Giano Bifronte, inizio dell’anno che tacito scorre,
tu che solo fra gli Dei puoi vedere il tuo dorso,
si propizio ai duci per opera dei quali la fertile
terra gode di serena pace, e così il mare;
sii propizio ai senatori e al popolo di Quirino
e dischiudi con un solo tuo cenno gli splendidi templi.
Sorge un giorno felice: accogliendo con animi e discorsi
appropriati: in questo giorno lieto si dicano liete cose.
All’orecchio non giungano liti, stiano lontane le folli
contese, e tu maligna turba rinvia la tua opera.
La fiamma riverbera il chiarore sull’oro dei templi
e irradia un vibrante splendore al sommo degli edifici.
Alla rupe Tarpea si ascende con toghe immacolate,
e anche il popolo veste di bianco la sua festa.
Già i nuovi fasci precedono, rifulge la nuova porpora,
e il mirabile avorio sostiene i nuovi pesi.
I giovenchi non ancora domati che l’erba falisca ha nutrito
nei suoi campi, porgono il collo al colpo che le immoli;
intanto Giove dall’alto della sua reggia mira l’orbe intero,
e non v’è cosa che veda se non romana.
Salve, giorno felice, ritorna sempre migliore,
degno di essere onorato dal popolo signore del mondo>
Ovidio, Fasti, I, 65ss