Metodi di ricerca pagana

Annunci

In questo articolo ci si riferisce ad ogni culto pagano, quindi potete intercambiare il termine “romano” con qualsiasi forma religiosa seguiate, il discorso vale per tutti.
Inoltre vuole essere uno spunto di riflessione per chi già si occupa dell’argomento, ma soprattutto un “tutorial” per coloro i quali ancora novizi brancolano nel buio.


Quante volte ci è capitato, a noi tutti, di sentir banalizzare la religiosità dei culti antichi con vaghe frasi come <i romani facevano così> o <i celti amavano la natura>?
Quante volte invece abbiamo sentito <dagli egizi ai romani, dai caldei ai britanni è tutta la stessa religione>?
E quante altre volte ci è stato detto <i pagani veneravano quello che non capivano>?

Il disprezzo per le religioni che la società moderna ha, tanto quanto le forme più superficiali di studio tradizionalista, quanto alcuni approcci neopagani nascono tutti dalla medesima matrice: superficialità nell’indagine storica.
Poiché parliamo di culti antichi, è necessario per tutti (dai novizi ai più esperti) uno studio storico approfondito, proprio per evitare di cadere in errori banali anche sul piano teologico.
Facciamo un esempio strettamente romano:
Oggi sempre più spesso si parla di individui “larvizzati”.
Le larvae sono, oggi, viste come forme-pensiero che abitano il piano lunare più basso (c.d. sublunare). E si intende per “larvizzato” una persona schiava di queste forme-pensiero (spesso prodotte dallo stesso individuo) e che hanno origine dall’emotività.
Condivisibile o meno questa interpretazione, bisogna far notare che per quanto sia di largo uso nel mondo romano oggi, nessuna fonte antica ci parla di “larvizzati”. Si parla di larve, ma non di persone ad esse schiave.
Qui si evince un grande errore di metodo: ovvero che non si può contemporaneamente parlare di “vera romanità” e mischiarla con concetti estranei -o non dichiaratamente evidenti- in Roma antica. Validi o meno che siano.

Da qui partiamo per un altro punto.
La differenza tra pubblico e privato, e dei contesti.
Nella nostra “evoluta società” moderna, abbiamo totalmente abbandonato la forma legata al contesto. Dal linguaggio volgare usato in Parlamento, alla mancanza di rispetto verso l’autorità (dalle FFAA FO, ai docenti,etc), e dall’abbigliamento inadeguato ai contesti (chiese, teatri, occasioni importanti,etc.) fino all’irriverenza verso gli anziani.

Similmente facciamo fatica in ambito spirituale a scindere tra quello che è il nostro pensiero personale, il nostro percorso, e quello che è il reale contenuto della tradizione a cui ci professiamo appartenenti. Così come coloro i quali all’interno delle varie associazioni assumono un’autorità di qualche tipo non riescono mai a staccarsi da se stessi per avere un comportamento adeguato alla loro carica.
E quindi cosa accade?
Accade che un’ opinione personale si trasforma improvvisamente in un dictat di una determinata religione.
Es.
Io penso che l’essere umano sia diviso in quattro corpi, quindi i romani pensavano che l’essere umano fosse diviso in quattro corpi.
Es.
Io penso che quello sia un individuo negativo, quindi lo espello dalla mia associazione, oppure gli metto contro il resto del gruppo.

Questi sono enormi errori di metodo, nonché causa di gran parte dei mali del paganesimo odierno in Italia.

Invece il corretto (ed onesto!) modo di approcciarsi ad un pensiero pagano è quello di scindere le cose:
Io penso che […], ma i romani pensavano che […].
Io credo che quell’individuo sia […], ma quale dovrebbe essere il pensiero della carica che rivesto?

Del giusto modo di comportarsi ne abbiamo un’ampia serie di esempi nel passato. Primo fra tutti Giunio Bruto, primo Console di Roma nel 509ac, che mise a morte il figlio per aver complottato con i Tarquini. Perché un gesto così crudele?
Perché lui non era Bruto, lui era un Console della Res Publica.
Da lui dovremmo prendere esempio.

E questo ovviamente vale per tutto, chi tra voi mi segue anche nel privato sà che alcune cose che affermo su questo blog, o all’interno delle associazioni di cui faccio parte non coincidono con il mio personale pensiero.
Incoerenza?
A me verrebbe più da pensare ai Romani che in pubblico tenevano una moglie, e poi una schiera di uomini e donne in privato.
Perché il privato ed il pubblico non sono la medesima cosa: nel privato, o quando non rappresentiamo nessuno abbiamo il pieno dovere e diritto di esprimere noi stessi. Ma quando parliamo per nome di terzi (associazioni o ideali) non possiamo parlare come se fossimo noi, ma dobbiamo farlo come se fossimo quel terzo.
Quindi le idee che abbiamo a livello personale privato non dobbiamo spacciarle per il culto di cui facciamo parte soltanto per avvalorare il nostro “essere dei puristi”, bensì dobbiamo tenerle per noi o esprimerle in contesti ben precisi in cui parliamo solo ed esclusivamente per noi stessi. Mentre quando parliamo anche per terzi, fare un grande gesto di abbattimento dell’ego, e parlare spesso contro le nostre idee di quello che è in realtà chi ci ha nominati suo portavoce vorrebbe fosse detto.
E’ in questo modo, e soltanto in questo modo, che si può smettere con tutti gli inutili litigi e la continua frammentazione delle realtà pagane.

Ovviamente questo vale anche dall’altro lato, e cioè non confondere quello che uno sostiene nel privato con quello che invece sostiene nel pubblico.

L’importanza dello studio storico è proprio questo: molto spesso (ma questa è la natura umana!) si integrano le lacune nelle informazioni possedute con illazioni (da questa stessa matrice nascono anche i complottismi). Lo studio storico serve per ridurre queste lacune al minimo.

E cioè nessuno, nessuno, nessuno, meglio degli antichi può spiegarci il culto che loro stessi praticavano.

Contemporaneamente la ricerca storica ed archeologica hanno un grande valore per lo studio della realtà religiosa di un popolo, perché a differenza dei maestroni (che hanno ricevuto le pratiche in sogno dagli Dei, o da antiche famiglie) che non hanno bisogno di dimostrare quanto dicono, coloro che stanno nel mondo universitario sono costretti a portare numerosissime dimostrazioni alle loro tesi perché c’è un intero cosmo di altri accademici che non vede l’ora di “fargli la pelle” al primo errore commesso.

Quindi possiamo serenamente dire che il “vero” culto pagano è quello che troviamo nelle fonti antiche e nel mondo accademico. Le pratiche, le teorie a cui decidiamo di accostarci -giuste o sbagliate che siano- che non siano comprovate storicamente, sono solo e soltanto nostre opinioni, e come tali devono essere affermate.

Potreste magari vedere tutto questo come un’ovvietà, ma invece non è così perché troppo spesso si legge in articoli, si sente in conferenze, o nelle dottrine portate avanti da un’infinità di associazioni, di considerazioni quali <i romani pensavano/dicevano/facevano> che non sono vere. O meglio, non erano vere per i romani, o nel migliore dei casi non lo sappiamo se lo erano oppure no.

Non ci si rende conto della gravità di tutto questo!
Perché oltre a portare un danno all’individuo che -prima o poi- iniziando una ricerca personale si renderà conto della falsità di certe affermazioni, sentendosi tradito addebiterà al Culto (e non all’individuo) la colpa di tale tradimento, abbandonando così il persorso pagano. Già sono pochi coloro che si pongono il dubbio di poter venerare tante divinità, ancor meno quelli che scoprono esserci delle associazioni, minimi quelli che riescono ad unirsi ad una di queste, quanti potrebbero mai essere quelli che se ne staccano per cercarne un’altra o continuare? Sono moltissimi gli amici che hanno abbandonato ogni forma di culto, o che si sono ritirati nella grotta, perché traditi dal loro ultimo maestrone.
Vogliamo fare forse come i bambini che <o stai nella mia cerchia, oppure non devi stare con nessuno!!!>???.
E’ giunto il momento invece per il paganesimo di diventare adulto.

Scindiamo le nostre personali idee da quello che era la realtà dei culti antichi, che non significa tenere per noi queste idee, o ignorarle, o non rifletterci, produrne di nuove; bensì essere chiari che sono idee nostre (magari legate a percorsi precedenti) e non concetti antichi.

NOVIZI:
Fino ad ora ho parlato riferendomi soprattutto a chi ha già un’esperienza, ma se un novizio non vuole cadere in tutto questo?
Bè prima di tutto deve studiare per conto suo, dando priorità alle fonti antiche, in secondo piano ai testi accademici, in ultima istanza (e parzialmente sconsigliato) i testi di divulgazione.
Evitate internet.
Le fonti le trovate gratuitamente in qualsiasi biblioteca, a volte scaricabili in .pdf basta una ricerca su internet (o nelle bibliografie dei testi seri) per trovare i titoli.
I testi accademici è sufficiente che andiate sul sito di un’università con un corso che sia legato al culto che volete seguire, e guardiate i testi d’esame (e se possibile seguire le lezioni, dato che nelle università pubbliche le lezioni sono aperte a tutti e gratuite), in questo modo assimilate anche involontariamente il metodo di ricerca. E se proprio non volete comprarli esistono le sacrosante biblioteche universitarie dove poterli consultare gratuitamente!
I testi di divulgazione sono parzialmente sconsigliati perché spesso pieni di imprecisioni, anche se di facile reperibilità, o addirittura con errori madornali con miscugli tremendi da mettersi a piangere. Sono davvero molto rari i libri seri in questo senso, ho fatto un video dove ho messo a confronto uno di questi, con due testi di ben altro valore, e dove ho spiegato esattamente come riconoscere un libro serio da uno farlocco.
In breve: guardate prima di tutto l’autore, aprite google e cercate di capire chi è, cos’ha scritto, se ha un’esperienza universitaria, etc. Poi guardate com’è organizzato, la divisione in capitoli e paragrafi, e vedete se ha almeno un ordine logico. In fine, più importante di tutto, guardate la bibliografia: se non c’è denunciate la libreria che lo vende per crimini contro l’umanità; se ce l’ha assicuratevi che faccia ampio uso a fonti antiche, e poi studiatevi i testi moderni di riferimento.
NB: meno di due pagine di bibliografia è un articoletto, non un libro.

Siccome studiare richiede tempo, ci sono altri mezzi per salvarsi nel mentre che si studia:
Chiedere sempre le fonti di quanto afferma il vostro interlocutore, come spesso accade (anche qui è umano) non le si ricorda, quindi farsi dire almeno il libro ed andare a leggerlo per vedere se è vero che c’è scritto quanto afferma. Se possibile farsi mandare, anche in un secondo momento, libro, rigo, paragrafo della citazione, se nella totalità o maggior parte dei casi non dà il rimando, significa che quella citazione non esiste. E comunque non limitatevi MAI al prendere atto di questa affermazione, andatela a verificare.
Anche perché se è falso avrete già letto un libro in più, se è vero avrete scoperto tante altre informazioni che vi mancavano. In entrambi i casi ci guadagnate!

Quando si sentono affermazioni dal taglio storico dimostrate con mezzi che non hanno una prova verificabile (iniziazioni, discorsi con le divinità, famiglie segrete che passano segreti, e cose simili) diffidate immediatamente. Potrebbero essere veritiere nell’ambito dell’ opinabile come detto sopra, ma se affermato come <i romani pensavano/dicevano/facevano che […] perché mi l’ha detto il dio/ il guru/ nonna> allora già sapete che quanto affermato è come minimo parzialmente falso.

Qualcuno potrebbe dirvi che le fonti sono state alterate dagli amanuensi cristiani per nasconderci la verità, e che quindi ciò che vi viene propinato è il vero culto antico.
Ma quanto è faziosa una frase simile?!
Premesso che ci sono anche arrivati frammenti di testi anche direttamente dall’antichità, e che quando comprate una fonte pubblicata nella prefazione viene scritto dal curatore se il testo è stato modificato nel tempo oppure no, ed in quali parti i frammenti sono discordanti (ammesso che lo siano).
Quando un testo antico viene pubblicato, sappiate che non ne esiste una sola versione di riferimento, ma ci sono diversi manoscritti più o meno antichi tramandati, a volte parzialmente dissimili. Il compito del curatore del testo è, non solo quello di tradurlo, ma soprattutto di valutare qual è tra questi quello più valido e realistico.
Inoltre volendone negare il valore, si dovrebbe negare tutto, e pertanto mettere in dubbio la stessa esistenza di Roma, dato che la sua storia la conosciamo attraverso le fonti bibliografiche antiche, e quindi se quelle non sono valide stiamo tutti quanti parlando di aria fritta, e perciò l’impostazione nostra tanto quanto quella dei “maestroni” è priva di valore e fondamento…… tanto varrebbe farci tutti buddhisti!

E perciò l’unico “vero” culto antico è quello che apprendiamo dalle fonti antiche, a cui si può liberamente aggiungere una propria idea personale. Ma mai confonderla con questa verità storica.
Ad Maiora Vertite nasce proprio con questo scopo (come potete leggere nei Principii), essendoci una mancanza nella nozione storica del Culto Romano, abbiamo deciso di farla noi, gratuita ed aperta a tutti (sia per chi già è ferrato in materia, sia chi non lo è). Per il resto, aggiungetevi nel vostro privato tutte le opinioni e le pratiche che volete, similmente facciamo noi nel nostro.

C’è però da fare un’annotazione per quanto riguarda le fonti, e cioè che bisogna prepararsi alla loro lettura. Non sempre tutti i testi antichi hanno lo stesso taglio, a volte narrano in modo esplicativo, a volte sono esercizi di retorica, altre volte sono ironici, a volte sono forme poetiche. Bisogna di volta in volta essere abbastanza attenti e presenti (sapendo anche la vita dell’autore, ed il momento storico, compresi i motivi per cui viene scritto!) per comprendere quale di questi è.
Per cui se un autore latino ci narra di un tale che girava in una lettiga chiusa per non vedere i segni nefasti, non significa che i romani facessero così o che fosse giusto così, ma piuttosto che -com’è questo il caso infatti- si derideva questo personaggio per l’insensatezza del gesto.
Oppure la ben nota Eneide, che è una miniera d’oro d’informazioni religiose, ma bisogna ricordarsi che resta pur sempre un testo poetico scritto nel Isec.ac e pubblicato da Augusto (dopo la morte dell’autore che non l’aveva terminata!) con il preciso intento propagandistico di esaltare i Romani e la famiglia Giulia legittimando le loro azioni. Tant’è che già la si elogiava prima ancora della pubblicazione, Proezio infatti -contemporaneo alla scrittura del testo- disse <fatevi indietro, scrittori Romani e Greci! Sta nascendo qualcosa di più grande dell’Iliade>, una bella pubblicità per un testo non ancora pubblicato.
Altro esempio sono i Fasti di Ovidio, interrotti a metà perché l’autore venne mandato in esilio da Augusto, e non per una malevola e perfida opera degli amanuensi in funzione antipagana.

Per tutte queste ragioni è necessario sapere quanto più possibile sugli scopi delle opere, e sulla vita degli autori per poter comprendere le ragioni ed i contenuti delle opere stesse.

Anche qui, nel pragmatismo, il consiglio è quello di iniziare a farsi un’infarinatura generale in rete (su siti che citino le fonti), per poi affidarsi a dei testi accademici che pongono spesso nelle bibliografie e nelle note le fonti che possono poi esservi utili.
Quindi iniziare anche la lettura delle fonti.

Inoltre è necessario lo studio storico del popolo di riferimento, non a livello liceale, ma a livello universitario anche questo. E non solo dal punto di vista del vostro popolo come “centro” ed unico, ma anche di quelli vicini e dai quali sono stati influenzati, almeno in modo generale.
Per quanto concerne i romani, per esempio, oltre allo studio della storia romana, studiate dei popoli italici con cui sono entrati in contatto e che ne hanno portato grande influenza (capolavoro in questo senso è “Storia della Prima Italia” di Massimo Pallottino, chi non sa chi sia….. bè può essere una prima ricerca che potete fare sull’autore come si diceva prima).

Inizierete quindi a rendervi conto che affermazioni come <i romani facevano così> non sono corrette, perché nel lungo periodo della loro esistenza hanno cambiato molto la loro religiosità, e questo vale per tutti i popoli. Così come vi renderete conto che le religioni si formano in determinati luoghi, e contesi, e non sono banalmente intercambiabili con altre.
Si possono trovare delle analogie in virtù del fatto che gli esseri umani sono tutti umani, ma nulla di più.
Guardiamo soltanto all’evoluzione folle che ebbero le divinità familiari dalla nascita di Roma fino all’età imperiale! (per ulteriori info a riguardo “Il Culto Privato in Roma Antica” di Attilio de Marchi, ed. Victrix)

Se poi siete davvero malati, verificate anche le fonti citate nei libri, perché spesso sono sbagliate…… ma questo è un passo ulteriore nella malattia da studioso, io intanto vi metto la pulce nell’orecchio.

E la spiritualità in tutto ciò? Il sentir proprio?
Tranquilli, nessuno ve li tocca.
Fatevi solo due domande di profonda umiltà:
-Sono io davvero in grado di “sentire”? Sono davvero capace di farlo, oppure sono influenzato dalla vita nella modernità?
-Ciò che sento può essere adatto per me, e soltanto per me, in questo luogo ed in questo momento e poi cambiare?

Ricordiamoci che, parafrasando, scripta manent, sensūs volant, e quindi ribadiamo come prima che qualcosa che è una vostra opinione è soltanto vostra, valida per voi e per chi è concorde con voi, ed in quel momento, ma non è quello che pensavano gli appartenenti al culto a cui vi siete accostati.

Per concludere, ci sono molti che sostengono che l’essere umano è cambiato, che ci sono state delle rivoluzioni interiori per cui una pratica con base storica non è più utile.
Bè io domando a costoro di portare delle prove concrete ed evidenti di questi cambiamenti, perché ai miei occhi il Sole, la Luna e le stelle sorgono sempre ad est e tramontano ad ovest, la Terra ed i pianeti fanno sempre lo stesso giro, così come noi umani amiamo, odiamo, mangiamo, dormiamo, facciamo l’amore e la guerra, pensiamo, oziamo, costruiamo, tutto come facevano già in antichità allo stesso modo (chi ama la storia noterà infinite analogie del mondo umano oggi, con quello antico…. per esempio l’inquinamento di fumi dei metalli del Isec d.c. pari soltanto alla Londra vittoriana).
Pensiamo di essere cambiati, ma siamo gli stessi cavernicoli di 15000 anni fa solo che abbiamo macchine, smartphone e fucili.

Questa dunque non è rievocazione storica, è semplicemente ricerca sulla nostra religione. Perché nessuno può dirci, meglio di un pagano -nato e cresciuto in un mondo pagano-, cosa sia il paganesimo.

I rievocatori sono quelli che fanno tutto ciò senza crederci, senza rifletterci ma prendendone atto, e poi si travestono.

Un percorso spirituale è infinitamente faticoso già di per sé, noi abbiamo l’handicap di vivere in un mondo dove oltre a questa fatica c’è anche quella di ristudiare tutto quanto da capo.

Emanuele Viotti

RispondiAnnulla risposta

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.