Discorso di Gneo Manlio Vulsone ai suoi uomini
<Non mi sfugge, soldati, che i Galli eccellono in fama bellica su tutti i popoli che abitano l’Asia(1). Una nazione feroce, che ha vagato in guerra per quasi tutto il mondo, ha fissato la sua dimora tra una delle stirpi di uomini mitissima. I corpi sono alti, le capigliature lunghe e rosse, ampi gli scudi, lunghissime le spade; a ciò si aggiungano i canti quando entrano in battaglia, e gli ululati e le danze guerresche e l’orrendo fragore delle armi quando scuotono gli scudi in quel certo modo che è caratteristico del loro popolo, tutti accorgimenti predisposti proprio allo scopo di suscitare terrore. Ma di ciò abbiano paura i Greci, i Frigi, i Carii, che non vi sono affatto abituati; per i Romani è consueto il terribile frastuono dei Galli, anche le loro vuote esibizioni sono note. Solo in un’occasione, presso l’Allia, la prima volta che si sono scontrati con loro, i nostri antenati li hanno fuggiti; da allora sono ormai duecento anni che li massacrarono e li mettono in fuga in preda allo spavento come alle bestie, e sono stati celebrati più trionfi sui Galli che su tutti gli altri popoli del mondo. Ormai con l’esperienza si è visto questo: se si regge il loro primo assalto, a cui si lasciano andare con l’animo ardente e un’ira cieca, le loro membra prendono energia per il sudore e la stanchezza, le armi vacillano; i deboli corpi, gli animi pure deboli una volta che l’ira si sia calmata, sono prostrati dal sole, dalla polvere, dalla sete, anche senza che si debbano muovere le armi. Non solo con le legioni abbiamo sperimentato le loro armate, ma in duello T. Manlio e M. Valerio hanno dimostrato di quanto il valore romano prevalesse sulla furia gallica. Già M.Manlio, da solo, precipitò i Galli che in colonna salivano sul Campidoglio, e quei nostri antenati avevano a che fare con Galli autentici, generati nella loro terra; questi ormai sono degeneri, misti, dei veri Gallo-Greci, come vengono chiamati; come per le messi ed il bestiame, nella conservazione del carattere il seme non ha tanta forza quanta ne hanno le proprietà della terra e del clima in cui viene nutrito(2). I Macedoni che abitano Alessandria d’Egitto, Seleucia e Babilonia e le altre colie sparse per il mondo, sono degenerati in Siriani, Parti, Egizi; Massilia, posta tra i Galli, ha assunto in misura notevole il carattere dei vicini; ai Tarantini che cosa è dimasto delle celebre disciplina spartana, dura e rigida? Qualsiasi cosa nasca nel proprio ambiente è più autentica; ciò che è seminato in una sede estranea degenera, perché la sua natura si cambia in ciò da cui viene nutrito. Pertanto massacrerete i Frigi rivestiti di armi galliche, come li avete massacrati nell’esercito di ANtioco, voi vincitori, loro vinti. Ho più paura che ne derivi poca gloria, piuttosto che ci sia troppo da combattere. Il re Attalo spesso li ha messi in fuga e dispersi. Non dovete pensare che solo le belve da poco catturate in un primo momento conservino quella loro ferocia da animali selvatici, e poi, quando sono a lungo nutrite dalle mani dell’uomo, divengono più mansuete e che nel mitigare la ferocia degli uomini il processo naturale non sia il medesimo (3). Voi credete che questi siano gli stessi che furono i loro padri e nonni? Partiti in esilio dalla loro patria per mancanza di campi, occuparono queste terre dopo aver attraversato l’asperrima costa dell’Illirico e aver percorso quindi la Peonia e la Tracia combattendo contro popoli ferocissimi. Induriti ed esasperati da tanti mali, li accolse una terra in grado di saziarli con l’abbondanza di ogni bene. Campi fertilissimi, un clima mitissimo, il carattere pacifico dei vicini addomesticarono tutta questa ferocia che avevano al loro arrivo. Voi, per Ercole, uomini di Marte, dovete guardarvi dalle piacevolezze dell’Asia e fuggitele al più presto: tanto grande è la forza che questi piaceri stranieri hanno nell’eliminare il vigore dagli animi; così potente è il cattivo influsso delle regole di vita e degli usi dei vicini. Tuttavia si realizza la fortunata coincidenza che, mentre contro di voi non hanno affatto la stessa forza, presso i Greci mantengono la stessa fama con la quale sono venuti, e vincendo avrete fra gli alleati la stessa gloria che se aveste vinto dei Galli che conservavano il loro coraggio di antico stampo.>
Livio, XXXVIII, 17
1) si riferisce ai Galati
2) questo è interessante perché allora esiste una forza nei luoghi che ha maggior influenza di quella dell’origine!
3) anche questo è interessante, ed è il principio per cui qualunque straniero poteva venire a Roma e col tempo divenirne cittadino
Emanuele Viotti