Parentalia 13-21 febbraio

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LE FESTE DEI MORTI
All’ora sesta (mezzogiorno) delle Idi di Febbraio iniziano i Parentalia, o dies parentes.[1]

I Parentalia sono il periodo durante i quale i romani si recano presso i tumuli (tombe) dei loro parentes (antenati). Il periodo è di nove giorni, un novendinalis (da novem dies), secondo il calcolo romano inclusivo, durante il quale gli antenati si levavano dalle loro tombe per tornare a visitare i vivi, e così fantasmi si aggirano per le case dei romani, senza però disturbarli (cosa che invece accade ai Lemuria).
Questo periodo di nove giorni ripropone quello di lutto che iniziava con la sepoltura del defunto e finiva -appunto- il nono giorno dopo con un sacrificio. Nel rito funebre i nove giorni servivano ad allontanare eventuali effetti negativi da parte di larve o presagi nefasti. Perciò questa apparente riproposizione di un normale periodo di lutto per il defunto diventa una festa pubblica (e privata) in prossimità della fine dell’anno sacro, il cui nuovo inizia a Marzo).

Questa festa si estendeva dal 13 al 21 febbraio, un periodo interamente nefasto (in senso calendariale) durante il quale cadevano numerose altre celebrazioni:
il 13/02 Fauno [2], una parentatio delle Vergini Vestali [3], Giove [4];
il 15/02 Lupercalia;
il 17/02 i Quirinalia;
il 21/02 i Feralia
[5]

Fin qui tutto semplice, ma dobbiamo essere più precisi.
La festa dei Parentalia infatti non è una generica festa dei morti (come invece sono i Lemuria, o l’apertura del Mundus), bensì è la festa dei parentes, cioè degli antenati comuni.
Il termine parentare si riferisce più precisamente a due azioni rituali: quella dei Parentalia, e quella che il Flamine di Quirino compiva sulla tomba di Acca Larenzia il 23/12 come sacrificio.
Non solo la parentatio del Flamine di Quirino (cioè del Romolo divinizzato) presso la tomba di Acca Larenzia si lega ad un vincolo di parentela, in quanto lei è madre adottiva di Romolo. Ma questo vincolo viene a riproporsi con le Vestali durante i parentalia, essendo che esse sono sotto la tutela del Pontefice Massimo, cioè colui che ha come sede ufficiale la Reggia, e quindi possiede simbolicamente un’eredità regale (solo simbolicamente perché il vero “re” è il Rex Sacrorum), cioè direttamente da Romolo.
Perciò in questo viene a spiegarsi perché sono le Vestali, e non altri sacerdozi, ad incarnare la pietà filiale durante la festa dei Parentalia per tutto il popolo romano.
La differenza tra le feste dei Parentalia da un lato e di Lemuria e Mundus dall’altro, è fondamentale: se tutti gli antenati sono morti, non tutti i morti sono antenati.

Si capisce facilmente che questa festa in antichità era diventata quanto più una festa dei patrizi, essendo che conoscono i propri antenati (al contrario dei plebei). Ovidio [8] ci narra che nel periodo di scontro tra gli ordini accadde che ci si dimenticò di questa festa. Ma i fantasmi degli avi apparvero, con ululati tremendi per le stradi, e morti improvvise, perciò si accorse ai tumuli degli per placarli. E così cessarono questi prodigi.

Oltre alla festività privata, ne esisteva anche una pubblica. Infatti le Vestali in questo periodo erano incaricate di celebrare una parentatio pubblica [ibid.3], evidentemente al fine di assicurarsi che la festività venisse fatta, e per onorare gli antenati di tutto il popolo romano, e probabilmente anche i loro Re originari (Fauno, Giove e Romolo/Quirino, le cui feste compaio in questo periodo).

Abbiamo detto che questi sono tutti giorni nefasti, ma è necessario fare una precisazione:
– era nefasto, e perciò vietata l’attività dei tribunali e civica, solo un periodo;
– erano dies religiosi, cioè giorni un cui è vietato sacrificare agli Dèi immortali (ma presumibilmente alle divinità familiari si), e quindi che i templi erano chiusi, e che si evita di celebrare matrimoni,

Più precisamente il periodo di giorni nefasti vanno dalle Kalende di Febbaio (il 1) fino al 14 febbraio, dal 15 febbraio (Lupercalia) ai Quirinalia sono nefasti solo in parte. Mentre sembrerebbe essere dies religiosus tutto il periodo dei Parentalia (dal 13 al 21). Anche se reputo che, per ovvi motivi, non fossero tali i Lupercalia, i Quirinalia ed i Feralia.

In questo periodo si offre ai Mani Parentali, su di un coccio, delle corone di fiori, viole, farina di farro con un grano di sale e pane inzuppato nel vino.
La semplicità di queste offerte ci è giustificata dalla stessa fonte (Ovidio):

poco chiedono i Mani: essi gradiscono la pietas più della ricca offerta

La pietas, cioè il sentimento pio e doveroso che si esprime nel rapporto di reciprocità tra genitori e figli, tipico degli uomini religiosi ed incarnato a Enea. Non a caso dunque la fondazione della festa dei Parentalia è attribuita ad Enea.
Perciò riassumendo, il periodo dei Parentalia è una festa dei morti sia privata che pubblica. Il culto pubblico prevede un sacrificio delle vestali il primo giorno, e l’ultimo giorno, chiamato Feralia, era una festa pubblica della quale non sappiamo molto, forse una vecchia circondata di fanciulle sacrificava una capra a Tacita Mater Larum. E’ questo il giusto giorno per compiere il misterioso rito per far tacere le male lingue. [9]
Per tutto il resto della festività è vietato compiere sacrifici se non questo semplice banchetto preparato per i Mani.

La festa si conclude definitivamente il 22, con la Caristia, nota anche come cara cognatio, durante la quale ci si incontrava tra parenti per festeggiare coloro i quali sono ancora in vita.

Emanuele Viotti

Bibliografia:
La Religione di Roma antica, Dario Sabbatucci, Il Saggiatore, 1988
La Religione Romana Arcaica, G. Dumezi, Rizzoli, 1977
Il Culto Privato di Roma Antica, vol I, A. de Marchi, Victrix, 2003

1 Giovanni Lido, De Mensibus 4,29
2 Fasti Esquilini, 7ac
3 Philocalus datato al 354 dc
4 Fasti Verulani, datati al 14-37 dc
5 su queste ultime tre date tutti i calendari sono concordi
6 Ovidio, Fasti II,195 e Livio 2,48-50
7 Poemius Silvius 449 dc
8 Fasti, II
9 ibid. II, 571

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