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<Anche la retorica, al pari della grammatica, fu accolta da noi solo tardi, e di più con qualche maggiore difficoltà, poiché si sa che talvolta ne fu persino vietata la pratica. E perché nessuno possa dubitarne aggiungerò qui un antico decreto del Senato, e un editto censorio.
“Nel consolato di Caio Fannio Strabone e Marco Valerio Messala, il pretore Marco Pomponio consultò il Senato; e fattivi parola intorno ai filosofi ed ai retori, sopra ciò fu deciso quanto segue: che il pretore Marco Pomponio avesse occhio e cura nella misura che richiede il pubblico bene ed il suo dovere, affinché in Roma non ce ne fossero più.”
Di lì a poco i Censori Gneo Domizio Enobarbo e Lucio Licinio Crasso pubblicarono questo bando:
“Ci fu riportato che alcuni introdussero una nuova forma d’insegnamento, che i giovani si raccolgono intorno a loro nelle scuole, che si diedero il nome di “retori latini”, e che i giovani stanno là oziosi tutto il giorno. I nostri maggiori hanno già stabilito a che scuole dovessero andare e che cosa apprendere i loro figli. Tutte le novità fatte contrariamente alle usanze e alle tradizioni dei nostri antenati, a nulla sono buone e non devono essere considerate giuste. Crediamo dunque di dover appellare così quelli che tengono queste scuole, come quelli che vi partecipano, e che noi non le approviamo”>

<Rhetorica quoque apud nos perinde atque grammatica fere recepta est, paulo etiam difficilius, quippe quam constet nonnunquam etiam prohibitam exerceri. Quod ne cui dubium sit vetus S. C. item censorium edictum subiiciam: C. Fannio Strabone M. Valerio Messala cons. M. Pomponius praetor senatum consuluit. Quod verba facta sunt de philosophis et rhetoribus, de ea re ita censuerut, ut N. Pomponius praetor anirndiverteret curaretque, ut si ei e re p. fideque sua videretur, uti Romae ne essent. De eisdem interiecto tempore CN. Domitius Aenobarbus, L. Licinius Crassus censores ita edixerunt: Renuntiatum est nobis, esse homines qui novum genus disciplinae instituerunt, ad quos inventus in ludum conveniat; eos sibi nomen imposuisse Latinos rhetoras; ibi homines adolescenhtuls dies lotos desidere. Maiores nostri, quae liberos suos discere et quos in ludos itare vellent, instituerunt. Haec nova, quae praeter consuetudinern ac morem maiorum fiunt, neque placent neque recta videntur. Quapropter et iis qui eos ludos habent, et iis qui eo venire consuerunt, videtur faciundum ut ostenderemus nostram sententiam, nobis non placere.>

-Gaio Svetonio Tranquillo, Claris Rhetoribus, 1

la prima legge è del 161ac, mentre l’editto Censorio è del 92ac

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