Vertumnalia – 13 Agosto

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I Vertumnalia erano una festa celebrata il 13 agosto (alle Idi nel calendario solare), in questa data si venerava Vertumno, dio del cambio di stagione, che presiedeva alla maturazione dei frutti.
Pur essendo un culto presente in Roma nei pressi del Vicus Tuscus (il “quartiere” etrusco di Roma) con una statua in acero fin dal età regia vicino al Tempio dei Castori [1], il culto viene ufficialmente portato a Roma tramite rito della evocatio ai tempi della conquista romana di Volsinii (“capitale” della Dodecapoli etrusca) nel 264ac.
La tradizione varroniana lo vuole introdotto a Roma da Tito Tazio (e perciò il dio sarebbe di origine sabina), mentre Proezio parla di una sua statua che risaliva a prima di Numa Pompilio, queste fonti hanno condotto Devoto ad ipotizzarlo come un dio di origine protolatina, concordando quindi con Torelli su una influenza latina sugli etruschi [2] prima che questi divenissero La Potenza dell’Italia pre-romana.
Inoltre le fonti [3] ci parlano di una statua in bronzo del dio, costruita dal personaggio mitico Mamurio Veturio (a cui è legata la festa dei Mamuralia alla fine dell’anno sacro, seguita da Anna Perenna). Nessuna di queste statue tuttavia, né l’originaria in acero, né la successiva in bronzo sono state rinvenute.

Quale che sia l’origine di questo culto, abbiamo il dato certo che a livello ufficiale è presente in Roma con un suo tempio a partire dal 264ac.

Al dio Vertumno è attribuito il prosciugamento della valle del Foro, e pare che il suo nome derivasse proprio da verso ab amne, anche se oggi si rifiuta questa etimologia. [4]
Così come egli diverse il fiume, così diverge l’anno: la sua festa è in opposizione con le Idi di Febbraio, inizio dei Parentalia -festa dei defunti-, l’inizio della fine dell’anno sacro, e se nel secondo mese la terra è ancora dura per il freddo e “morta”, così all’opposto ad Agosto si colgono i frutti della terra (ricordiamo i Vinalia al 19 di agosto). I frutti in suo onore cambiano colore, le spighe s’ingrossano, l’innestatore scioglie il suo voto offrendogli una corona di pomi prodotti dal pero innestato a forza (nota interessante per la rituaria in genere quella di sacrificare materiale cresciuto per merito della stessa divinità).[5]
Il suo nome, Properzio fa dire al Dio, viene da verte cioè da girarsi, volgersi, poiché egli è in grado di mutare: vestito in tessuto di Cos (rinomata isola che produce tessuti pregiati) sarà una dolce fanciulla; se indossa una toga nessuno negherà il suo essere uomo; con una falce ed un covone di fieno sarà un contadino; un tempo ha portato le armi; fu mietitore e portava pesi; nelle vertenze è sempre sobrio; ma quando indossa la ghirlanda di fiori offerta ai banchetti, sarà ubriaco; con una fascia ruberà l’aspetto di Bacco (Iacco); con la cetra quello di Apollo; con le reti va a caccia; con le panie un dio uccellatore. Verturno può anche assumere forma di auriga, o di saltinbanco; pesca con la canna; o vende merci; fa il pastore; porta le rose in un cesto nell’arena; sono suoi i doni dell’orto (infatti nel mito appare anche come amante di Pomona); i cetriolo, la zucca ed il cavolo sono i suoi contrassegni; tutti i fiori che sbocciano gli decorano il capo. E poiché muta in tutte le forme gli venne dato questo nome. [vedi 5]
Questo medesimo concetto di mutamento è possibile dirlo anche di Fauno che <si trasforma assumendo molti aspetti e cambiando la propria natura> [6] e infatti se ne ritrova la sua festa alle opposte Idi di Febbraio.

I Vertumnalia inoltre vanno a connettersi con diverse altre divinità con aspetti legati al mutamento, e che sono festeggiate questo stesso giorno: Diana (dea della Luna), Ercole (che aveva un lectisterno condiviso con Diana), Castore e Polluce (gli Dei del mutamento in battaglia), la Fortuna Equestre (mutabile di sua natura), nei fasti Allifani -in fine- compare anche Flora che ha una sua propria festa all’apice del periodo di fioritura (fine Aprile inizio Maggio) e chiude il periodo con la fine dell’estate in questo giorno di Vertumno [7]. Molte di queste divinità per altro avevano un tempio sull’Aventino, primo tra tutti fu proprio quello di Diana costruito (ancora una volta in funzione di mutamento) per limare la centralità del santuario “panlatino” di Diana Aricina. Sull’aventino sorgeva poi il tempio di Libero e Libera, rendendolo -in un certo senso- il colle dei plebei, in contrapposizione con il colle dei patrizi che era il Palatino. [8] Non a caso quindi la festa di Diana alle idi, diviene anche nota come servorum dies (giorno degli schiavi), finendo poi per cadere in prossimità di Ferragosto (originariamente il primo del mese), analogia un poco inquietante se riflettiamo sulla realtà dei diritti/doveri degli schiavi antichi, rispetto ai diritti/doveri dei liberi cittadini odierni. Si pensi solo che quella che oggi è una democrazia in antichità sarebbe stata definita oligarghia.
E forse è corretta l’analisi di Maurizio Bettini [9] che vede in questa festa e nella venerazione di Vertumno un desiderio di allentamento e di mutamento dei mores (costumi) molto rigidi in Roma soprattutto nella sfera pubblica e dell’apparenza, dell’esteriorità, non nei contenuti quanto piuttosto nella forma. Tanto sono rigide, infatti, le norme inerenti l’abbigliamento e gli oggetti indossati in base allo status sociale (determinate toghe, determinati gioielli) quanto è specifica l’abilità “trasformista” di Vertumno nel cambio d’abito (vedi sopra).

Questa parentesi era volta a sottolineare il significato di cambiamento che comunque ha questo giorno, e quindi il senso d’essere di Vertumno.

Ricordiamoci poi che seppure noi oggi prendiamo a riferimento le date esatte dei Solstizi (20 Giugno e 21 Dicembre)e degli Equinozi (20 Marzo e 22 Settembre) come riferimento per indicare il cambiamento delle stagioni, nella realtà astonomica questi sono gli apici delle stagioni stesse. Infatti se i Solstizi sono il momento in cui il Sole nel suo moto apparente raggiunge la sua declinazione massima (estate) o minima (inverno) e gli Equinozi sono quel momento in cui il Sole si trova allo zenith dell’equatore (ovvero che giorno e notte sono della medesima durata); possiamo dire che Solstizi ed Equinozi non sono l’inizio di una stagione, bensì il loro apice, e che l’inizio si trovi esattamente a metà tra l’uno e l’altro. Perciò nel momento subito successivo all’inizio della primavera troviamo Fauno esattamente come nel momento subito successivo all’inizio dell’autunno troviamo Vertumno.
Se Giano quindi ha la funzione di passaggio in senso di separazione: qui finisce un luogo o un tempo; Vertumno è l’opposta trasformazione all’interno del medesimo ciclo.

Purtroppo manchiamo d’informazioni inerentemente cosa avvenisse durante questa festa, ci è nota soltanto una celebrazione nei pressi del suo tempio, forse un comune sacrificio.

Emanuele Viotti

NOTE:

1 Samuel Ball Platner e Thomas Ashby, “A topographical dictionary of ancient Rome, Oxford University Press” l’autore riporta come fonti: Varro, LL v. 46; Liv. xliv. 16. Io; Cic. in Verr. i. 154 and Asc. ad loc.

2 Mario Torelli, La Forza della Tradizione

3 Properzio, Elegie IV, 2, 61

4 A. Perutelli, G. Paduana, E.Rossi, Storia e testi della Letteratura Latina (Elegie, Properzio), Zanichelli

5 Propezio, Elegie IV, 2, 10 e successivi

6 Plutarco, Numa 15

7 Corpus Inscriptionum Latinarum

8 ulteriori informazioni vedi Dario Sabbatucci, “La Religione di Roma antica”

9 Atti del Convegno Properzio, Vertumno e i Mores Pubblici, Università di Perugia, 2010

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