Il buon senso del buon senso

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Un giorno mi venne posta una considerazione illuminante che recitava grossomodo così:
<perché bisognerebbe usare il ragionamento? Ci sono cose che non sono logiche, ed anzi la logica è fondamentalmente inutile. La coerenza poi è una cosa che non va più di moda dal secondo dopoguerra, e quindi mi sento libero di dire tutto ed il suo opposto a seconda del momento>

Naturalmente il mio interlocutore non era un illuminato, né un sommo saggio, ciò nonostante mi ha posto davanti ad un problema che ho sempre dato per scontato e che evidentemente scontato non è.
Perché il raziocinio è sano che abbia la priorità sull’istinto del momento?

Premetto che per questo articolo non parlerò assolutamente dello Spirito, che in qualità di incarnazione divina presente in ognuno di noi è chiaramente superiore alla stessa mente, e verso il quale la mente ha un rapporto di subalternità e comunicazione con i due corpi inferiori (fisico, animico/emozionale), e pertanto nel quadro complessivo l’uso e la sana pulizia della mente è fondamentale per la buona riuscita di un contatto con il divino che è in noi.

<Il buon senso è la cosa meglio distribuita al mondo. Ciascuno infatti pensa di esserne così ben provvisto che anche coloro che di tutte le altre cose non si contentano mai, di questa sono soliti non volerne più di quanto ne hanno.>
Cartesio, Discorso sul Metodo


Partiamo da un esempio di assenza di raziocinio.
Gli animali non posseggono il ragionamento, un pensiero, o meglio lo posseggono in modo molto elementare e totalmente funzionale ai propri bisogni (che chiameremo per semplicità cerebrale):
ho fame, per esperienza so che in quel luogo trovo il cibo, cerco il modo migliore per arrivarci.

Ovvero il ragionamento cerebrale è uno strumento funzionale ad un fine prestabilito.
Nel ragionamento filosofico, nel pensiero, invece non vi è un fine prestabilito, ma tende ad elevarsi all’infinito con un susseguirsi di ragionamenti corretti e correlati raggiungendo la verità riguardo un qualcosa (ma non dandosi un obiettivo prestabilito da dimostrare).

Quindi vivere senza pensieri significa tendere non ad un qualcosa di elevato, di ideale, di superiore; bensì significa tendere verso qualcosa di basso, materiale, necessario per la sopravvivenza ma tremendamente arido e materialista.

Inoltre il pensiero dotato di un fine è anche limitato nel tempo e nello spazio alla necessità fisica. Il pensiero invece è immortale e privo di uno spazio ben definito, si può partire da una domanda semplice (di cosa è fatta una forchetta?) e proseguendo con le domande ed i perché arrivare ad interrogarsi sulla materia costitutiva degli Dei, passando per l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. Quindi il pensiero, il ragionamento filosofico, è potenzialmente immortale, così come lo sono anche gli Dei, e perciò è un elemento decisamente più elevato rispetto al ragionamento limitato e funzionale.

<Buon senso: Capacità dell’individuo di valutare e distinguere il logico dall’illogico, l’opportuno dall’inopportuno, e di comportarsi in modo giusto, saggio ed equilibrato>
dizionario Repubblica

In un’ottica sacra perciò ragionare e produrre un pensiero costruito (e non un’affermazione aprioristica: <questo è così perché si>) genera un qualcosa che innalza verso gli Dei, e se dunque lo scopo di qualsiasi religione è quello di avvicinarsi alla propria divinità, concluderei che il ragionamento è parte essenziale del percorso di ognuno.
Per pensiero costruito intendo un pensiero innalzato come un muro, posto un mattone sopra l’altro, e retto da quelli sottostanti. Un muro non crolla se è ben costruito con ordine e precisione fin dalle fondamenta; e quindi che quel pensiero non ha falle, è inattaccabile, e non richiede alcun atto fideistico o aprioristico per stare in piedi.

Perciò possiamo concludere che chi non tenda ad un ragionamento costruito, elevato, utilizza il proprio apparato mentale alla stregua di un animale (ovviamente nel contesto sociale umano che è comunque più complesso di quello delle bestie), nei limiti del necessario. Ma l’esercizio costante del pensiero porta ad un enorme ampliamento delle capacità in ogni campo, perché esercita anche la capacità di immaginare soluzioni migliori a problemi complessi.

<Il buon senso fa gli uomini capaci>
Nepoleone, Aforismi e pensieri politici, morali e filosofici


Un passaggio successivo è quello che la ragione è equilibrata.
Il corpo fisico per sua natura è programmato per l’autoconservazione, e tutto ciò che fa è funzionale a questo.
L’emotività è funzionale alla conservazione del gruppo, e questo fa.
La mente è funzionale alla comprensione del cosmo, ed infatti è quella che permette anche di vincere la paura per uno scopo più elevato, e di mettersi in diretto contatto con il piano spirituale; e perciò da una posizione privilegiata può valutare le scelte.
Se dunque -ad esempio- mi trovassi senz’acqua a rischio della vita, in un dato momento l’istinto mi dirà di mangiare per placare la fame sopraggiunta. L’animale infatti questo fa, si attiva per poter mangiare pur non avendo acqua. Ma la mente raziocinante a cui è noto il fatto che la digestione richiede il consumo di liquidi, e quindi ulteriore disidratazione, reprime la fame sopportando in attesa di trovare una fonte d’acqua. Anche perché come è noto a tutti è più facile morire di sete che non di fame.
E quindi la mente ha la capacità di imporre al corpo una forma autolesionista, contraria all’istinto di autoconservazione che però gli permette di sopravvivere.

Similmente l’emotività magari può spingermi ad uccidere quello che sta fermo con il semaforo verde, ma non lo faccio perché mia mente razionale sa che se lo uccido poi mi si sporca la giacca ed il sangue è sempre un casino da togliere.

Inoltre la mente razionale, quando è pura, sa anche in quali occasioni auto-limitarsi per concedere sano sfogo ed uso degli altri corpi, di modo da mantenere un equilibrio, ed affidare ad ognuno il proprio ruolo nel proprio campo. Questa gestione equilibrata di ciò che proviene dal corpo fisico e animico si chiama “buon senso”.
Ed è in virtù di questa capacità equilibratrice che vi è un senso nell’avere buon senso.
Ovviamente corpo fisico e animico non posseggono limiti o equilibrio in virtù del proprio scopo: se il corpo fisico fosse posato nell’autoconservazione, probabilmente moriremmo tutti suicidi per vedere “che succede se faccio così”;
se posata fosse l’anima non saremmo in grado di costruire alcun tipo di relazione sociale che non sia basata sul logico sfruttamento, e purtroppo in alcuni posti, soprattutto ricchi, la maggioranza è così in quanto la larva del denaro ha corrotto la maggioranza delle persone costringendoli a reprimere la propria emotività (invece di dominarla in modo equilibrato), quando non se ne è proprio appropriata.

Fin qui pare che abbia detto l’ovvio dell’ovvio.
“Ma noi si parla del mondo magico e spirituale” dirà qualcuno “è chiaro che non si può usare la ragione come strumento in questo caso”.
Perché mai no?
Premesso che se qualcuno afferma ciò, è perché presume che la spiritualità sia un qualcosa di slegato dal mondo in cui viviamo. La materia è pregna di forze divine (come dimostrato in un articolo precedente) e se il mondo in cui viviamo è razionalmente spiegabile (le scienze lo rendono evidente) ed utilizzabile: allora anche la spiritualità è razionalmente spiegabile ed utilizzabile.

Un esempio pragmatico di quanto dico è questo.
La razionalità di per sé non ha forza, non “produce energia” utilizzabile in un qualsivoglia rito, però ha gli strumenti per decidere quando, come, dove, e per quale motivo. Quindi per quanto una persona senta di agire magicamente “dalla pancia” deve anche sapere quando farlo e quando no, e perché accadono certe cose. Ma per farlo ha bisogno di un esercizio costante del pensiero.

Un’altra virtù della ragione è il fatto che tutte le qualità che in ogni percorso sono strettamente legate al buon religioso ad osservarle attentamente sono il prodotto di una mente razionale pulita.
Facciamo alcuni esempi.
Il Coraggio, che si dice provenire dal cuore, in realtà viene dalla mente, e si esercita. Il coraggio intanto non è la mancanza di paura, ma è l’affrontare le cose nonostante la paura: ovvero avere lucida capacità di analizzare una situazione per affrontarla nonostante il conscio rischio. La Saggezza è la capacità si saper scegliere sulla base dell’esperienza maturata e senza influenze emotive. La Pietas verso gli Dei, è il riconoscere la loro superiorità e quindi il nostro dovere di fare certi riti per avvicinarne alcuni ed allontanarne altri. E si potrebbe andare avanti elencando tutte le virtù (a parte in alcune religioni monoteiste, dove si fanno a virtù certe emozioni, in una linea discendente presa in carico come passo finale dalle nuove religioni economiche che hanno mutato in virtù le necessità fisiche).

<Quasi vero quidquam sit tam valde, quam nil sapere vulgare.>
<Come se ci fosse qualcosa di più comune della mancanza di buon senso.>
Marco Tullio Cicerone, De divinatione

“Ma tutto questo è aridità, non si lascia alcuno spazio sentimento religioso?”
Come dicevo la mente quando è pulita sa anche lasciare il giusto spazio a tutto. Quando osserviamo un albero, è giusto sapere perché e come cresce, ma non significa che ci è preclusa la possibilità di emozionarci davanti ad esso.
Conoscere, scegliere ed agire secondo un pensiero non significa che non bisogna provare emozioni; anzi le emozioni vanno provate, ma il dominio deve essere della mente su questi altri corpi (con equilibrio, quindi riconoscendone le necessità).
Allora quando usiamo la ragione? La ragione ci serve in ultima analisi per cercare la verità delle cose, e distinguere il vero ed il falso, il corretto dall’errore, l’utile dall’inutile, l’onesto dal disonesto.
E quindi è ciò che nel nostro percorso spirituale ci evita i deliri di onnipotenza senza cadere nella sudditanza a qualche maestro; ci permette di scegliere quale rito è utile e non ci arrecherà danno e quale invece si; ci fa prendere una strada avendone valutato davvero tutte le opzioni.

<Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune.>
Alessandro Manzoni, I promessi sposi


Un grande classico che si legge su internet tra le richieste d’aiuto è il rito per dare la possibilità a terzi di ottenere qualcosa, e chi chiede sa sempre che lo sta facendo per il loro bene.
Chiunque applichi costantemente l’uso della ragione può vedere immediatamente che il richiedente non si è applicato allo stesso modo. Anzi, sta anteponendo un proprio bisogno emotivo di aiutare (nobilissimo) alla libertà individuale del terzo, che poi è la realtà oggettiva, evidente, razionale ed incontestabilmente vera.
E dunque ammesso che il terzo abbia bisogno e sia anche degno di aver quel qualcosa; ammesso che sia corretto agire per conto terzi senza richiesta; ammesso che un rito specifico, utile ad una situazione precisa, possa essere dato su internet senza conoscere né il richiedente né il terzo*; ammesso che tutte queste cose siano giuste (e non lo sono) il nostro richiedente si applicherà con la ragione o con l’emozione? Perché se agisce sull’onda dell’emotività otterrà solo dei danni per sé e per il terzo, con tutto ciò che ne consegue.

[*I riti pubblicati su Ad Maiora Vertite sono validi in quanto presuppongono che chi legge veneri gli Dei romani, e quindi sia già in un ottica legata al Culto Romano; essi sono al termine di una lunga serie di articoli esplicativi; sono generali e validamente applicabili da chiunque; inoltre sono basati sui riti di Catone che egli già aveva pubblicato in antichità, e quindi sono fruibili al pubblico come lo erano i suoi a quel tempo.]

Invece con una mente equilibrata, di buon senso, sarà in grado di prendere tutte le decisioni necessarie, facendo tutte le valutazioni del caso. Una volta valutato tutto, utilizzare sia il corpo fisico che quello emotivo per raggiungere lo scopo prefisso (sono volutamente vago in quanto esistono diversi approcci al rito ed alla magia).

Perciò in conclusione l’uso della ragione, del buon senso, della razionalità, non è inutile. Anzi è fondamentale per ogni tipo di decisione.

 

<Noi abbiamo più buon senso quando le cose vanno male: quando vanno a gonfie vele, ci tolgono la capacità d’intendere.>
Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio

Il mito postbellico della “fantasia al potere” è un qualcosa di perfettamente irreale, se avete un sogno o qualcosa dove il cuore vi spinge inseguitelo, ma utilizzando la ragione altrimenti sarà solo la sequela di inutili sbagli, dai quali non imparerete perché già avevate previsto dove ed in che modo avreste potuto fallire.
Invece un passo calcolato alla volta, si arriva ovunque.

Io consiglio sempre di andare in montagna, perché è un posto potenzialmente pericoloso, dove bisogna organizzarsi mentalmente prima di partire, attrezzare a seconda del contesto facendo scelte ragionate (es. porto la piccozza che potrebbe servire ma pesa, oppure no?), e quando si parte si sa che basta una distrazione per non tornare a casa. Eppure, un passo alla volta, con fatica, senza correre, usando la ragione ed il buon senso, si può arrivare in cima e lì ci si emoziona e ci si gode il risultato…. oppure si può anche non arrivare in cima per cattive condizioni meteo improvvise, o per altri motivi, ed essere costretti a tornare a casa. Per poi ritornarci di nuovo, e riaffrontare da capo! Tutto questo esercitando la mente a dominare la stanchezza e la fatica (corpo fisico), oltre alla sfiducia e desiderio di tornare a casa (anima/emotività), che sono demoni che ci si trova sempre ad affrontare. Chi ama la montagna sa che c’è sempre un momento in cui ci si domanda <ma chi me l’ha fatto fare?>.

È così che funziona, è così che si persegue un cammino senza perdersi.

<Quelli che invocano il buon senso per la soluzione dei problemi, dimenticano che gli uomini di senso comune (cioè la maggioranza che comanda) ne sono privi.>
Alessandro Morandotti, Minime

 

Una parentesi finale riguardo alla coerenza. Questa spesso viene accordata con la razionalità: una persona ragionevole è anche una persona coerente si dice comunemente.
Ma anche una persona irragionevole può essere coerente, purché sia sempre irragionevole; perciò nella sua irragionevolezza, nella totale e perpetua mancanza di logica può essere coerente, se lo è sempre.
Un assassino può essere coerente se uccide sempre.
E così una persona razionale può essere incoerente se in un medesimo discorso mischia ragione ed emotività.
O come certuni che mischiano il dato oggettivo con la fantasia per sostenere alcune idee (ragione per cui invito sempre a studiare sulle fonti antiche, onde evitare di cadere in mano a questi), spacciandosi per sapienti: anche essi sono incoerenti.


Quindi la coerenza non è necessariamente una virtù, se applicata alle cose sbagliate. E non è una cosa che viene o va di moda. E solo un dato oggettivo, come molte altre cose quando si impara a guardare il mondo.

Emanuele Viotti

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