<[1] È dicembre: la città è più che mai in fermento. È stata data ufficialmente via libera alla sfrenatezza; tutto risuona di grandi preparativi, come se ci fosse differenza tra i Saturnalia e i giorni di lavoro; invece non ce n’é nessuna, tanto che non mi sembra abbia sbagliato chi ha detto che una vola dicembre durava un mese, ora, invece, dura tutto l’anno.
[2] […] per non sembrare in contrasto con le pubbliche usanze, dobbiamo banchettare più allegramente e toglierci la toga? Infatti mentre una volta ciò non avveniva se non durante le sommosse e quando la patria era in grave pericolo, ora cambiamo vestiti per divertirci e per festeggiare.
[…]
[4] È segno di molto maggiore forza morale essere sobri e temperanti, mentre il popolo si ubriaca fino a vomitare, ma è segno di maggiore moderazione non allontanarsi dagli altri, non cercare di distinguersi e nemmeno confondersi con la massa, fare le stesse cose, ma non allo stesso modo: si può infatti celebrare una festa senza darsi alla sfrenatezza.
[…]
[6] Anche quando è tranquillo, l’animo si prepari alle difficoltà e, nella prosperità si rafforzi contro i colpi della sorte. Il sodato in tempo di pace fa manovre, costruisce trincee senza che vi siano nemici, e si stanca di fatiche superflue, per essere in grado di sostenere quelle necessarie; se non vuoi che uno tremi al momento delle difficoltà, fallo esercitare prima. […]
[12] Comincia dunque Lucio mio a seguire le abitudini di costoro, e riserva alcuni giorni in cui stare lontano dai tuoi beni e familiarizzare col poco; comincia ad avere rapporti cone la povertià “abbi il coraggio, ospite, di disprezzare le ricchezze, e renditi anche tu degno di Dio” [citazione da Virgilio, Eneide VIII 364-365 ndr]
[13] Nessun altro è degno di Dio quanto chi disprezza le ricchezze; non te ne proibisco il possesso, ma voglio che tu le possieda senza timore; e otterrai questo in un solo modo, se ti convincerai di poter vivere felice anche senza quelle, se le considererai sempre come beni destinati a svanire.
[…]>
<[1] December est mensis: cum maxime civitas sudat. Ius luxuriae publice datum est; ingenti apparatu sonant omnia, tamquam quicquam inter Saturnalia intersit et dies rerum agendarum; adeo nihil interest ut <non> videatur mihi errasse qui dixit olim mensem Decembrem fuisse, nunc annum.
[2] […] ne dissidere videremur cum publicis moribus, et hilarius cenandum et exuendam togam. Nam quod fieri nisi in tumultu et tristi tempore civitatis non solebat, voluptatis causa ac festorum dierum vestem mutavimus.
[…]
[4] Hoc multo fortius est, ebrio ac vomitante populo siccum ac sobrium esse, illud temperantius, non excerpere se nec insignire nec misceri omnibus et eadem sed non eodem modo facere; licet enim sine luxuria agere festum diem.
[…]
[6] In ipsa securitate animus ad difficilia se praeparet et contra iniurias fortunae inter beneficia firmetur. Miles in media pace decurrit, sine ullo hoste vallum iacit, et supervacuo labore lassatur ut sufficere necessario possit; quem in ipsa re trepidare nolueris, ante rem exerceas. […]
[12] Incipe ergo, mi Lucili, sequi horum consuetudinem et aliquos dies destina quibus secedas a tuis rebus minimoque te facias familiarem; incipe cum paupertate habere commercium;
aude, hospes, contemnere opes et te quoque dignum
finge deo.
[13] Nemo alius est deo dignus quam qui opes contempsit; quarum possessionem tibi non interdico, sed efficere volo ut illas intrepide possideas; quod uno consequeris modo, si te etiam sine illis beate victurum persuaseris tibi, si illas tamquam exituras semper aspexeris.
[…]>
Seneca, Lettere a Lucilio XVIII