<Assistetemi, o Dèi!
Non disdegnate i doni della povera mia mensa
ch’io v’offro in nude ciotole di terra,
chè ben di terra cotta fece i primi vasi,
nella molle creta ben li foggiò l’antico agricoltore.
Non io richiedo le ricchezze avite,
non il censo che cumuli di messi procacciavano ai miei progenitori,
poche messi mi bastano,
mi basta riposar nel mio letto
e ristorarmi le membra nel triclinio consueto.>
<Adsitis, divi, neu vos e paupere mensa
Dona nec e puris spernite fictilibus.
Fictilia antiquus primum sibi fecit agrestis
Pocula, de facili conposuitque luto.
Non ego divitias patrum fructusque requiro,
Quos tulit antiquo condita messis avo:
Parva seges satis est, satis requiescere lecto
Si licet et solito membra levare toro.>
Tibullo, Elegie, I 37, 44
Che dolce! 🙂