Preghiera per i nuovi Consoli 31 Dicembre

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Preghiera d’ Ausonio eletto console nel prendere i fasci all’ ultimo di Dicembre

Vieni, o Giano, sol nuovo e rinato anno,
De’ Latini a veder su la curule
Console Ausonio. Non è forse ei degno
Spettacolo ai tuoi sguardi, ora che è fatto
Solo all’ augusta maestà secondo?
Di qui muovon, segnando agl’ immortali
Lor fasti il tempo, di Quirino i figli,
E il gran consiglio, cui fiammeggian cinte
Di porpora le toghe. Anno, con lieti
Auspicii sorto, lepid’ aure adduci
Nella salubre primavera, e piogge
Nell’ estivo solstizio, e boreali
Brezze al Settembre; le autunnali brine
Stempri sottil frescura, e declinando
Per misurati gradi il caldo ceda.
Umido Nolo la semente ammolli;
E sia nevoso il verno, infin che torni
Marzo, dell’anno antico padre. Spiri
Nuova grazia di fiori all’odoroso
Maggio; e Luglio con gli Euri il mar tranquilli,
E la messe maturi : il Cane incendi
Non accresca al Lion ; bella dispensi
Di color varianza e di sapori
Agli arbori Pomona; e ciò che adulto
La state fè, maturi autunno ; e il verno
Dell’offertagli dote in geniali
Ozii fruisca. Regni pace al mondo,
E poter di maligno astro non sia,
Che la conturbi. Penetrar le case
Non ardisca di Marte alcun pianeta
A lui nemico ; non la luna, o il ratto
Mercurio che vicino a noi si gira ;
Non tu, Saturno, che ti volgi estremo
Nel più remoto ciel : tu dall’ ignito
Marte diviso affretterai tranquillo
L’ etereo corso. ltene voi congiunti,
Giove, Stella felice, e Citerea,
Scorta del giorno ; e vi sia pur compagno
Talor Mercurio, agli ospiti cortese.
Vieni, o Giano ; sol nuovo, e rinato anno.
Domi i nemici laddov’ or correndo
All’omaggio lo Svevo al Franco misto,
Di vestir chiede de’ Latini il saio ;
E dove cogli erranti Unni divise
II Sarniata la patria ; e dove, stesa
Agli Alani la destra, ardiva il Gela
Mover all’Istro assalto ; ecco sen viene
(Giá la Vittoria su le rapid’ ali
Me ne reca l’annunzio) il grande Augusto
Ad onestar del suo saluto il mio
Grado, cui lieto avria con me diviso.
Vieni, o Giano; sol nuovo, e rinato anno.
II fulgor del tuo riso anche al venturo
Anno prolunga, o sul : d’ Ausonio i fasci
Cesare avra, della trinata veste
La quinta volta ornato. Oh! di quai lustro
La consolar mia porpora s’ abbella,
Poi che degna vestirla a me secondo
Il sommo Augusto! Odi con mite orecchio,
Nemesi, il vanto: più che nguat non sembra
Farmi Augusto a sé stesso, allor ch’a’miei
Fasci d’entrar consente innanzi a’ suoi?
Vieni, o Giano ; sol nuovo, e rinato anno.
Sospingi il corso de’ seguaci mesi
Per le dodici porte ; e fa che il sole
Al tropico s’affretti, e, a lui di nuovo
Dato il tergo, tramutisi all’opposto
Vernale cerchio; e senza posa scorra
Di tre segnali la quadrupla vicenda
Sprona gli estivi giorni e le brumali
Tarde notti, o promesso anno che il nome
Avrai da Augusto. Oh come io sarò lieto,
Se tanta ho vita ch’io ti veggia! Oh come
In lui d’aver parrammi un’altra volta
L’onor de’ fasci, e porrò in ciel la fronte!

Ausonio, Edyllia, 333 (8)

Decimo Magno Ausonio è considerato uno dei massimi eruditi del IVsec dell’era volgare, tuttavia i suoi due più famosi allievi, Ponzio Anicio Paolino e l’imperatore Gallieno, divennero l’uno vescovo di Nola e l’altro fortemente attivo in una politica antipagana. Tuttavia è evidente dagli scritti di Ausonio che egli era molto legato alla tradizione pagana, non ultima una lettera inviata al suo ex allievo, ormai vescovo di Nola, in cui lo sconsiglia di intraprendere la sua vita contemplativa.

PRECATIO CONSULIS DESIGNATI PRIDIE KALENDAS

IANUARIAS FASCIBUS SUMPTIS

IANE, VENI; NOVUS ANNE, VENI; RENOVATE VENI SOL,

consulis Ausonii Latiam visure curulem,

5ecquid ab Augusta nunc maiestate secundum

quod mireris, habes? Roma illa domusque Quirini

et toga purpurei rutilans praetexta senati

hoc apice aeternis signat sua tempora fastis.

IANE, VENI: NOVUS ANNE, VENI: RENOVATE VENI, SOL.

10Anne, bonis coepte auspiciis, da vere salubri

apricas ventorum animas, da roscida Cancro

solstitia et gelidum Boream Septembribus horis,

mordeat autumnis frigus subtile pruinis

et tenuata moris cesset mediocribus aestas,

15sementem Notus umificet, sit bruma nivalis,

dum pater antiqui renovatur Martius anni.

IANE, VENI: NOVUS ANNE, VENI: RENOVATE VENI, SOL.

Spiret odorato florum nova gratia Maio,

Iulius et segetes coquat et mare temperet Euris,

20Sirius ardentem non augeat igne Leonem,

discolor arboreos variet Pomona sapores,

mitiget autumnus, quod maturaverit aestas,

et genialis hiems parta sibi dote fruatur,

pacem mundus agat nec turbida sidera regnent.

IANE, VENI: NOVUS ANNE, VENI: RENOVATE VENI, SOL.

Nulla tuos, Gradive, offendat stella penates,

quae non aequa tibi; non Cynthia, non celer Arcas

finitimus terris; non tu, Saturne, supremo

ultime circuitu: procul a Pyroente remotus

30tranquillum properabis iter. vos comminus ite,

stella salutigeri Iovis et Cythereie Vesper:

non umquam hospitibus facilis Cyllenius absit.

IANE, VENI: NOVUS ANNE, VENI: RENOVATE VENI, SOL.

Hostibus edomitis, qua Francia mixta Suebis

35certat ad obsequium, Latiis ut militet armis,

qua vaga Sauromates sibi iunxerat agmina Chuni,

quaque Getes sociis Histrum adsultabat Alanis

(hoc mihi praepetibus victoria nuntiat alis):

iam venit Augustus, nostros ut comat honores,

40officio exornans, quos participare cupisset.

IANE, VENI: NOVUS ANNE, VENI: RENOVATE VENI, SOL.

Aurea venturo, Sol, porrige gaudia Iano:

fascibus Ausonii succedet Caesar in annum,

quintam Romulei praetextam habiturus honoris,

45ecce ubi se cumulat mea purpura (mitibus audi

auribus hoc. Nemesis) post me dignatur oriri

Augustus consul, plus quam conferre videtur

me sibi, qui iussit nostros praecedere fasces.

IANE, VENI: NOVUS ANNE, VENI: RENOVATE VENI, SOL.

50Tu tropicum soli da 1 cedere, rursus et illum

terga dare, ut duplex tropico varietur ab astro

et quater a ternis properet mutatio signis,

aestivos inpelle dies brumamque morantem

noctibus adceleret promissus Caesaris annus,

55illum ego si cernam, tum terque quaterque beatus,

tunc ero bis consul, tunc tangam vertice caelum.

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