosa che è basata sempre sull’analogia (faccio questo in piccolo perché significa questo, perciò per analogia accadrà questo in grande). Detto in termini tradizionali “così in alto così in basso, come sotto così è il sopra”, ed è anche il principio base che ci ha portato a scrivere il nostro articolo sulla Natura degli Dèi.
Quindi Pegaso è frutto di un atto magico compiuto dall’iniziato per separare la parte emotivamente malata di sé da quella sana e pura. Il termine Pegaso deriva dal gr. pēghē, sorgente, questo ci precisa ancora una volta che parliamo di emotività, tuttavia pura essendo sorgente (e l’acqua di sorgente è sempre pura).
Ma se osserviamo bene Pegaso non è uno strumento, o un oggetto che viene donato, egli è proprio un’ entità a sé, in grado di dare vigore e potenza all’Eroe (che lo cavalcherà contro Chimera), da qui possiamo dedurre che la sua natura e quella di una potente energia. Nel rito l’emotività deve essere controllata affinché l’”energia” la si possa indirizzare dove si vuole, questo significa che la funzione delle emozioni è quella di generare “energia”. Non a caso i depressi, gli apatici, quelli vittime di stati emotivi bassi sono tendenzialmente immobili, o rallentati, al contrario chi è carico di un’emotività positiva e sempre entusiasta e con grande voglia di fare. Pegaso incarna quindi questa energia pura e ripulita dagli istinti.
Tuttavia Pegaso non è facile da poter trovare, e ancor meno poterlo dominare. Bellerofonte, altro eroe che rappresenta l’iniziato, necessita dell’aiuto di Athena (di nuovo torna l’intervento della mente pratica e pura) per poterlo catturare che infatti gli dona delle redini d’oro (o secondo un’altra versione lo cattura per lui, ma poco cambia a livello simbolico). Queste redini d’oro erano, all’epoca del mito (ma non delle nostre fonti) una tecnologia sconosciuta, questo significa che è uno strumento che non si può insegnare ma che ognuno deve trovare dentro di sé. Ma dentro dove? Se è Athena che le dà è dentro alla mente che va trovato. Ognuno deve chiedersi: in che modo posso diventare padrone del mio aspetto emotivo puro? Bisogna sedersi, cercarlo, identificarlo, scoprire quando compare ed intellegere con la mente quali strumenti ci possono permettere di “invocarlo” quando ne abbiamo bisogno! Bellerofonte riesce a catturare Pegaso quando si abbevera alla fonte di Pirene, che si trova a Corinto, dalla quale città l’eroe era esiliato per aver ucciso involontariamente il fratello… quindi affrontando i luoghi dei propri errori, ma ovviamente nessuno che non abbia sconfitto Medusa (vedi post precedente per il significato) potrà mai essere così libero e puro da poter affrontare i luoghi dei propri errori senza scatenare delle incontrollate mostruosità.
Catturato Pegaso Bellerofonte si trova a dover affrontare, di nuovo, quella bassa emotività già vinta da Perseo, ma sotto una diversa forma. Stavolta infatti è il mostro Chimera.
Chimera, lo abbiamo appena visto, è un mostro figlio di Echidna la creatura metà serpente e metà donna, a sua volta figlia di Crisaore nato dal sangue di Medusa insieme a Pegaso. Essendo una progenie il significato è parzialmente simile, o comunque legato allo stesso ambito.
Tuttavia Chimera è particolare, e la sua iconografia è ben chiara. Chimera è un leone mostruoso dal cui busto esce una testa di capra, e la cui coda è in realtà un serpente. Di per sé questi singoli simboli (il leone, la capra ed il serpente) non sono completamente negativi. Il leone rappresenta il coraggio, l’ardimento, ma anche la forza; la capra è simbolo di fecondità ed energie (si pensi ad Amaltea) e infatti è un animale spesso sacrificato nei riti antichi, inoltre la capra tende ad elevarsi verso l’altro, tende alle cime montuose (questo si lega anche al simbolismo astrologico del Capricorno, che apre le porte dell’anno); il serpente ha un significato altalenante che rappresenta la sapienza (distingue le piante velenose da quelle benefiche), amico degli uomini, e dalla conoscenza medica, ma è simbolo anche di seduzione e inganno, e legato alla dimensione dell’oltretomba. Tuttavia la sua genealogia (già vista) ci fa capire che la Chimera non è un simbolo positivo ma negativo. Essendo un simbolo negativo le virtù degli animali che lo compongono debbono essere tutte declinate al negativo: il leone non rappresenta il coraggio ma l’avventatezza, sfrontatezza, spavalderia, arroganza, impudenza, presunzione; il capro non è fecondità, energia, tensione verso l’alto ma lascivia, corruzione, persistenza, l’arroganza di chi invece di elevarsi osserva e disprezza quelli che ritiene inferiori (che a volte lo sono); e in fine il serpente anziché medicinale è veleno, seduce e inganna.
Perciò la Chimera rappresenta, in poche parole, quelle virtù che diventano vizi, ed è uno dei grandi momenti di passaggio dell’Iniziato, quando -dopo un lungo cammino e grandi peripezie- si trova a combattere contro il mostro che lui stesso ha creato. Il continuo accrescimento dell’individuo è macchiato da quel seme di Medusa (che viene da Poseidone), e cresce insieme all’Iniziato, ma quest’ultimo deve -prima o poi- affrontarlo. Chimera viene anche descritto come causa dei vulcani e dei terremoti (esattamente come Poseidone) ma anche questo ha un significato simbolico, infatti la terra rappresenta il corpo fisico, e perciò mette in guardia dal fatto che queste mostruosità possono essere anche causa di malattie (ritorna il significato del serpente).
Bellerofonte riesce a sconfiggere questo mostro terribile grazia a Pegaso, quindi alla forza datagli dall’anima pura, e l’uso del piombo. Chimera sputa fuoco, il fuoco generalmente rappresenta lo Spirito, tuttavia è un altro di quei simboli che alternativamente compare come positivo e negativo. Il fuoco aiuta gli uomini, è alla base delle arti tecniche, è fondamentale per i riti, ma è anche distruttore. Il fuoco è conteso tra gli uomini e gli Dèi, il mito di Prometeo ne è un chiaro esempio. In questo caso il fatto che Chimera sputi fuoco sta a significare che è padrona di uno strumento distruttivo che potrebbe sembrare positivo e divino (ancora una volta il simbolo va declinato al negativo, e non al positivo). Bellerofonte quindi pone sulla punta della sua lancia del piombo, e assalta la bestia cavalcando Pegaso, gettandogli questo piombo tra le fauci. Il piombo col fuoco fonde distruggendogli le interiora.
Il piombo è il metallo simbolo che simboleggia la materia ed il mondo infero (spesso si usava nelle maledizioni), sacro a Saturno, perciò significa che questa bestia tremenda si distrugge con la concretezza, con la materialità. Non sempre infatti i corpi inferiori sono negativi, inutili, il concetto “giusto/sbagliato” in senso cristiano è da sorpassare, e va rifiutato, nulla è giusto o sbagliato in senso assoluto, ma tutto ciò che esiste è utile al suo preciso scopo (come abbiamo visto nel post su Medusa, il fatto che sia Athena a crearla dopo lo stupro subito è uno strumento fondamentale di tutela). Al contrario quello che è importante in un percorso è ciò che è etico, ciò che è moralmente corretto, ciò che è fas, da ciò che è immorale, incorreto, nefas. Perciò la Chimera si sconfigge con la materia: tutti gli arabeschi, i castelli per arai costruiti da quell’aspetto “egoico” di quando si è convinti di esser dei “grandi iniziati” giunti in elevate posizioni, si abbattono tornando alle questioni elementari, come si dice nelle campagne “a contare le mele, che sono le mele, e le pere che sono le pere”. Infatti -senza saperlo- gli agricoltori sono i più grandi esperti del sacro dei nostri tempi, poiché essi più di tutti convivono con i miracoli e con l’origine divina delle cose.

La nostra analisi si conclude con la morte di Bellerofonte. Egli si distrae dal suo percorso, compie altre imprese con Pegaso e si convince che stavolta ha abbattuto davvero tutte le mostruosità dentro di sé. Egli ritiene di essere degno di potersi unire agli Dèi, e sprona Pegaso a raggiungere l’Olimpo. Ma questo è proprio quel gesto d’ego incarnato dalla stessa Chimera che ha appena sconfitto. Questo concetto è ben spiegato nella frase, utilizzata in certi ambienti, che dice <chi dice di aver sconfitto l’Ego ne è preda>, e così un tafano inviato da Zeus punse Pegaso disarcionando Bellerofonte. Il tafano è un insetto che compare spesso nella mitologia greca, sempre col ruolo di strumento del castigo divino, inviato da Zeus o da Era (cioè l’apice del regno divino). Pegaso proseguì il suo cammino ascendendo all’Olimpo e venendo da Zeus immortalato nel firmamento, a significato che anche se si cade nell’errore certi passaggi superati ed ottenuti si mantengono, e non si deve sempre ricominciare tutto da capo. Invece Bellerofonte non morì, ma cadde in un roveto sopravvivendo, da lì fu condannato a vagare cieco (non più in grado di vedere la natura divina), zoppo (non in grado di proseguire il suo percorso), solo (non in grado di insegnare o di apprendere da altri), e maledetto, evitando le strade battute dagli uomini finché la morte non lo colse. Evidente segno di quanto sia pericoloso lasciarsi prendere dagli istinti inferiori ed avere pretese nei confronti degli Dèi.>

Emanuele Viotti

Bibliografia:
R. Graves, “I Miti Greci”, Longanesi;
P. Grimal, “Mitologia”, Garzanti;
A. Ferrari, “Dizionario di Mitologia”, UTET;
E. Dossi a a., “Antichità Classica”, Garzanti;
A. Cattabiani, “Volario”, Mondadori;

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