<Ivi, mentre passavano tranquillamente il tempo nei posti di guardia, si fece innanzi un Gallo notevole per la sua statura e per le armi che portava; e dopo aver imposto silenzio percuotendo lo scudo con l’asta, sfidò a duello tramite l’interprete, uno dei Romani.
Recentemente ci è pervenuta una teoria secondo la quale gli Dei antichi (nello specifico della conversazioni quelli romani) non avendo più avuto per secoli templi e offerte si sarebbero ridotti a Larve, e pertanto oggi sarebbero impossibili da venerare o sarebbe comunque inutile farlo.
Nella complessa struttura del calendario Romano riconosciamo ancora in epoca tarda l’eredità di quello che era il calendario lunare in tre festività che si ripetono ogni mese: Kalendae (KAL), Nonae (NON) ed Idi (EID).
Prima di parlare di queste tre festività sarebbe appropriato fare un piccolo esame sull’evoluzione del Calendario romano (pubblicheremo in futuro un articolo a sé più approfondito). Continua la lettura di KAL – NON – EID→
Innanzi tutto è necessario fare uno spartiacque tra quello che è il culto privato e quello pubblico.
Nonostante il culto pubblico dev’essere nato in epoca arcaica dal privato noi oggi non possediamo nulla di questo, fatta eccezione per le festività del calendario e pochi accenni troppo vaghi per ricostruire anche una sola delle pratiche templari.
Quello che ci rimane invece riguarda il culto privato. Continua la lettura di Il Culto Privato→
Luca Corvi, nato a Forlì nel 1991, diplomato al liceo classico e laureando in Giurisprudenza.
Da sempre appassionato di storia antica (sopratutto greca e romana) e assiduo lettore di testi della classicità.
Si è avvicinato nel corso degli anni a filosofie e dottrine indiane, tramite lo studio di numerosi testi di storia delle religioni e di antropologia comparata.
L’interesse per l’origine di miti e tradizioni comuni a popoli diversi, unito allo studio accademico del diritto romano arcaico, ha portato Luca ad approfondire il tema della religiosità romana prisca; deciso ad iniziare un’attività divulgativa si è unito a Ad Maiora Vertite, mosso da interesse storico e pratico per la religione dei nostri padri, che ritiene dovrebbe illuminare anche quest’epoca buia.
IANE BICEPS, ANNI TACITE LABENTIS ORIGO, SOLVS DE SVPERI QVI TUA TERGA VIDES: DEXTER ADES DICIBVS QVORUM SECVRA LABORE OTIA TERRA FERAX, OTIA PONTUS AGIT. DEXTER ADES PATRIBUSQVE TUIS, POPULOQUE QUIRINI: ET RESERA NVTV CANDIDA TEMPLO TVO. [0]
Ad Maiora Vertite [1] è un progetto che nasce con lo scopo di studiare il Culto Romano nella sua forma teorica e pratica. Poiché partiamo dal presupposto che sia IVS e conforme ai MAIORA accostarsi agli Dei nel modo più vicino possibile a quello antico, non essendoci nulla di Romano nel mondo Moderno.
Su un clipeus un avvoltoio fasto avente la testa al suo cuore; nel punto d’onore una patella e nel bellico un lituus. Sul capo, seguendo l’arco dello scudo, è presente il motto latino “Deis, Patriae, Genti”, allo stesso modo in punta “Ad Maiora Vertite”. Le parole sono separate da sette scudi. I colori sono l’oro e l’amaranto.
SPIEGAZIONE:
Il clipeus è lo scudo oplitico tipicamente italico, che riunisce in sé tutti i significati della civitas, ed è sinonimo di protezione ed unità.
Nel punto d’onore si posiziona la patella, che è il piatto utilizzato per le offerte nei riti romani e che è presente sugli altari. La sua posizione elevata e la forma richiamano il disco solare, la cui posizione informa l’osservatore che sta guardando verso sud.
L’avvoltoio fasto (provenendo da un quadrante fasto) compare alla Fondazione di Roma, è presente come resti di offerte nel Lapis Niger, ed è simbolo della vendetta divina. Inoltre è un animale che elimina di cadaveri dal mondo, senza infettarsi o rimanerne danneggiato, evitando il diffondersi di malattie e pestilenze.
Il lituus è il bastone utilizzato dagli àuguri, i sacerdoti specializzati nell’interpretare il volere divino; e veniva utilizzato per dividere il cielo separando le zone familiari da quelle ostili, quelle antiche da quelle postiche. Indica la capacità di prevedere il futuro ed il volere degli Dèi. È anche sinonimo di sapienza.
La scritta “deis, patriae, genti” indica coloro i quali intendiamo avvantaggiare con il nostro lavoro: per gli Dèi, per la terra dei Padri, e per la famiglia allargata.
“Ad Maiora Vertite” significa “volgetevi verso le cose più alte”.
I sette scudi che separano le parole richiamano la complessità magica del numero sette, che nella tradizione romana si manifesta nei sette Re di Roma, nei sette colli, il Septimontium.
La scelta dell’avvoltoio, forse la più impressionante, è legata al carico di simboli che esso porta con sé, e alla ferma volontà di eliminare quei cadaveri putrescenti che da troppo tempo appestano la Tradizione Romana, senza rimanerne infettati.
Danilo Serratore nasce a Prato (PO) il 13 Aprile 1980. Dopo un diploma scientifico sceglie la strada degli studi umanistici e si laurea in Storia Contemporanea a Firenze.
Si trasferisce dopo gli studi a Firenze dove si sposa, per poi evadere dalla città con la famiglia e mettere nuove radici nell’entroterra toscano, a contatto con la Natura in un piccolo paese di provincia. Intraprende qui la vita dell’agricoltore e dell’allevatore iniziando una piccola attività agricola.
Appassionato sin da bambino di Storia e di Religione, approfondisce già in giovane età lo studio del Buddhismo Theravada. In seguito allarga l’interesse a molte altre tradizioni religiose: Taoismo, Islam, Cristianesimo protestante e anabattista, vari tipi di paganesimo.
Solo grazie al Blog Ad Maiora Vertite viene in contatto con una conoscenza più dettagliata della Tradizionale Romana e se ne appassiona, trovando tante risposte alle molte ricerche.
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