Si trovava subito fuori da Porta Capena, sotto quella che oggi è Villa Mattei (5). L’Apollinaris si potrebbe localizzare con l’area cultuale di Apollo Medico (risalente almeno al principio del V secolo a.e.v), sorta in Prata Flaminii, luogo già conosciuto col nome di Apollinare; oltre alle proprietà salutari essa serviva alle pratiche lustrali presso il tempio del dio (6). La Fons Iuturnae scaturiva ai piedi del Palatino nel cuore del Foro, tra il tempio di Vesta e quello di Castore; essa poi andava a formare l’omonimo lacus, un bacino rettangolare monumentalizzato già in epoca piuttosto precoce e in seguito ricoperto di marmo (7), dove in virtù del potere terapeutico di queste acque attingevano i malati; il nome stesso della dea è ricondotto, tra l’altro, proprio a “giovamento” (8). Fu a questa fonte che i Castori, reduci dalla Battaglia del Lago Regillo che li vide schierati a fianco dei Romani contro i Latini, abbeverarono i cavalli e annunciarono la vittoria (9); vicino al punto dove avvenne questo prodigio verrà innalzato un tempio ai Castori. L’accostamento di queste divinità trovava corrispondenza a Lavinium, dov’era consacrata un’altra fonte a Giuturna e da dove i culti furono probabilmente importati (vedi nota 10).
In epoca molto più tarda, nel 328 e.v, dietro la fonte trovò spazio la Statio aquarum (ufficio degli acquedotti), di cui si conservano varie dediche tra cui una al Genio protettore. Passiamo ora alle altre fonti, cominciando dalla Fons Fauni et Pici sul piccolo Aventino (vicino a S. Balbina; non troppo distante dall’attuale Via della Fonte di Fauno), descritta da Ovidio in relazione al sacrificio di Numa (9), che servì a farsi istruire da Fauno e Pico sulle formule atte ad invocare Giove. Vi era poi la Fons Cati alle pendici sud-occidentali del Quirinale (in coincidenza con le successive Terme di Costantino 10), che andava a formare il rivo Petronia; le Fontes Lollianus, Pal(atinus?) e Scaurianus, note solo da un gruppo di iscrizioni (11) e appartenenti alla regione sud-occidentale del Celio, vicino a Porta Capena. Era e rimane questa una zona ricchissima di vene d’acqua, visto che vi scaturiva anche la Fons Mercurii: questa fonte era al centro delle Mercuralia alle Idi di Maggio (nell’anniversario della consacrazione del tempio, avvenuta nel 495 a.e.v). I mercanti ne impiegavano l’acqua per le abluzioni, per aspergere le proprie merci e per riscattarsi dalle proprie azioni fraudolente (12).
Questa fonte, verosimilmente la stessa attestata poi in epoca medievale (13), scorreva fino alla valle del Circo Massimo per poi defluire nella Cloaca Maxima o in qualche bacino di raccolta artificiale. Vi è poi una fonte citata da Plutarco con termine greco (μουσκῶσα καλουμένη κρήνη) e generalmente tradotta con Fons Muscosa, da porsi in relazione ad un tempio di Fortuna (14) di difficile identificazione; vi sono poi le Aquae Lautolae, (15), sorgenti di acqua calda allo sbocco dell’Argiletum nel Foro (tra il sacello di Giano e quello di Venere Cloacina), che avrebbero arrestato con il loro improvviso getto l’avanzata dei Sabini, a seguito del Ratto; il Fons Scipionum sul Pincio, vicino agli horti Lucullani (16). Vi sono poi ulteriori menzioni epigrafiche relative ad un Fons Perennis fuori Porta Viminale, ad un Fons Sermon(alis?) ed ad un Fons Maenianus di oscura collocazione (17); inoltre, alcune Fontes anonime (18) che potrebbero rifersisi fare a fonti summenzionate. Infine la Fons Olei, prodigiosa scaturigine d’olio (19) dalla riva del Tevere.
Dei numerosi fiumicelli formati da queste fonti, a loro volta destinatari di culto (20), si possono citare: l’Amnis Petroniae (originato nell’area tra Pincio e Quirinale), lo Spinon (le acque tra il Quirinale e l’Esquilino, attraverso il Foro), il Nodinus (da quelle dell’Esquilino, Celio e Aventino) e l’Aqua Tutiae.
Adriano Mattia Cefis
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NOTE
1) https://admaioravertite.org/2018/12/08/il-dio-fons-ed-il-culto-delle-sorgenti/
2) Lexicon Topographicum Urbis Romae (LTUR) II 257-261 e Dizionario Epigrafico di Antichità Romane III, pag. 182.
3) Frontino, De Aquaeductu 4: “Il ricordo di queste ultime è ancora vivo e si conserva con venerazione: si crede guariscano gli infermi, come le fonti delle Camene, di Apollo e di Giuturna.”
4) Numerosissime le fonti che trattano di questo luogo sacro; per completezza si rimanda ad un prossimo articolo di Ad Maiora Vertite. Plutarco, Numa 13: “Bisognava poi consacrare alle Muse il luogo del miracolo e i prati circostanti, dove esse venivano di solito e conversavano con lui; e dichiarare la fonte che irrigava quel luogo acqua sacra alle Vestali, perché, attingendone ogni giorno, purificassero e aspergessero il santuario.” Livio I 21, 3: “C’era un bosco con al centro una grotta buia dalla quale sprigionava una fonte di acqua perenne. Poichè Numa vi si recava spessissimo senza testimoni e diceva di aver lì i suoi appuntamenti con la dea, consacrò il bosco alle Camene sostenendo che queste ultime si vedevano in quella radura con la sua consorte Egeria.” Giovenale, Satire III 11-20: “..sotto gli archi vetusti dell’umida porta Capena. Qui, dove si avevano un tempo, di notte, i convegni di Numa e di Egeria, il tempio e i boschetti della sacra fontana sono locati ai Giudei, che in tutto posseggono un cesto e un poco di fieno (vuole infatti la legge che si paghi una tassa per pianta ond’è che, cacciate le Muse, il bosco non fa che stender la mano). Scendiamo per la valle d’Egeria e tra grotte che non han niente di naturale: quanto, in queste acque, sentiresti la presenza del nume se l’erba le cingesse di verde e non profanasse la pietra il tufo così naturale.” Marziale II 6: “Viandante stracco vieni meno subito, e dovendo correre a Boville pretendi di riposarti alle Camene.” Marziale X 35: “Sarei propenso a credere che così giocasse Egeria nell’antro umido di Numa.” Ovidio, Metamorfosi XV 480: “..[Numa] felice per avere in moglie una ninfa e sotto la guida delle Camene, insegnò le sacre cerimonie e convertì alle arti della pace una gente abituata alla guerra spietata.” Vitruvio, De Architectura VIII 3: “Esistono tuttavia fonti calde dalle quali sgorga acqua di ottimo sapore, così gradevole a versi da non far certo sentire la mancanza né dell’acqua Marcia né di quella delle Camene.”
5) LTUR I 216. La fontana venne individuata da Lanciani alle pendici del Celio, sotto Villa Mattei, nei resti di un monumentale ninfeo a tre navate scoperto nel 1558, la cui pianta ci è nota da Pirro Ligorio. Gli scavi Parker del 1868 rimisero in luce i resti del ninfeo (R. Lanciani, Storia di Scavi2 III, 225 s).
6) Livio III 63, 7: “..i consoli allora, per non dare adito ad accuse infondate, spostarono la seduta nei prati Flamini, cioè là dove oggi c’è il santuario di Apollo e che era già chiamato Apollinare.” Plutarco, Silla 32: “..portò la sua testa al cospetto di Silla, che sedeva nel Foro. Poi, andò a lavarsi le mani alla pila dell᾽acqua lustrale del tempio di Apollo che si trovava lì vicino.” Fu il console Gneo Giulio Mentone a consacrare il tempio.
7) Il luogo, la cui posizione risulta incontrovertibile dalle fonti, fu riportato alla luce agli inizi del ‘900 da Giacomo Boni. Vedi Coarelli, Roma pp. 83-87, LTUR III 168-170.
8) Varrone, De l.l. V 71: “La ninfa Giuturna è detta così, perché tale da giovare [Iuturna quae iuvaret]. Pertanto molti malati sogliono, in virtù di questo suo nome, attingere acqua da questa fonte.” Frontino, vedi nota 2.
9) Dionigi di Alicarnasso, Ant. Rom. VI 13: “..quando lo scontro ebbe fine si videro nel Foro due altissimi e splendenti giovani in assetto militare, reduci da una battaglia appena terminata, che conducevano i cavalli coperti di sudore. Si dice che essi, smontati dai cavalli, si lavarono nell’acqua la quale, sgorgando presso il tempio di Vesta forma un lago, piccolo ma profondo [..] il tempio fondato a Castore e Polluce nel Foro, dove comparvero; e la fonte vicina è ritenuta tutt’oggi sacra..” Properzio III 22: “..la salubre sorgente a cui il cavallo di Castore si dissetò.” Simmaco, Epist. I 95: “..nei tempi addietro, avendo la Repubblica Romana ottenuto una gloriosa vittoria, Castore e Polluce divulgarono la notizia favorevole presso il Lago di Giuturna.” Ovidio, Fasti I 708: “Sei giorni prima delle successive Calende fu dedicato un tempio ai due dii figli di Leda: sono stati due fratelli di stirpe divina [ndt, Druso e Tiberio] a costruirlo, per due fratelli divini, presso la Fonte di Giuturna.”. Il tempio venne restaurato e riconsacrato nel 6; il preesistente tempio di Castore era stato inaugurato nel 484 a.e.v. dopo la battaglia del Lago Regillo contro i Latini.” Valerio Massimo I 8: “Si sa, per altro, che Castore e Polluce vegliarono a protezione dell’impero romano anche quando furono visti asciugare il sudore loro e dei cavalli presso il lago di Giuturna e il loro tempietto, attiguo alla fonte, apparve miracolosamente aperto, senza che fosse intervenuta mano d’uomo.” Plutarco, Aem. Paul. 25, 2: “Il primo che li incontrò nel foro, mentre, vicino ad una fonte, facevano riposare i cavalli madidi di sudore, rimase stupefatto nell’ascoltare la notizia.” Plutarco, Coriolano 3, 5: “Dicono che in quella battaglia siano comparsi anche i Dioscuri, e che subito dopo lo scontro li si vide nel foro, con i cavalli stillanti sudore, ad annunciare la vittoria, là, presso la fontana dove ora è il tempio loro dedicato.” Cicerone, Pro Cluentio 36, 101: “..come quelle statue dorate che egli fece innalzare accanto al tempio di Giuturna”. Floro, Epitome I 28: “Furon visti due giovani su candidi cavalli, presso il lago di Giuturna, lavare la polvere e il sangue.” Stazio, Silvae IV 5, 35: “Chi oserà negare che, una volta svezzato, si sia nutrito bevendo alla fonte di Giuturna?”
10) Ovidio, Fasti III 297: “Ai piedi dell’Aventino c’era un bosco buio, fitto di lecci [..] In mezzo ad esso c’era una radura, nella quale un filo d’acqua perenne sgorgava da una pietra coperta di muschio verde. Fauno e Pico erano pressoché i soli a bere da esso. Qui si recò Numa, sacrificò un’agnella alla sorgente, lasciò delle coppe piene di vino profumato..”
11) Festo 39 L: “Fonte da cui l’Acqua Petroniana sgorga nel Tevere. Questo nome deriva dal fatto che quella si trova sul terreno di un certo Cato.”
12) Fons Lollianus (CIL VI 162 e quelle respinte come false 162 1*, 162 2* e 162 6*), Pal(atinus?) (CIL V 157) e Scaurianus (CIL VI 164–165),
13) Ovidio, Fasti V 673 sgg: “Nei pressi di Porta Capena c’è una fonte dedicata a Mercurio: se si deve credere a chi l’ha sperimentata, essa ha delle virtù divine. Vi si reca il mercante, vestito con la tunica corta e ritualmente purificato, attinge l’acqua con un recipiente affumicato e la porta via. Bagna con essa un ramo d’alloro e con l’alloro bagnato asperge le merci destinate a passare nelle mani dei nuovi proprietari. Con lo stesso ramo d’alloro gocciolante si asperge anche i capelli e con la stessa voce con cui è abituato ad ingannare i clienti pronuncia questa preghiera: «assolvimi», dice, «per i falsi giuramenti che ho fatto in passato! Assolvimi per le parole menzognere che ho detto anche ieri! Sia che abbia citato te a testimone, o abbia invocato fallacemente la divinità del grande Giove, nella speranza di non esser sentito, o abbia ingannato di proposito qualche altro dio o dea: possa il vento di Noto disperdere velocemente le mie sfrontate parole! E possa domani io dire altre menzogne, e che gli dèi non si curino se avrò nominato qualcuno di loro! Assicurami solo il guadagno e la possibilità di godere di ciò che guadagno, e fa in modo che possa trarre profitto ingannando il cliente». Mercurio, nell’alto del Cielo, ride ascoltando questa preghiera, e si ricorda di quando lui stesso rubò le vacche di Ortigia”.
14) Memorabilia Urbis Romae 30 (De diversis templis): “Il tempio di Mercurio sull’Aventino che volge al Circo e al tempio di Pallade, e la fonte di Mercurio, dove i mercanti ottengono responsi”. Vedi: https://www.romanoimpero.com/2017/04/fonte-e-tempio-di-mercurio.html
15) Plutarco, De Fortuna Romanorum 10: “E presso la fonte detta Muscosa, ancora, c’è un tempio della Fortuna Vergine, e sull’Esquilino di quella che si volge..”
16) Vedi nota 9: https://admaioravertite.org/2018/12/08/il-dio-fons-ed-il-culto-delle-sorgenti/
17) LTUR II, 261: “Attestato unicamente da Pomponio Leto nella versione interpolata dei Cataloghi Regionari (233 VZ I) nella Regio IX (circus Flaminius) tra gli horti Lucullani e il sepulcrum Augustorum.”
18) Fons Sermonalis, d’incerta lettura (CIL VI 151); Fons Perennis (CIL VI 29821) fuori Porta Viminale; Fons Maenianus (CIL VI 9493);
19) CIL VI 155, 156, 158–161, 163 e 8718.
20) Cassio Dione XLVIII 43: “Ora, molti eventi di natura portentosa si erano verificati anche prima di questo, come ad esempio lo scaturire di olio sulla riva del Tevere.”
21) Cicerone, De Nat. Deor. III 52: “..nella preghiera degli auguri vediamo comparire i nomi Tiberino, Spinone, Anemone, Nodino e quelli dei fiumi più vicini.”
Un commento su “Il Culto delle Sorgenti, appendice”